Fabrizio Cicchitto, Presidente Riformismo e Libertà, al quotidiano Libero:
“Caro direttore, esiste un caso Giancarlo Pittelli di notevole gravità. Giancarlo Pittelli è un avvocato di 68 anni che nel passato è stato anche parlamentare di Forza Italia. Egli è stato arrestato 7 mesi fa con un’accusa molto grave, di ‘ndrangheta. Però, col passare del tempo, si è passati dalla partecipazione diretta al concorso esterno, ma il tutto è senza indizi o prove, per di più sempre con il passare del tempo molti degli altri imputati sono stati messi in libertà. Pittelli è stato ristretto in carcere a Badu ‘e Carros a Nuoro, lontano dalla Calabria dove vive. La sua posizione era collegata a quella del colonnello dei carabinieri Naselli, ma la Cassazione ha annullato le accuse rivolte all’ufficiale per cui oggi egli è libero dopo 6 mesi di carcere. L’aspetto più allucinante di tutta la vicenda è che Pittelli non è ancora stato sottoposto ad un diretto interrogatorio da parte dei pm che gli hanno rivolto le accuse e l’hanno fatto arrestare. In sostanza, a Pittelli è negato tutto, sia un autentico interrogatorio del pm, sia gli arresti domiciliari, sia la libertà. Nei suoi confronti viene messo in atto lo slogan “devi marcire in carcere e buttiamo la chiave”. Se l’operazione avviene nell’indifferenza e nel silenzio generale essa riesce. Sette mesi di carcere preventivo senza interrogatorio da parte del pm è un’autentica assurdità, anzi una sorta di sequestro di persona. Solo Vittorio Sgarbi e Mara La pia, parlamentare sarda del Movimento 5 stelle, sono andati a trovarlo. Non nascondiamo che con l’approccio adottato dai pm nei confronti di Pittelli la professione di avvocato e ancora di più il ruolo di parlamentare in una Regione ad alta densità mafiosa diventa pericolosissima e facilmente definibile con la nozione impalpabile di concorso esterno. Per questo il caso Pittelli va sollevato e anzi per troppo tempo esso è passato sotto silenzio. Alla luce di quello che sta avvenendo e anche di molte altre cose mi consenta, caro direttore, di esprimere la mia gratitudine a Giorgio Napolitano, allora presidente della Repubblica, che bloccò Matteo Renzi, allora designato presidente del Consiglio, e che aveva proposto Gratteri come ministro della Giustizia.”
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