C’è un clima cupo nel paese, il ritorno di fantasmi del passato, un rigurgito rabbioso di antisemitismo che non risparmia nulla e nessuno. E che anche in una vicenda che coll’ideologia della razza non c’entra nulla - ovvero l’intricata vertenza tra l’Antico Caffè Greco di via dei Condotti e la proprietà dell’immobile, l’Ospedale israelitico - ha trovato la palestra per far venire a galla lo squallore e le aberrazioni che attraversano la società. Sul sito Facebook del Caffè Greco nei giorni scorsi sono usciti commenti antisemiti, frasi indecenti infarcite di pregiudizi e ostilità contro gi ebrei in quanto tali: “Se la gestione del Caffè Greco dovesse passare ai sionisti, allora si dovrà includere anche questo locale nel boicottaggio contro Israele”, oppure “Gli israeliani in genere non muoiono di fame, sono i più ricchi al mondo”. L'Ospedale Israelitico sta raccogliendo i contenuti di alcuni di questi post, che saranno oggetto di denuncia per istigazione all'odio razziale. Ma anche l’amministratore delegato dello storico locale, Carlo Pellegrini, ha preso le distanze da quelle affermazioni antisemite: «Tirare in ballo questioni dolorose e tristi di una vicenda abominevole che ha riguardato la storia d’Europa su una battaglia che riguarda il caro degli affitti è demenziale e di pessimo gusto, ragione per cui vogliamo sia fatta al più presto chiarezza».
Ne parliamo con Fabrizio Cicchitto - già parlamentare socialista, poi di Forza Italia e del Ncd - presidente di “Riformismo e Libertà”, la fondazione che, nel deserto delle idee, si propone di arricchire il dibattito politico-culturale nel solco del pensiero liberale e socialista. Ed il suo giudizio va al nodo della questione: si tratta, dice a Spraynews, di un «campanello d’allarme», figlio di un «clima avvelenato», ma, ci tiene a sottolinearlo, la vicenda specifica che vede opposto il Caffè Greco all’Israelitico «non c’entra e non ci deve entrare nulla con questi indecenti attacchi. Io sono per distinguere le due questioni: lì è un corso una vertenza economica, con legittimi interessi da un parte e dell’altra. Una vicenda su cui sono intervenuto per affermare la necessità che il Caffè Greco, con la sua storia, la sua collezione d’arte, rimanga lì dov’è dal lontano 1760. Certo, non posso non sottolineare anche che un aumento così elevato dell’affitto, quale quello chiesto dalla proprietà, mal si concilia con la specifica attività mercelogica del locale».
Insomma, è difficile che una griffe piuttosto che una multinazionale paghi le cifre enormi richieste per svolgere attività di caffetteria?
«Sì. Il Caffè Greco sarebbe sicuramente un fiore all’occhiello per qualche grossa impresa del fashion, ma è altresì altamente probabile che chi mai vi dovesse entrare difficilmente lo lascerebbe così come lo conosciamo e lo apprezziamo. Questa è una storia complicata rispetto alla quale io solidarizzo con l’attuale proprietario, l’Antico Caffe Greco srl, anche se non sarei pregiudizialmente contrario ad un’altra proprietà qualora fosse definito in termini cogenti che il locale rimanga così com’è. Mi auguro che tra le due parti si trovi una soluzione. Detto questo e venendo invece alla questione dell’antisemitismo, mai e poi mai ci si poteva immaginare che questo morbo potesse entrare nel contenzioso attorno allo storico locale di via Condotti. Queste aberrazioni vanno assolutamente stigmatizzate e il primo che lo deve fare è Carlo Pellegrini. Lo ha fatto, scusandosi anche per il mancato e attento controllo dei contenuti pubblicati, ma lo deve, se possibile, ribadire con forme più forti e nette».
Cicchitto, la preoccupa questo riemergere virulento del razzismo e dell’antisemitismo? Non solo in Italia, se si pensa che giorni fa nella città tedesca di Dresda è stato proclamato uno "stato di emergenza nazismo".
«Sono preoccupatissimo. Vede, noi ritenevamo che con tutto quello che era accaduto tra gli anni 30 e 40 del Novecento l’antisemitismo fosse finito nell’ignominia, seppellito da una condanna universale dei popoli e delle nazioni. Pensavamo che su questo terreno la sconfitta del fascismo e del nazismo fosse definitiva. E invece sbagliavamo. Tragicamente dobbiamo dirci – dopo tutto quello che è successo, i milioni di morti, lo sterminio sistematico di un intero popolo – che non è così e che il fascismo e l’ancor più barbarico nazismo sono malattie che riemergono, una sorta di Aids contro cui pare non esserci ancora un vaccino. Una sorta di aberrazione dell’animo umano che torna a calcare il proscenio della storia. In Italia e in Germania ma non solo».
C’è una similitudine tra ciò che è accaduto a Dresda, dove la Cdu di Angela Merkel non ha votato le delibera “antinazista” e quanto è avvenuto pochi giorni fa nell’Aula del Senato, laddove il centrodestra ha deciso di astenersi sull’istituzione della commissione d’inchiesta contro l’odio e la discriminazione razziali che porta la firma di Liliana Segre?
«Mi sono letto l’atto istitutivo della Commissione e devo dire che quel testo mette troppa carne al fuoco, non c’è soltanto la questione dell’antisemitismo, ma anche le dichiarazioni d’odio, insomma un documento complicato e arzigogolato su cui hanno messo le mani troppi “esperiti”, troppi funzionari del Parlamento e che può aprire una infinità di vertenze. Ma detto questo, visto che la proposta è stata presentata dalla senatrice Segre, che ha la storia che ha e che dice tutte cose che io considero giuste e condivisibili, secondo me andava approvata ad occhi chiusi».
Dunque le forze politiche che si sono astenute hanno commesso un errore?
«Un grandissimo errore. Il peggio è che questo errore ha due ragioni. La prima, gravissima, per quello che riguarda la Lega, che vuole mantenere un rapporto con una area razzista e antisemita, anche con le frange più estreme, per una abietta questione elettorale e di voti. Da parte della Lega c’è stato un voto che pone molti interrogativi di sostanza sulla natura vera di quel partito».
E la seconda ragione? Riguarda i moderati del centrodestra, giusto?
«C’è un errore politico imperdonabile di Forza Italia, di subalternità a Salvini. L’antisemitismo con la storia di Forza Italia non c’entra nulla e sappiamo benissimo che da sempre Berlusconi si è sempre schierato a fianco di Israele e degli ebrei. Quello che è avvento in FI è insomma un fenomeno di opportunismo e di subalternità che a me crea interrogativi politici molto rilevanti sulla possibilità di Forza Italia di sopravvivere a questo tipo di subordinazione al leghismo su un tema su cui avrebbe dovuto invece scattare senza se e senza ma».
Giampiero Cazzato
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