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Fabrizio Cicchitto a 'Libero': La vera storia di Fi e delle riforme di Silvio

Il movimento nacque come riferimento liberale. Lo stop sul presidenzialismo? Colpa degli alleati




Caro direttore, come al solito Crosetto dice cose interessanti, ma non mi riconosco affatto nella ricostruzione da lui fatta della storia di Forza Italia. Il Pds di Occhetto era certo, nella seconda metà del ’93, di aver vinto la partita e di essere alla vigilia della conquista del potere grazie all’operazione Mani Pulite che aveva distrutto il Psi di Craxi, i partiti laici, l’area di centrodestra della Dc con il pretesto del loro finanziamento irregolare. Ora, non solo il Pci aveva il finanziamento più irregolare per antonomasia, visto che una bella quota era costituita dai soldi del Kgb, ma per una ragione più di fondo finora rimasta occulta. Non è vero che Forza Italia è stato l’unico partito-azienda. In Italia ce ne sono stati almeno due, di segno opposto nella loro origine. Il primo è stato proprio il Pci perché, anche grazie ai suoi profondi rapporti con il Pcus, a cascata dal partito è derivata una miriade di aziende, dalle cooperative rosse, alle società di import/export, ad Unipol, alla manipolazione di una banca come il Monte dei Paschi. Di fronte a magistrati compiacenti, il Pci è potuto sfuggire all’accusa di ricevere tangenti anche perché le otteneva sotto forma di quota di lavori assegnate alle cooperative rosse. Invece per Forza Italia il suo meccanismo fondativo è stato opposto: Berlusconi con il suo carisma lanciò un nuovo partito-movimento facendo leva sulle strutture dell’azienda, a partire da Publitalia, e avendo come strumento mediatico le reti tv. Di conseguenza costruì un partito atipico che copriva uno spazio moderato-riformista: si riconobbero in esso vaste aree di cattolici liberali, di liberali e di socialisti riformisti. A Crosetto può dar fastidio, ma gli studiosi dei flussi elettorali hanno calcolato che circa il 30% dei tradizionali elettori socialisti votarono per Forza Italia come risposta all’assassinio politico di Craxi e alla distruzione del Psi. Sul piano sociale Forza Italia ha dato rappresentanza politica ai ceti medi, ai lavoratori autonomi, alle piccole imprese. Sul terreno delle riforme le cose stanno in termini ben diversi di quelli di cui ha parlato Crosetto. Nella bicamerale e in tutte le altre sedi Berlusconi e Forza Italia hanno sempre sostenuto una grande riforma istituzionale, compreso il presidenzialismo, e contestualmente la riforma della giustizia. Senonché D’Alema cercò l’intesa con An sul semipresidenzialismo pur di bloccare l’organica riforma della giustizia contenuta nelle proposte di Marco Boato. Sul terreno della riforma della giustizia, Berlusconi e Fi si sono trovati di fronte a problemi e differenziazioni da parte di An guidata da Fini, dell’Udc di Casini e anche della Lega Nord. Ma veniamo ai giorni nostri. Non mi sembra che Libero sia un giornale di sinistra e però è molto rigoroso sul sì al vaccino e sul sì al Green pass. Che senso hanno avuto le strizzate d’occhio di Borghi e Bagnai ai No vax, il no categorico di Giorgia Meloni al Green pass? Il vaccino non è né di destra, né di sinistra, è un salva vita. Fortunatamente perla Legai governatori del Friuli, del Veneto e della Lombardia hanno assunto un atteggiamento chiaro e rigoroso, che tiene conto delle preoccupazioni del mondo produttivo. Un ultima questione riguarda il quadro internazionale. Una volta che si è giustamente collocato nel governo Draghi, Salvini aveva l’occasione di svolgere un ruolo centrale nella vita politica italiana, qualora avesse stabilito magari tramite Berlusconi un rapporto con il Ppe. Invece sta avvenendo l’opposto. È velleitaria e illusoria l’ipotesi secondo la quale esso si può fondare su due fortissimi partiti di destra, in concorrenza fra di loro, e un piccolo partito di centro subalterno e a rimorchio.

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