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Fabrizio Cicchitto: Una generazione in rivolta dietro il mancato rispetto del distanziamento sociale


Fabrizio Cicchitto, Presidente Riformismo e Libertà al quotidiano Libero:


“Caro direttore, purtroppo nelle vicende riguardanti il relativo aumento dei contagi derivante anche dal fatto che molti giovani sono andati in vacanza all’estero oppure che sulle spiagge, nelle cosiddette movide delle strade e delle piazze delle città, è venuto meno sia il cosiddetto distanziamento sociale sia l’uso delle mascherine. In tutto ciò c’è a nostro avviso anche una profonda rottura generazionale. Sulla base delle cifre sulla mortalità riguardanti i mesi cruciali da marzo a maggio, molti giovani hanno tratto la convinzione che durante il cosiddetto lockdown essi hanno dovuto sacrificare alcuni mesi della loro esistenza sia per ciò che riguarda la scuola, sia per ciò che riguarda gli aspetti più divertenti della vita, per proteggere gli anziani dagli anni Sessanta in su che già si sono preso tanto nel passato per ciò che riguardala spesa pubblica, sia dal punto di vista delle pensioni, sia dal punto di vista dell’occupazione. Allora, almeno in parte, l’esplosione delle movide e dei tanti comportamenti fuori dalle regole stabilite dai mitici Dpcm vanno letti da un lato come una protesta contro i divieti assoluti durati alcuni mesi, dall’altro lato come una rottura generazionale per larga parte consapevole, in parte anche inconsapevole. Allo stato, i giovani si sentono immuni. E quando vengono contagiati esistono dei medici, fortunatamente non tutti, che li rassicurano, sostenendo che i contagiati privi di altri sintomi, in effetti non sono dei veri e propri malati. Le cose non stanno esattamente così: in primo luogo i contagiati asintomatici colpiscono i loro padri, i loro nonni, gli anziani con cui vengono in contatto e quindi possono costituire un presupposto assai pericoloso per il prossimo autunno, quando verranno riapertele scuole e quando ritornerà la normale influenza al cui seguito, in assenza di vaccino, può riproporsi il coronavirus. In secondo luogo, come ha rilevato uno studioso quale il dottor Massimo Finzi, che sta seguendo i problemi del coronavirus all’interno della comunità ebraica, molto preoccupato per quello che sta avvenendo in Israele, dove l’anarchia comportamentale sta producendo una esplosione dei contagi, il contagio o peggio ancora la fase di vera e propria malattia da coronavirus, anche se debellato nell’immediato, non è senza conseguenze per il futuro. La materia è oggetto di studio. Ma il rischio è che sia il contagio, sia una fase più avanzata della malattia da coronavirus, poi debellata, non rimangano senza conseguenze: il pericolo, come già è avvenuto a suo tempo per l’Hiv, è che il virus, anche se apparentemente bloccato, continui a lavorare nel profondo dell’individuo, nel nostro caso indebolendo altri organi oltre ai polmoni. Di conseguenza è indispensabile un recupero di razionalità da parte di tutti, nel senso che occorre un grande equilibrio fra la difesa della salute, la tutela della libertà in tutti i suoi aspetti, dalla libertà individuale a quella riguardante la libertà economica. Difesa della salute e libertà sono due facce della stessa medaglia: guai se esse si dividono: vorrebbe dire che la nostra società già in crisi entrerebbe in un meccanismo autodistruttivo molto pericoloso.”

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