Jole Santelli ha insegnato a tutti che cos'è la vera politica. Così vuole ricordarla il Presidente di Riformismo e Libertà al quotidiano Il Tempo
Jole Santelli ha dato la testimonianza di cosa è la politica per chi l'ha fatta e la fa impegnando tutto se stesso: per Jole la politica è stata un misto di passione, di impegno tecnico culturale, di duro lavoro politico e organizzativo sul territorio. Jole si è occupata di politica da giovanissima, prima nel Partito Socialista poi dal 1994 in Forza Italia, entrambe queste scelte le ha fatte in nome della libertà e del garantismo. Ma sempre giovanissima si è impegnata sul piano professionale lavorando in studi molto importanti e poi all'ufficio legislativo di Forza Italia al Senato. In un'intervista a questo giornale, Marcello Pera ha ricordato con la modestia che è una dote delle grandi personalità il lavoro fatto insieme a lei proprio sul piano tecnico-giuridico. Mi permetto di aggiungere qualcosa di più. Malgrado che fosse molto giovane, Jole capiva al volo la dialettica politica in tutte le sue sfumature, anche nelle sue doppiezze. Nel suo lavoro vicino a Marcello Pera lei svolse anche un lavoro prezioso perché spesso lo metteva in guardia sui giochi tattici che si sviluppavano intorno a lui e che potevano sfuggire a un personaggio che guardava le cose da ben altra visuale: in quegli anni Pera fu protagonista di indimenticabili confronti culturali con il Cardinale Ratzinger. Di conseguenza, dotata di una solida cultura giuridica nella fase in cui lavorò con Pera e ancora di più quando divenne sottosegretario alla Giustizia, Jole Santelli svolse un ruolo fondamentale nel confronto durissimo su leggi assai delicate in materia penale. Molte di quelle leggi venivano contrattate virgola dopo virgola non solo all'interno della composita maggioranza di centrodestra, ma prima di essere presentate in Parlamento anche con la presidenza della Repubblica dove c'era un esperto giuridico Loris D'Ambrosio assai duro e rigoroso. Il paradosso poi ha voluto che D'Ambrosio, che svolse in quegli anni il ruolo di tutela delle posizioni fondamentali della magistratura, fu coinvolto nell'attacco che la parte più oltranzista della procura di Palermo sviluppò anche contro Giorgio Napolitano. Quindi Jole si mosse in tutti quegli anni lungo percorsi assai difficili e impegnativi nei quali si mescolava insieme l'aspetto tattico della politica con il confronto sul merito della questione più difficile e delicata allora affrontata da Berlusconi, cioè la questione giustizia. L'altra faccia della medaglia stata rappresentata dal suo lavoro politico sul territorio. Non è facile fare politica in Calabria, è molto difficile farlo per una donna. Eppure, Jole miracolosamente riuscì ad affermarsi e a svolgere un ruolo di aggregazione e di mediazione in un'area nella quale la conflittualità ha sempre raggiunto livelli elevatissimi. La sua candidatura alla presidenza della Regione è derivata proprio da questo: solo su di lei il centro-destra ha trovato l'unità e questa unità si è consolidata durante la campagna elettorale. E qui veniamo ad un punto assolutamente drammatico che non può essere sottaciuto. Jole era già malata di cancro, poteva benissimo sottarsi a questa difficile prova e invece raccolse l'appello di Berlusconi perché come tutti «i cavalieri antichi» per lei appunto politica era insieme passione e dedizione, alla faccia dei cretini per i quali «uno vale uno» (e spesso invece vale zero) e degli autentici vermi, in questo caso dei vermi di sinistra (anche i vermi hanno una loro caratterizzazione politica), che l'hanno attaccata sulla rete anche per la sua malattia. Per concludere riteniamo giusto ricordare due atti significativi da lei compiuti come presidente della Regione rispetto alla drammatica vicenda della pandemia: riaprì in anticipo ristoranti e bar scontrandosi anche con il governo e invece chiuse rapidamente le discoteche avendo subito capito, malgrado quello che dicevano alcuni guitti che difendevano interessi personali, che inevitabilmente esse sarebbero diventate un focolaio di contagi. Di solito di fronte alla morte di una persona che ha una carica politica importante c'è una sorta di convenzionalità e di ripetitività. Nel caso di Jole c'è stata un'emozione autentica da parte di amici e di avversari perché Jole aveva un'anima, un cuore, un cervello con i quali erano bellissimo fare i conti perché la sincerità e l'immediatezza delle sue reazioni era un'altra delle caratteristiche fondamentali della sua personalità.
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