Molte femministe e associazioni hanno dubbi sul ddl Zan che invece il Pd accetta in modo acritico.
Si cerca di usare una legge contro la discriminazione e l'odio razziale che al contrario può provocare nuove forme di prevaricazione
"Premessa: il sottoscritto da sempre un sostenitore delle leggi sul divorzio, sull'aborto, sulle unioni civili e favorevole anche ai matrimoni gay ed è contro ogni discriminazione per ragioni di razza, di sesso o di preferenza sessuale. Pere) il ddl Zan agli artt. 1 e 4 solleva problemi che van[1]no del tutto al di là di questi temi. Non è un caso, del resto, che molte femministe e relative associazioni stanno sollevando sul ddl molti interrogativi e hanno posizioni ben diverse da quelle del tutto a critiche del Pd. A nostro avviso le questioni fondamentali sono due e riguardano l'ultimo comma dell'articolo 1 e l'articolo 4 nel suo complesso. Il primo comma dell'articolo 1 recita al punto a: «Per sesso si intende il sesso biologico e anagrafico», e invece afferma al punto d: «Per identità di genere si intende l'identificazione percepita e manifesta di sé in relazione al genere, anche se non corrisponde al sesso, indipendentemente dall'aver concluso un percorso di transizione». Ebbene, a nostro avviso questo punto d non c'entra nulla con i fenomeni di discriminazione e di odio per ragioni di razza, di sesso, di preferenza sessuale. E invece ipotizza una inaccettabile forzatura anche dal punto di vista antropologico del tutto contraria proprio alle donne che può produrre sconvolgenti conseguenze. Per esaminare la questione in termini molto concreti vediamo cosa sta accadendo negli Usa: siccome nello Stato americano della California una follia del genere è passata sul piano legislativo ebbene in un carcere ben 270 detenuti hanno affermato la loro volontà di passare al reparto femminile, e ciò ha provocato il terrore e la reazione negativa delle detenute. Addirittura in un altro carcere uno stupratore ha manifestato la stessa intenzione: evidentemente scelte negative portate alle estreme conseguenze provocano effetti grotteschi. Non parliamo poi delle distorsioni che una scelta legislativa di questo tipo che, nota bene, dovrebbe avvenire addirittura «indipendentemente dall'aver concluso un percorso di transizione» può provocare sul terreno delle competizioni sportive. È incredibile che il Pd si è schierato acriticamente a favore di una forzatura assolutamente devastante. Non a caso un'indicazione di questo tipo cavalcata nel mondo anglosassone da tendenze ottusamente integraliste. Le scrittrici come la Rowling, che hanno voluto affermare l'identità femminile, sono state messe sotto accusa. Per parte sua l'articolo 4 è molto ambiguo per ciò che riguarda la libertà di opinione: fa «salva la libera espressione di convincimento ed opinione purché non idonee a determinare il concreto pericolo del compimento di atti discriminatori o violenti». Ecco, questo è uno dei tanti casi nei quali il legislatore consegna alla magistratura ampi margini di discrezionalità; con questa dizione un magistrato illiberale (non sono pochi) può valutare che l'opinione espressa su queste materie così opinabili addirittura presenta «il pericolo (espressione suscettibile delle più varie interpretazioni) del compimento di atti discriminatori e violenti». Ecco, questi sono due punti del ddl che possono tradursi esattamente nel contrario dell'affermazione di tendenze liberali e antidiscriminatorie. Nel caso del punto d dell'articolo 1 si cerca surrettiziamente di introdurre nel nostro ordinamento una autentica distorsione utilizzando un progetto di legge che ha ben altri obiettivi. In sostanza si cerca di usare una legge contro la discriminazione e l'odio razziale per far passare un'autentica distorsione che può provocare nuove forme di prevaricazione e anche di violenza nei confronti delle donne.”
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