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Fare turismo riscoprendo la storia templare, l’idea di Mazza e della pro loco di Pomezia


Claudio Mazza, presidente Ente Pro Loco Lazio e Pro Loco Città di Pomezia, in un’intervista a Spraynews, presenta le finalità del progetto Erasmus “Il Cammino dei Templari”, che partendo dalla riscoperta della storia di questi ultimi, ha come obiettivo finale creare un nuovo modello di turismo per rivalutare e rivalorizzare le comunità laziali. L’iniziativa prenderà il via sabato 13 novembre dal Castello dei Conti di Ceccano, in cui interverranno studiosi ed esperti dell’ordine che tanto fa discutere e affascina gli amanti della storia.


Da dove parte il cammino dei templari?


«Dall’idea della pro loco di Pomezia di cui sono presidente. In questa zona abbiamo il quartiere Santa Procula in cui c’era la tenuta dei Sant’Eramo dove c’era la Magione dei templari, dove coltivavano e allevavano. Da qui è nata su proposta del professore Antonio Sessa la scelta di effettuare una ricerca nel Lazio per vedere quali città fossero state a contatto con quest’ordine, con quei simboli e quant’altro. Stiamo parlando di chi è stato bandito, bruciato dalla Chiesa e che certamente ha trovato molti ostacoli nella vita».


Per organizzare un’iniziativa del genere, ha incontrato difficoltà?


«Abbastanza. Quando si parla dei templari si ha sempre difficoltà. Mi ricordo di una volta quando a Ferentino mentre visitavo una chiesa e chiedendo al sacerdote se c’erano tracce dei templari quest’ultimo ha fatto due passi indietro, dicendomi che era un argomento a cui non poteva rispondere».


Perché ancora oggi non si può parlare liberamente, a suo parere, di quello che è un pezzo di storia?


«Non sono un grande studioso dei templari, ma cerco di portare avanti una serie di progetti che possono indurre alla crescita dei territori. La strada migliore è far emergere la nostra storia. Se non riprendiamo quello che è stato il nostro passato può piacere o no non possiamo parlare di senso di appartenenza. E’ chiaro, vedendo le interviste e le affermazioni di svariate persone, che ci sono stati dei passaggi da parte della Chiesa non molto carini. E’ come se non si volesse far emergere ciò che è stato perché in un certo periodo i templari erano diventati più potenti di quest’ultima. Andando in giro e vedendo determinati simboli, inoltre, mi sono fatto l’idea che i templari si rifacevano alla dottrina di re Salomone, molto esoterico e attento al livello astrale. Dopo re Costantino, poi, è cambiato tutto nella Chiesa. Prima di lui si parlava di reincarnazione e di tante altre cose. I templari portavano avanti dei messaggi un po' diversi e questo per molti era scomodo».


Per quale ragione si è appassionato al tema?


«Premesso che mi ha sempre appassionato il passato, questa storia mi ha affascinato innanzitutto perché i templari vivevano trent’anni in più rispetto alla media. E’ stato provato. Facendo ricerche, ciò avveniva perché seguivano una dieta mediterranea, pochissima carne, poco vino e solo rosso, molto pesce, legumi e spezie, tutto non a chilometro zero ma a metro zero. Essi, inoltre, avevano una corretta prassi igienica e questo aiutava, in quel tempo, certamente nella prevenzione dai virus. Pregavano molto e facevano una sorta di yoga, in cui avveniva una vera e propria ossigenazione del sangue. Si allenavano e seguendo rigidamente queste linee obbligavano chi li seguiva ad adeguarsi al loro stile di vita. Era tutto un circuito molto propositivo. Grandi studiosi oggi si riempiono la bocca dicendo bisogna fare o non fare questo per vivere bene, mentre basta semplicemente ripetere quanto effettuato dai nostri antenati, né più, né meno».


Ha mai pensato a un incontro sul vivere bene dei templari?


«Assolutamente! Ho intervistato in oltre diciotto Comuni associazioni o movimenti che avessero conoscenze o rapporti con amanti e studiosi dei templari, riallacciandomi alle ricerche effettuate dal professore Sessa. Quando quest’ultimo mi segnalava presenze templari nei vari centri del Lazio mi attivavo per trovare contatti e studiosi che potessero aggiungere un qualcosa a quello che era ed è il nostro progetto, partendo dalla rete delle Pro Loco e poi espandendolo. Non nascondo che inizialmente ho trovato molti ostacoli. Dopo il successo delle mie interviste sui templari, abbiamo pensato di far nascere i piatti templari, in cui davamo delle linee guida ai vari territori in modo che potessimo trovare ristoranti in grado di riproporre le pietanze medievali. A Civitavecchia, ad esempio, è intervenuto l’istituto alberghiero che dall’antipasto al dolce ha cercato di cucinare tutto in linea con quei tempi e ciò è stato davvero affascinante. Considerato il successo, la nostra referente regionale sta presentando un progetto Erasmus sulle linee guida del turismo ecosostenibile».


Nelle istituzioni il tema dei templari, però, crea ancora perplessità. A suo parere perché?


«Molte persone che mi hanno creato impedimenti al progetto, promuovono lo stesso iniziative turistiche che partendo dal cristianesimo hanno come obiettivo finale quello di valorizzare un determinato luogo. Non tutta la Chiesa, però, è contro i templari».


Ha parlato di turismo sui templari. Come aiutare l’economia riscoprendo un’antica storia?


«Il progetto Erasmus, a cui accennavo precedentemente, comprende vari Comuni del Lazio e due o tre nazioni europee. Sta andando avanti. Quello che si terrà a Ceccano sarà solo il primo di una serie di incontri. Lo scopo è prendere tutte queste realtà che hanno avuto testimonianze sui templari, organizzare delle piccole gite, effettuare un vero e proprio percorso. Per dirla in breve, un’offerta turistica completa in cui partendo dai simboli, si potranno degustare piatti, effettuare delle escursioni, conoscere dei posti e scoprire delle bellezze o delle pietanze poco conosciute. Stiamo parlando, quindi, di un nuovo modo di fare turismo, un coinvolgimento molto trasversale in grado di valorizzare al meglio un territorio partendo proprio dalle origini e dal passato».


Di Edoardo Sirignano

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