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Ferri: «La prescrizione gialloverde è pericolosa e serve a mascherare il condono di Ischia»


Il governo trova un'intesa sulla prescrizione, che i 5 Stelle vogliono fermare dopo il giudizio di primo grado, sia esso di condanna o di assoluzione, mentre la Lega non era della stessa idea. L'accordo prevede che le nuove regole prendano il via dal 2020, non si capisce bene se in concomitanza con la riforma del processo penale o come legge a se stante.

La pericolosità di uno stop della prescrizione, anche se dopo il primo grado di giudizio, è evidente, con la possibilità della creazione di uno stato di polizia in cui a farne le spese saranno soprattutto gli innocenti che finiscono nelle maglie della giustizia e che saranno perseguitati a vita. Senza la prescrizione i magistrati potrebbero proseguire le indagini per anni per cercare di trovare appigli in modo di mandare alla sbarra un indagato.

Abbiamo intervistato Cosimo Ferri, magistrato, membro del Consiglio Superiore della Magistratura dal 2006 al 2010, già segretario di Magistratura Indipendente, sottosegretario alla Giustizia nel governo Letta, Renzi e Gentiloni e ora deputato del Partito Democratico.


Onorevole Ferri, perché sarebbe pericoloso lo stop a prescrizione che impone la riforma che il governo vuole attuare?


«Tutti abbiamo interesse che i processi in Italia si facciano con celerità e che la risposta della giustizia sia di qualità. Nessuno ha piacere di vedere una persona impunita. Occorre però che il processo sia veloce, che si attui quel che dice la Costituzione, un giusto processo con una ragionevole durata. Parlare solo di prescrizione è riduttivo, noi dobbiamo invece parlare di giusta durata e far sì che la verità processuale si avvicini i il più possibile a quella sostanziale. Noi abbiamo sempre detto che non si può fare una riforma della prescrizione se non la si inserisce in una processuale, perché se io chiedo a un cittadino se è giusto che una violenza sessuale o una corruzione rimanga impunita lui ti risponde no, ma non vogliamo nemmeno che un processo duri 20 anni. Reati gravi come la corruzione o gli abusi sessuali si prescrivono in 20 anni, un arco di tempo considerevole che considero sufficiente».


C'era veramente necessità di una riforma della prescrizione? Non bastava quella fatta appena un anno fa dal ministro Andrea Orlando?


«E proprio nella riforma Orlando c'è una modifica della prescrizione. La mia proposta è di monitorare quel che fa questa riforma; per la corruzione abbiamo inasprito le pene, cosa che fa allungare i tempi della prescrizione a 20 anni; e per i reati contro la Pubblica Amministrazione abbiamo aumentato dal 25 per cento al 50 per cento i tempi di prescrizione. Poi abbiamo sospeso la prescrizione per 18 mesi tra primo e secondo grado e altrettanto con la Cassazione, intervenendo su tutti i tempi morti dei processi. Sull'abuso dei minori prima della riforma Orlando il lasso di tempo fra un abuso e la sua denuncia, come può essere su quella fatta a un minore a 12 anni che poi a 18 andava a denunciare, veniva mangiato dalla prescrizione, ma oggi decorre dal diciottesimo anno di età. Abbiamo limitato il ricorso in Cassazione per le sentenze di patteggiamento, che erano chiaramente dilatorie».


Insomma, sembra proprio che non ci sia bisogno di una nuova riforma della prescrizione. Ma allora perché il Movimento 5 Stelle è così deciso nel chiedere l'applicazione di questa normativa?


«Secondo me i 5 stelle l'hanno presentato sul decreto anticorruzione per nascondere mediaticamente il condono a Ischia. È una strategia comunicativa per ricavalcare un'impostazione giustizialista che copra la gravità del condono edilizio di Ischia, che sostanzialmente vuol dire impunità, modificando poi anche la norma che aumenta il limite di legge sulle sostanze nocive dei fanghi da depurazione,che va a eliminare tutta una serie di reati penali».


Quanto potrebbe influire la nuova normativa della prescrizione sull'ingiusta detenzione? Ricordiamo che siamo passati dai 989 casi nel 2016 ai 1013 del 2017, con i relativi risarcimenti che assommano a 34 milioni di euro. E nel 2018 sembrano essere in aumento gli uni e quindi anche gli altri


«La prescrizione come la vuole il governo attuale può creare problemi: più un testimone è sentito vicino a un fatto più ricorda. Quando lo devi sentire in appello, se il processo è infinito ricorderà sempre meno, il che va a discapito della parte lesa. Una persona in attesa di giudizio e sottoposta alla custodia cautelare dovrebbe rimanere in carcere per quanto tempo? Inserire una norma senza pensare ai suoi effetti dirompenti e non pensare a una riforma di sistema non porta il risultato a cui tutti guardiamo, che è quello di un giusto processo e di qualità».


Stiamo ancora aspettando gli effetti della riforma Orlando sulla prescrizione. Questa quando andrà in vigore?Veramente, come dice il magistrato Piercamillo Davigo, avverrà quando sarà morto?


«Una riforma di questo genere nessuno può dire quando andrà in vigore, perché l'indicazione del 2020 è per allungare i tempi. In questo modo questa riforma non verrà mai fatta, è l'ennesimo slogan di chi parla di riforme epocali che però non vedranno mai la luce. Lunga vita a Davigo, ma la riforma anche se andrà in porto si vedrà fra vent'anni».


Tra i senatori 5 Stelle dissidenti c'è chi crede che lo spostamento di un anno dall'entrata in vigore della riforma della prescrizione sia per lasciare che si prescrivano reati ancora tutti da scoprire tra leghisti eccellenti.


«A questa ricostruzione non credo perché esiste una regola giuridica sovrana: che la prescrizione non può avere efficacia retroattiva, sfido chiunque a farlo. Se entrasse in vigore dal 2020 varrà per i reati fatti dal 2020 in poi. È la solita strategia comunicativa per far passare lo slogan "basta impunità ai corrotti e agli stupratori". Cerchiamo anche negli slogan di andare in profondità e capire quali siano le conseguenze giuridiche delle riforme che si fanno».


di Paolo dal Dosso

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