Non ci sono più i giocatori di una volta. O meglio, i giocatori ci sono sempre ma, a parte uno zoccolo duro che ha ancora milioni da puntare, i fissati del gioco hanno cambiato volto. Vuoi per la minore disponibilità di denaro, vuoi perché ormai le slot machines si trovano anche al bar sotto casa, ecco che gli accessi ai casino italiani sono diminuiti. Lo dimostra il caso di Campione d'Italia, che non solo ha perso lo smalto di un tempo, ma è proprio fallito.
Il Tribunale di Como ne ha infatti dichiarato ufficialmente il fallimento della casa da gioco lombarda. Dopo mesi di lotte, inchieste e perquisizioni, i giudici si sono infine espressi e hanno nominato tre curatori fallimentari per seguire l’evoluzione della gestione del casinò. Lo scorso martedì il commissario ad acta Angela Pagano aveva bocciato il piano di risanamento presentato dal Comune e dalla casa da gioco e nei giorni scorsi l'amministratore unico Marco Ambrosini aveva depositato una memoria in tribunale, con la quale chiedeva di congelare tutto fino all'udienza di settembre. Eppure questo non è bastato a fermare la decisione dei giudici. La richiesta di fallimento era stata presentata dalla Procura di Como dopo che Campione d'Italia non era stato più in grado di versare le quote dovute al Comune, socio unico, provocandone il dissesto finanziario. E ora bisognerà capire le sorti dei dipendenti, che potrebbero trovarsi senza più un impiego. Se Campione d'Italia dovesse chiudere, nel nostro Paese resterebbero solo gli altri tre casinò di Venezia, Sanremo e Saint-Vincent. Tutto intorno, una miriade di sale slot che nulla hanno a che vedere con gli splendori del gioco che conta.
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