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Foa e Salini prestigiatori in Vigilanza Rai per non rispondere alle domande sul sovranismo



Come equilibristi del circo sarebbero perfetti. Stupendi addirittura. Viaggiare sulla corda tesa senza mai cadere è una dota per pochi. E il tandem di testa della Rai, Foa e Salini, nel corso dell’audizione in Commissione di vigilanza, si è rivelato insuperabile. Con il loro arpeggiare su parole come “razionalizzazione dei compensi” o “dati non in linea con il pluralismo” ( il lessico politico della prima Repubblica al confronto era acqua fresca), per non dire di "offerta ampia e di qualità”, in virtù del quale il “pubblico premia l’informazione” hanno scantonato le domande poste loro, parlando di tutto per non dire nulla. Come se la Rai fosse il paradiso in terra e non una serra all’interno della quale i partiti di maggioranza coltivano i loro interessi, intrecciati fra l’occupazione delle poltrone e il controllo totale dell’informazione. Insomma, poteva essere una grande occasione per fare chiarezza, invece l’audizione si è trasformata in una sorta di gioco di prestigio. Con i dati piegati ai propri interessi di bottega. Perché se i dati delle agenzie di controllo parlano di un primato di presenze in quasi tutte le reti per Matteo Salvini e di un’opposizione, soprattutto quella incarnata dal Pd, praticamente ridotta a un fantasma nelle presenze televisive (con l'eccezione delle primarie), i due equilibristi hanno sostenuto il contrario.


Tant’è che i dati oggettivi sulla Rai dell'era sovranista costringono il presidente Marcello Foa, arrivato alla nomina dopo mesi di braccio di ferro su insistenza della Lega, sulla difensiva davanti alla commissione parlamentare di vigilanza. “I primi dieci mesi del governo Conte hanno rappresentato una situazione senza precedenti nella storia dei governi politici repubblicani”, dice Foa, con un premier “proveniente dalla società civile” e due vicepremier “che rappresentano contemporaneamente i due ministeri chiave e la leadership dei due partiti costituenti la maggioranza”. Per questo, sottolinea il presidente della Rai, “è stata privilegiata la voce dell'esecutivo rispetto a quella degli esponenti politici della maggioranza”. Sublime, equilibrismo perfetto. Questo ha generato, secondo Foa, “una struttura informativa focalizzata sui leader, ma a scapito delle altre voci della maggioranza, certo non di quelle dell'opposizione”. Secondo Foa, con il governo Conte il pluralismo sarebbe rispettato: “Maggioranza e governo Conte”, spiega Foa, “hanno 'occupato' il 50% degli spazi. Con il governo Renzi si arrivò al 59%, con quello Gentiloni il 59% mentre il governo Letta con Pd-Fi arrivò anche al 78%, salvo tornare al 59% con lìuscita dal governo di Fi e l’entrata di Ncd”.


Dal fronte delle opposizioni, si fa sentire Michele Anzaldi del Pd: “La commissione di Vigilanza è stata trasformata in una sceneggiata a difesa del governo. Sono saltati gli organi di garanzia sul servizio pubblico: il presidente del Cda è un portavoce della Lega, mentre il presidente della Vigilanza è all’opposizione a giorni alterni, visto che Forza Italia è alleata di Salvini”. L’amministratore delegato, Fabrizio Salini, non è stato da meno, annunciando addirittura l’arrivo di nuovi canali per la Rai, uno in lingua inglese e uno istituzionale. Il manager voluto dai 5 Stelle ha detto che l'azienda “non può e non deve muoversi solo secondo logiche di mercato, visto il ruolo di servizio pubblico”. Ecco, una perfetta contraddizione con la nascita dei nuovi canali, varati solo per fare altre nomine. Infine sui costi esterni di produzione ha spiegato che l’azienda interverrà “con una revisione sui contratti delle risorse artistiche”, rivedendo “le logiche di acquisto dei prodotti, privilegiando quelli europei”. Per Salini la Rai tornerà “in utile nel 2021, mentre nel 2020 i conti saranno penalizzati dalle scadenze rappresentate dalle Olimpiadi estive e dagli Europei di calcio”. Davvero bravi come equilibristi, ma anche come prestigiatori se serve. Perché sarà molto bello vedere come faranno a metter mano ai compensi di Fazio o a tagliare ancora, come nel caso di Vespa, ci ha già dato. In fondo la Rai è sempre stata una grande mangiatoia per tutti, Altro che servizio pubblico…


di Alberto Milani

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