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Fca conferma taglio degli investimenti in Italia per l’ecotassa



Fca punta sugli Stati Uniti e ridimensiona gli investimenti in Italia. A dare una accelerazione a questa scelta strategica, già visibile durante la gestione dell’ex amministratore delegato Sergio Marchionne, è l’introduzione dell’ecotassa sulle auto di lusso e Suv introdotta con la manovra economica. L’annuncio è arrivato dall’attuale Ceo, Mike Manley, in un dialogo con Cnbc in occasione del salone di Detroit, il primo del gruppo Fiat-Chrysler dopo la scomparsa di Marchionne. I piani prevedono un aumento della produzione americana nei prossimi anni per far fronte a due nuovi modelli Jeep, incluso il ritorno del Jeep Grand Wagoneer mentre sarà rivisto il Piano di investimenti da 5 miliardi di euro previsto in Italia dal 2019-2021 con l’obiettivo della piena occupazione negli stabilimenti italiani entro il 2021. Una strategia industriale che deve tener conto dell’imposta ecologica sulle vetture di maggiore cilindrata. Le dichiarazioni del top manager hanno messo in allerta i sindacati. «Comprendiamo le motivazioni di Fca, ma noi non siamo disposti a mettere in discussione il piano industriale che ci è stato presentato. Quel che è certo è che faremo tutto il possibile per evitare che ciò accada», afferma il segretario generale della Uilm, Rocco Palombella, mentre la Fiom minaccia la mobilitazione a difesa dell’occupazione ricordando che «da anni i lavoratori sono messi periodicamente in cassa integrazione perché i piani industriali promessi non stati attuati».


Un ruolo importante nel futuro degli stabilimenti italiani, potrebbe giocarlo anche la possibilità che Fca diventi più competitiva attraverso accordi o alleanze con altre case automobilistiche. Al momento però Manley non sembra preoccupato da quanto fanno i competitors e sostiene di poter raggiungere i suoi obiettivi anche muovendosi in modo indipendente. «Ci sono sempre state partnership in giro per il mondo. Non sappiamo nemmeno tutti i dettagli ancora su quella attesa tra Ford e Volkswagen, che credo scopriremo nei prossimi giorni. Non sono preoccupato da quando la gente fa partnership, anche io ne ho». Il manager ha smorzato gli allarmi che vengono da più parti, su una frenata dell'economia. «Sono sempre preoccupato ma la fiducia dei consumatori è ancora forte».

Eppure il Salone dell’Auto di Detroi si apre all’insegna della crisi e dell'incertezza sul futuro. Pesa soprattutto la guerra commerciale tra Stati Uniti e Cina e l'importante contrazione della domanda cinese, la prima volta dagli anni 90. Secondo l'analista Michelle Krebs «il settore è in una fase di transizione. Dopo un decennio con buone vendite di auto è probabile che ci sarà un calo nei prossimi due anni. Le aziende automobilistiche devono concentrarsi sulle attività di oggi per generare profitti in modo da poter finanziare domani un futuro che sarà molto diverso». Patrick Manzi, senior economist della National Automobile Dealers Association (NADA) sostiene che «dopo il record del 2018 (il quarto migliore nella storia del Paese) di 17,3 milioni di veicoli venduti, il mercato Usa delle automobili e dei light-truck potrebbe scendere a fine 2019 a 16,8 milioni soprattutto per effetto di una insufficiente discesa dei prezzi dei carburanti che non basta per far tornare i consumatori ad acquistare nuove auto». Il 2018 è stato caratterizzato dalla diffusione di Suv e Pick-up (cioè dei light truck) rispetto alla tradizionali berline, sotto la spinta del calo dei prezzi dei carburanti.

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