«Ho ascoltato il ministro Bonafede durante l’intervista con Lucia Annunziata, e ancora una volta ho potuto constatare come le sue dichiarazioni siano solo slogan generici e privi di contenuti. La giustizia non è un gioco è una cosa seria, fatta di regole, di garanzie. Sulla prescrizione vuole un processo che duri un’eternità ma al contempo giustamente evidenzia l’importanza che il processo a Virginia Raggi sia stato definito in tempi brevi, e noi riteniamo che si debba costruire un sistema che consenta a tutti un processo veloce, non un processo senza una fine». È questo il commento del democratico Cosimo Maria Ferri, componente Commissione Giustizia della Camera dei Deputati.
«Bonafede lancia la sigla “i corrotti in galera” ma non spiega grazie a quali punti della sua riforma ciò possa essere reso più efficace. In realtà infatti le sue proposte sono molto meno incisive delle novità introdotte con i Governi Renzi e Gentiloni che hanno combattuto la corruzione con interventi seri, organici e concreti che hanno riformato la materia amministrativa e penale, creando strumenti efficaci e alzando le pene. La legge 27 maggio 2015, nr. 69», ha sottolineato Ferri, «ha inasprito le pene comminate per i delitti di peculato, corruzione, corruzione in atti giudiziari e induzione indebita a dare o promettere utilità. Ha allungato i tempi della prescrizione e limitato la concessione del beneficio della sospensione condizionale della pena, ed il ricorso al patteggiamento solo nel caso in cui sia stato restituito il profitto. Ha portato a cinque anni la pena accessoria dell’incapacità di contrattare con la pubblica amministrazione. Con altri provvedimenti dei nostri Governi il Falso in Bilancio è tornato ad essere un reato punito con il carcere. Una svolta importante perché le false comunicazioni sociali non solo ledono la leale concorrenza tra imprese, ma sono anche il tipico reato attraverso il quale il corruttore si procura fondi neri per pagare tangenti.
È stato introdotto il reato di autoriciclaggio, colpendo chi impiega, sostituisce, trasferisce il denaro o gli altri proventi derivanti da un atto illecito da lui commesso in precedenza in attività economiche, finanziarie, imprenditoriali o speculative in modo da ostacolare concretamente l’identificazione della loro origine».
Per l'ex sottosegretario alla Giustizia si tratta di «una norma finalizzata a contrastare il reimpiego di denaro proveniente da attività illecite, favorire la libera concorrenza tra le imprese oneste.Così come l’introduzione di una nuova misura premiale volta ad incentivare la collaborazione post factum di corrotti e corruttori. Con il D.lgs. 6 febbraio 2018 nr. 11 si sono allungati inoltre i termini di prescrizione della metà anziché di un quarto per i reati contro la Pa. Grazie a queste riforme coordinate tra loro il reato di corruzione si prescrive in più di 20 anni tenendo conto anche della sospensione dei termini dopo la sentenza di condanna di primo e di secondo grado», ha sottolineato.
«Penso che la rivoluzione nella lotta alla corruzione», ha detto in conclusione Ferri, «non sia quella preannunciata con i soliti slogan e video dal Ministro Bonafede ma sia quella dei fatti realizzata in questi anni. La corruzione è un cancro del nostro Paese che va estirpato , ben vengano quindi aggiustamenti ma non si racconti la favola di una legge spazza corrotti e di una rivoluzione che inizia oggi».
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