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Facebook crolla in borsa, calo di 120 miliardi di dollari


Le conseguenze dello scandalo di Cambridge Analytica continuano a farsi sentire per il social blu. Facebook è infatti stato al centro di una delle più vaste violazioni di dati della storia che ha visto coinvolta Cambridge Analytica, azienda accusata di aver violato i dati sensibili di oltre 87 milioni di profili. Essa avrebbe utilizzato i dati dei suoi utenti per creare un potente software al fine di prevedere e influenzare le scelte elettorali attraverso annunci politici personalizzati. Da allora molti profili sono stati dismessi da vari utenti, ed è stata data loro la possibilità di scegliere se fornire al sito alcuni dati personali al fine di un migliore indirizzamento pubblicitario. Tutte ciò non ha ovviamente giovato alla grande società statunitense, ed è di questo giovedì il primo grande tonfo: 120 miliardi di dollari di capitalizzazione del mercato bruciati dai titoli.


L’azionista James Kacouris ha inoltre presentato una causa al tribunale di New York, accusando Facebook, il suo amministratore delegato Mark Zuckerberg e il chief financial officer David Wehner di comunicazioni fuorvianti riguardo il calo dei margini operativi, la fuga degli utenti attivi e il rallentamento della crescita dei ricavi. Secondo l’azienda, la crescita di questi ultimi sarebbe stata penalizzata dall’utilizzo da parte dell’utenza di strumenti atti a bloccare le pubblicità e dal rallentamento della crescita dei mercati. Il crollo in borsa sembra aver influenzato anche il social azzurro Twitter, che con un ribasso del 20 per cento ha volatilizzato 6 miliardi di capitalizzazione, ridimensionando il valore a 26 miliardi di dollari. Praticamente i due social bluastri hanno perso, in due sedute, un controvalore simile al Pil della Grecia. Il problema potrebbe essere dovuto al fatto che il modello di business su cui si basano i due siti è legato agli utenti che li popolano, ed essendo questi reduci da uno scandalo di dimensioni imponenti, un crollo di user con conseguente crollo in borsa non stupisce poi così tanto.


di Alessio La Greca

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