«Mi chiedo come mai, a distanza di 24 ore dal voto della Vigilanza», che ha chiesto a Marcello Foa, presidente della Rai, di rinunciare alla presidenza anche della controllata Rai Com, «Foa ancora non abbia rassegnato le dimissioni da presidente di Rai Com. Credo sia una mancanza di rispetto nei confronti del Parlamento». Ad affermarlo, interpretando il pensiero di molti, sia dentro che fuori la tv pubblica, è Vittorio Di Trapani, segretario nazionale dell’Usigrai, nel corso di un’audizione davanti alla commissione parlamentare di Vigilanza sul Piano industriale 2019-2021 della Rai. Una puntualizzazione sacrosanta, doverosa, ma che dà anche la misura di come la Lega, che ha indicato Foa, tratti la Rai. Non come un bene comune, ma se fosse una cosa sua. «Mi fa piacere leggere che il vicepremier, Matteo Salvini, finalmente scopre la questione degli 'interni' in Rai. Stupisce che questa dichiarazione arrivi però dopo l’assunzione in Rai di chi è stato il suo biografo e direttore di Radio Padania. In quel caso il vicepremier ha osservato un rigoroso silenzio. Così come dobbiamo ricordare che il vicepremier è stato l'artefice di una forte pressione per la nomina dell'attuale presidente della Rai, anche forzando un po' le norme e costringendo la Vigilanza ad una doppia votazione sullo stesso nome», sottolinea Di Trapani, segretario nazionale dell'Usigrai, nel corso dell’audizione. Il tema degli interni e degli esterni, in particolare, riguarda Rai Uno, la rete diretta da Teresa De Santis, dove non si è badato a spese pur di far entrare gli amici degli amici. Ovviamente in quota Lega. Per quanto riguarda il Piano industriale Rai e il Piano news, messo a punto dall’amministratore delegato Fabrizio Salini, unico strumento per fermare le manovre di monopolizzazione leghista visto che toglie potere ai direttore di Rete, Di Trapani sostiene che, da parte del sindacato, «non esiste alcun timore rispetto a 'che cosa si potrà fare'. Il sindacato ha un unico timore: che ancora una volta non si faccia nulla e si resti impantanati, e oggi più che mai restare fermi vuol dire andare indietro».
«Mentre si attende che il Presidente Foa tragga le conseguenze del voto in Vigilanza, dimettendosi dal vertice di Raicom, l’Usigrai ha parlato di azienda parallela, andando anche oltre alla definizione di guida bicefala, contro la legge, denunciata dal Pd», sottolinea il senatore dem, Salvatore Margiotta, membro della della commissione.
«La gravità delle dichiarazioni del Presidente Di Trapani non necessita di ulteriori sottolineature, anche per l’autorevolezza della fonte da cui viene. In questo quadro molto preoccupante, il Piano dell’informazione rimane vago, ed il rischio è che non veda mai la luce, nonostante l’urgenza di adeguare l’offerta alle nuove sfide che i tempi impongono. La verità è che la Rai sta affrontando uno dei periodi più difficili della sua storia a causa del tentativo spudorato di trasformarla nella struttura propagandistica del governo e dall'assenza di qualsiasi progetto di rilancio». Per questa ragione l’esponente del Movimento 5 Stelle, Primo Di Nicola, vicepresidente della Commissione di Vigilanza Rai, ribadisce la necessità di cambiare «La legge che governa il sistema radio televisivo”, visto che ai pentastellati “non piace». «Stiamo operando come tutte le altre forze politiche all'interno di una riforma, quella del 2015, che ci siamo trovati e che vogliamo superare. Siamo stati i primi a denunciare che con questo impianto legislativo l'azienda pubblica è nelle mani del governo e dei partiti e non può andare bene. La volontà del Movimento 5 Stelle di superare questo stato di cose non è di oggi, già nella scorsa Legislatura Roberto Fico presentò un progetto di riforma, depositato nuovamente alla Camera da Mirella Liuzzi e che a breve anche io depositerò in Senato». Chissà se riusciranno nell’impresa.
di Alberto Milani
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