Mentre gli altri investivano sui vaccini, l’Ue si è affidata ad aziende straniere.
“La recente polemica tra Draghi ed Erdogan mette in evidenza l’esistenza di alcune questioni di fondo con cui bisogna fare i conti. È in atto uno straordinario attivismo delle grandi potenze anche sul tema dei vaccini e della pandemia. Stati Uniti, Gran Bretagna, Russia, Cina si sono mosse, con maggiore o minore successo, sul terreno della produzione diretta dei vaccini. Gli Usa hanno sostenuto con forti investimenti ben tre grandi case farmaceutiche, la Pfizer, Moderna e Johnson & Johnson con risultati molto positivi. La Gran Bretagna si è rivolta ad una sola impresa, AstraZeneca, e sul territorio nazionale ha ottenuto ottimi risultati, mentre invece molto più contraddittori sono stati i riflessi europei sia perché è venuta meno ai contratti, sia perché ci sono stati alcuni limitati episodi che però hanno provocato dubbi e interrogativi. Molto contraddittorio è il risultato della Russia: a quanto sembra lo Sputnik è buono, ma la Russia non è in condizioni di realizzare sul suo territorio una produzione di massa, tant’è che non ha fatto finora una vaccinazione molto estesa, ma lo sta utilizzando, come ha rilevato anche il ministro Giorgetti, in una chiave geopolitica per aprire contraddizioni all’interno dell’Europa, fra l’Europa e gli Usa e per offrirlo ad altre nazioni nel mondo. A sua volta la Cina ha dovuto riconoscere che il suo vaccino ha una copertura limitata, in effetti la Cina ha ottenuto risultati rilevanti contro la pandemia prima con il lockdown totale realizzato a Wuhan, poi con un uso generalizzato e ferreo delle mascherine e dei tracciamenti. Rispetto a tutto ciò l’Europa avrebbe dovuto e potuto svolgere un ruolo essenziale anche perché 27 Stati in concorrenza fra di loro avrebbero potuto determinare effetti assai contraddittori. Il fatto è che l’Europa non è stata all’altezza del ruolo che avrebbe dovuto svolgere. Sul piano dei vaccini l’Europa molti mesi fa avrebbe dovuto finanziare imprese a scopo produttivo e non lo ha fatto. Si è rivolta alle aziende americane e inglesi e ha sbagliato i contratti. Per altri verso però non dobbiamo dimenticare due cose, finora è stato essenziale per l’Italia la scelta della Bce di acquistare miliardi di Btp: se ciò non fosse avvenuto i nostri spread sarebbero schizzati in alto; in secondo luogo, la Commissione, su impulso franco-tedesco, ha superato la precedente linea rigorista, ha sospeso il fiscal compact e ha dato via libera al Recovery Plan e ad altri strumenti finanziari. A questo punto emerge un ruolo di Draghi. Egli ha colto sia questi limiti dell’attuale leadership dell’Europa e anche questo impasse della sua burocrazia che egli conosce dall’interno. Ma esiste anche una contraddizione per opposte ragioni delle principali forze politiche italiane, da un lato la Lega dall’altro il Pd. La Lega di Salvini rispetto all’Europa in questi anni ha oscillato su posizioni di opposto segno, prima prospettando l’uscita dall’euro, adesso, sotto la sollecitazione delle piccole e medie imprese del Nord, entrando nel governo; per altro verso il Pd finora si è fatto garante del rapporto dell’Italia con l’Europa, ma lo ha fatto molto spesso in modo subalterno. Invece Draghi non può certo essere accusato di scarso europeismo, visto che è stato presidente della Bce, e allora da un lato può rappresentare con grande forza gli interessi italiani nei confronti dell’Unione e dall’altro può esprimere una sorta di sovranismo europeo nei confronti dell’aggressività di alcune potenze esterne, dalla Turchia alla Russia alla Cina: sovranismo europeo e atlantismo, in un rapporto più stretto con gli Usa di Biden. Questa linea di Draghi è una svolta rispetto alla politica estera seguita dai due governi Conte, sbiadita sul lato atlantico e con aspetti assai singolari come l’adesione alla nuova via della Seta di Xi Jinping. Paradossalmente, ma non troppo, questo sovranismo europeista di Draghi può essere una ragione di intesa all’interno dell’attuale governo perché, magari per ragioni di segno ben diverso, possono convergere su di essa sia la Lega sia il Pd.”
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