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Fermento per le nomine in Rai, ma le tensioni continue fra lega e 5 Stelle non aiutano



Domani, giovedì 9 maggio, a Viale Mazzini è in agenda la seduta del Consiglio di amministrazione della Rai. Al primo punto dell’ordine del giorno l’approvazione del bilancio consuntivo del 2018 che dovrebbe chiudersi con un sostanziale pareggio. Ma quel che interessa davvero a tutti è il capitolo nomine, sul quale non ci sarebbero molte certezze. Anzi, visto il quadro generale, appesantito dalle tensioni continue fra Lega e 5 Stelle, l’ipotesi di un ennesimo slittamento delle nomine editoriali (vale a dire i nuovi vicedirettori di rete) e di corporate appare assai probabile. In Rai sono in pochi a credere che il cerchio si chiuderà in tempo per la comunicazione al consiglio. Comunicazione, perché di questo si tratta, visto che sono nomine su cui l'ad non ha bisogno del voto dei consiglieri. I nomi che circolano sono sempre gli stessi.


Felice Ventura, attualmente direttore Acquisti (di riporto al Dg), gradito al centrodestra, potrebbe divenire il nuovo capo della Direzione Risorse Umane e Organizzazione (Antonio D'Avino, attuale responsabile della struttura Organizzazione della Direzione Risorse umane, resterebbe dov'è). Alessandro Zucca (attuale vicedirettore di Rai Sport per le attività non giornalistiche), anche lui gradito al centrodestra, dovrebbe divenire il capo della Direzione Acquisti oppure della Direzione di nuova istituzione 'Infrastrutture Immobiliari e Sedi Locali' (di riporto al Dg). Le ultime voci, però, danno Ventura in calo. Pare siano state manifestate alcune resistenze dell'ultima ora, ma persone ben informate affermano che questo non dipenda dal mancato accordo tra le forze politiche. Quanto all’altro nome già in pista da giorni, quello di Massimo Ferrario, attuale responsabile della sede Rai di Genova (ed ex presidente della Provincia di Varese, poi direttore di Rai2 e di Rai5), potrebbe andare a dirigere la Produzione Tv (di riporto all'ad). In questo caso il gradimento della Lega sarebbe frutto di un nuovo rapporto di fiducia considerato che solo qualche mese fa Ferrario, che vive a Milano, aveva espresso vanamente il desiderio di fare il capo del centro di produzione di Milano. In sostanza Ferrario, uomo del Carroccio di Bossi e Maroni, sarebbe ora stato rivalutato dalla Lega di oggi per giocare una importante partita quale è quella Produzione Tv.


Anche sul fronte delle possibili nuove vicedirezioni di rete, i nomi in circolazione non sono cambiati: confermati Paola Sciommeri e Claudio Fasulo, ai quali si aggiungerebbero Franco di Mare, Maria Teresa Fiore, Franco Argenziano e Milo Infante. Alla vicedirezione di Rai2 potrebbe, invece, arrivare Paolo Corsini. Mentre a Rai2 potrebbe approdare Ludovico Di Meo. Ma anche in questo caso lo slittamento è una ipotesi accreditata. Sullo sfondo, fonti interne all’Azienda, raccontano di uno scontro tra le due squadre Rai. La prima vuole il cambiamento e sta lavorando sulle professionalità interne, martoriate dall’eccessivo ricorso agli esterni, sulle competenze aziendali e sul pluralismo, tessendo un filo comune tra l’area di sinistra e ad una parte dell’area sovranista. L’intesa fra Pd e 5 Stelle in Vigilanza, mirata a chiedere spiegazioni sulla doppia poltrona del Presidente Marcello Foa, è contemporaneamente al vertice del Cda della Rai e di RaiCom, ne è la prova più evidente. L’altra squadra sta cercando di mantenere lo status quo e di occupare più posizioni possibili, facendo il gioco di chi in Rai, al di là dei governi che passano, storce sempre il naso di fronte a cambiamenti che possano mettere a rischio feudi personali. Sarà pure un caso ma proprio nella fase più calda Matteo Salvini è tornato a riesumare una vecchia idea cara alla sinistra e ai 5 Stelle; privatizzare un canale della Rai. “Sulla Ra sarà opportuno far tornare di attualità un progetto che come Lega avevamo lanciato qualche anno fa: mettere sul mercato qualche rete. Non vedo perché debbano essere pagate tutte con i soldi degli italiani”, dice Salvini. E poi il solito ritornello su Fabio Fazio: “l’ho detto chiaramente: vengo da te in trasmissione se ti dimezzi lo stipendio. Non mi ha più risposto: si vede che si è offeso”. Un po’ anche noi, ma per la noia.


di Alberto Milani

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