E sempre sia lodato il Rosario della sera. Che quando parla, almeno lui, sa quello che dice. "Perché i giornali e la gente si indignano con i conduttori del Festival di Sanremo Claudio Baglioni, Claudio Bisio e Virginia Raffaele per i compensi? E perché non ci si indigna allo stesso modo verso i delinquenti che rapinano, per quelli che non pagano le tasse (e quindi rubano soldi ai contribuenti) o per i politici che mangiano con le mazzette sulle opere pubbliche?”. Ma soprattutto, perché nessuno presenta il conto a quelli artisti che non hanno nessuna arte, se non quella di farsi strapagare, e vanno regolarmente in onda su Rai Uno? E poi perché non si odono grida d’indignazione per l’utilizzo smodato delle risorse esterne quando la Rai ha 13 mila dipendenti e un esercito di giornalisti? Perché il direttore di Rai Uno Teresa De Santis ha sentito il bisogno di stigmatizzare le parole di Baglioni sui migranti ma non spende una parola sugli sprechi, enormi di Rai Uno, e sui compensi monstre dei personaggi che si affacciano dal video? Perché ? Chi deve tutelare? Ci piacerebbe avere qualche risposta.
Del resto se a chiederselo è Fiorello, mentre sfoglia i giornali su Instagram, perché non dovrebbe chiederselo anche chi paga il canone? E Poi il calcio, perché Fiorello tira in ballo anche quello: “Non voglio dire Cristiano Ronaldo, ma perché non leggo articoli del tipo 'ecco il compenso su Zappacosta'?”. Parlando a nome dei personaggi di spettacolo, insomma della sua benedetta, o maledetta, categoria, lo showman spiega: !A quelli che si indignano, vorrei dire che Baglioni ha una carriera di anni e anni. Tutti i personaggi partono da zero e poi alcuni ce la fanno. Io sono riuscito da solo... Parlo perché c’è stato un momento della mia vita in cui non guadagnavo niente. Ora sì, pago le tasse e mi dovrei vergognare?”. “C’è una legge di mercato”, aggiunge, “ per la quale, se Baglioni porta tantissimi soldi alla Rai, come ha già dimostrato l’anno scorso, guadagna questo". Fiorello, poi, se la prende con chi fomenta l'indignazione popolare mettendo in piazza solo i compensi di alcuni personaggi e con chi si scandalizza. “Io vorrei chiedere onestamente ad uno che è stipendiato (e che magari fa fatica) 'se tu avessi avuto velleità artistiche e ce l’avessi fatta, oggi che faresti, diresti non voglio soldi, non li merito?”. L’artista, aggiunge, non è un lavoro che possono fare tutti. Lo fai se hai talento, come Baglioni, Bisio e Raffaele che oggi guadagnano soldi, mica li rubano... Ma vengono messi sulla pubblica piazza e martoriati, vituperati, lapidati dalla gente che guarda e si indigna”.
Concludendo, Fiorello si rivolge a chi spera, un giorno, di poter vivere lavorando come artista: “Parlo a te, che fai la gavetta nei locali, provini per i talent, che magari frequenti una scuola di recitazione per inseguire il tuo sogno. Se un giorno ce la farai, e te lo auguro, sappi che finirai sul giornale e ti incolperanno perché in Italia chi ce la fa è uno stronzo, un coglione che ruba i soldi dei contribuenti”. Al netto del pistolotto moralista, del quale avremmo fatto volentieri a meno dato che non giustifica ma pietisce comprensione, nelle parole di Fiorello un fondo di verità c’è. Mettere alla gogna Baglioni, tanto per le sue idee, quanto per il suo compenso, è un gioco al massacro che non serve a nessuno. Tanto al telespettatore. Ma un direttore di rete che non difende una risorsa, anche se provvisoria ma questo è il cantate per la Rai, attaccandola sul piano politico e non professionale è un danno per tutti. Del quale dovremmo indignarci. Perché è il segno evidente che serve la politica non l’azienda. E se Fiorello dovesse tornare in Rai c’è da sperare che non vada a Rai Uno. Dove arriverà, dopo giugno, Massimo Giletti. Nonostante la De Santis.
di Alberto Milani
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