Fabrizio Cicchitto, al quotidiano Libero: In questi giorni stanno avvenendo episodi attinenti il rapporto giustizia-politica di grandissimo rilievo anche se la tendenza di molti giornali è quella di ignorarli. La prima vicenda clamorosa è quella andata sotto il nome di Mafia Capitale dove la Corte di Cassazione ha definitivamente smontato una “connection” già messa in questione nel primo grado di giudizio dopo però che una tambureggiante campagna mediatica l’aveva fatta passare nell’opinione pubblica in sede di istruttoria e poi la sentenza della Corte d’Appello aveva fatto il resto. Parliamoci chiaro: per molti aspetti la Raggi e i grillini devono al lancio di questo autentico slogan costruito dalla procura di Roma (Pignatone, Prestipino) la loro vittoria elettorale e la conquista del comune. A sua volta il Pd, per una ragione assai seria, si arrese subito per cui addirittura sfiduciò il suo sindaco Marino raccogliendo le firme dei suoi consiglieri comunali. Perché il Pd si è prontamente adeguato prima alla motivazione di quel rinvio a giudizio e poi alla sentenza di Appello? Perché facendo di Buzzi e di Carminati due mega mafiosi, già descritti, specie il “ciecato”, in Romanzo Criminale, si faceva dimenticare il resto e il resto è presto detto; malgrado Carminati nella sua vita abbia combinato insieme una presenza nella banda della Magliana e un’altra nei Nar, rispetto al potere vero in questa città si è trattato di un personaggio folcloristico. A sua volta Buzzi non è mai stato un mafioso, ma uno dei capi delle cooperative rosse, cioè un pezzo da novanta nel tradizionale sistema di potere del Pd. Quindi a Roma c’era un articolato sistema di corruzione che scomparsi la Dc e il Psi si è imperniato sul Pd e su una parte dell’ex An: niente mafia, niente bambini finiti nell’acido, niente sventagliate di mitra. Grazie alla Cassazione questo romanzo si è ricollocato nelle librerie, ma ovviamente “lor signori” su quasi tutti i giornali hanno rigorosamente evitato di discutere su tutte le implicazioni della sentenza della Cassazione perché se la mafia a mano armata non c’era, tuttavia c’era e forse c’è tuttora un articolato e trasversale sistema di corruzione. PALAMARA La seconda vicenda riguarda l’intercettazione attraverso il trojan delle telefonate e dei colloqui del magistrato Palamara, uno dei principali “cuochi” nella gestione di quel ristorante aperto da molti anni e frequentato da una clientela vasta e qualificata che è il Csm che gestisce le cariche dei magistratiin tutta Italia attraverso il sistema delle correnti. Ora, il trojan di Palamara ha messo in evidenza anche che questo sistema organico ha anche presenze esterne, cioè i cronisti giudiziari e uomini politici dalle molteplici attività. Si tratta evidentemente di un sistema totalmente inaccettabile del quale Palamara era solo una rotella. Adesso il gioco di larga parte dell’establishment è quello di eliminare la rotella per salvare il sistema. A sua volta Palamara ha chiamato a testimoniare 133 soggetti e ciò consentirebbe di fare i conti davvero con tutto il sistema giustizia, certo partendo da Palamara e dai suoi comportamenti irregolari, ma allargando l’analisi a tutti i partecipanti che sono molti e molto qualificati. Invece fermandosi a Palamara i “sepolcri imbiancati” (fra essi i cronisti giudiziari) vogliono banalizzare la vicenda per insabbiare la sostanza. AL GUINZAGLIO Sul piano quantitativo la magistratura giudicante ha numeri molto superiori a quella inquirente. Caso strano però nella composizione del Csm i pubblici ministeri distribuiti nelle varie correnti la fanno da padrone. La ragione c’è: i pm hanno i cronisti giudiziari al guinzaglio, alimentano le televisioni e inoltre comandano la polizia giudiziaria e in più dal Csm decidono le carriere dei giudici, dei tribunali e delle Corti d’Assise con i quali essi si misurano in un contraddittorio del tutto impari con gli avvocati che non hanno certamente questi strumenti d’influenza. Quindi il problema va ben oltre quello che tradizionalmente si è detto e cioè la consuetudine quotidiana di magistrati di questi diversi ruoli. Per questo i pm fanno le barricate contro lo sdoppiamento delle carriere. Conclusione: un sistema organicamente squilibrato di questo tipo può poi produrre gestioni giuridicamente e politicamente unilaterali di vicende decisive, quali quella di Mani Pulite o come è avvenuto per il processo sul fisco di Mediaset dove Berlusconi è stato addirittura espulso dal parlamento, mentre oggi una sentenza civile fa letteralmente a pezzi sul piano giuridico quella penale e un giudice, il giudice Franco, si è fatto una sconvolgente autocritica. Così il 21 luglio quando si riunirà il Csm vedremo se la magistratura avrà la forza di mettere in moto un autonomo processo di cambiamento o se si chiuderà a riccio. Ma se si chiuderà a riccio vorrà dire che in Italia dopo che è stata azzeratala credibilità della classe politica, grazie anche ai colpi infertile dal circo mediatico-giudiziario, sarà definitivamente affossata anche la credibilità della magistratura.
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