Non ha dubbi Arturo Siniscalchi, direttore amministrazione, finanza e controllo di Formez PA e vicepresidente dell’associazione Italian Digital Revolution (AIDR): “L’istituto è a un passo dal rilancio e tornerà ad essere considerato un centro d’eccellenza. Le strategie che il ministro Bongiorno intende mettere in campo puntano a questo obiettivo”.
Nei giorni scorsi il ministro della PA, Giulia Bongiorno, vi ha fatto visita. Ve lo aspettavate?
“Sì, per un semplice motivo: conoscendo la sua particolare sensibilità sul tema, avevamo ragione di credere che avrebbe preso in mano la situazione e trovato anche il modo di individuare una soluzione per far emergere anzitutto il ruolo e l’importanza del Formez per l’intero settore pubblico del nostro paese. Ci ha definiti eroi per essere riusciti a superare indenni gli oltre quattro anni di commissariamento. Il ministro infatti ha parlato chiaramente di risorsa per le politiche del governo, apprezzando in particolare l’impegno profuso nel settore dei concorsi, i risultati di rilievo ottenuti in questa delicata fase, il reclutamento nella PA e l’efficienza dei nostri centri di risposta agli utenti diventati nel tempo sempre più un punto di riferimento per il cittadino”.
Il ministro ha tra l’altro dichiarato di avere diverse idee su come rilanciare il Formez. Cosa ne pensa?
“Fino a poco tempo fa ci sentivamo come degli equilibristi sospesi su una corda d’acciaio, condividendo con tutti i dipendenti le ansie, i timori e anche la speranza che qualcosa sarebbe cambiato. Mancava soprattutto una strategia politica che facesse chiarezza sul nostro ruolo. Adesso, grazie anche all’impegno del commissario Luisa Calindro e alle parole del ministro, la ripresa di molteplici iniziative che già in passato avevano contraddistinto il lavoro dell’istituto, in particolar modo per tutte quelle attività volte al miglioramento e all’ammodernamento della capacità amministrativa, diventa un orizzonte a cui possiamo guardare con fiducia pensando soprattutto, da un punto di vista interno, a un’accelerazione sul fronte dell’informatizzazione e a un efficientamento complessivo di una macchina su cui si può e si deve intervenire parecchio”.
Quindi, l’innovazione digitale può rappresentare il fattore fondamentale di trasformazione per la pubblica amministrazione?
“Senz’altro. È lì il nostro avvenire. Per più motivi. Principalmente però bisognerà far fronte all’esigenza di offrire le più moderne tecnologie alla PA allo scopo di accelerare il passaggio verso il concetto di digitalizzazione, magari fornendo un sistema integrato per consentire agli utenti di potersi interfacciare con un interlocutore sempre più efficiente. Tale integrazione, tra l’altro, permetterebbe di migliorare sensibilmente e accelerare il processo di rendicontazione che altrimenti pregiudicherebbe, in particolar modo, l’impiego dei fondi europei”.
Aidr ha tra i suoi scopi quello di stimolare e veicolare le riflessioni di esperti e rappresentanti di diversi settori per disegnare un ritratto dell’Italia digitale. Ma il paese come sta affrontando la rivoluzione tecnologica?
“C’è l’esigenza di camminare a passi veloci nello sconfinato mondo dell’innovazione digitale partendo dal presupposto che la tecnologia semplifica la vita delle persone. Proprio in questi giorni ho letto il rapporto annuale Assintel curato dall’Associazione nazionale delle imprese Itc che ha messo in evidenza luci e ombre del mercato digitale. Basti pensare ad esempio al fatto che, in tutto il settore ITC, nel 2018 rallenta il ritmo di crescita mentre risale la spesa. Lo sviluppo e gli investimenti infatti sono frenati dall’ormai stabile carenza di competenze digitali nonostante la forte avanzata delle tecnologie IT e un sempre più frequente utilizzo delle startup. Del resto i dati parlano chiaro se il mercato dei servizi di telecomunicazioni è in contrazione (-2,2% tra 2017 e 2018) mentre il comparto IT è in crescita (+1,6%). Tutte componenti, queste, che caratterizzano il mercato dell’Information and communication technology, il settore IT e i servizi di telecomunicazioni, che hanno il loro peso anche nella pubblica amministrazione in quanto se la digitalizzazione ha inaugurato un’era che impone cambiamenti di mentalità, competenze e processi, ancor prima che di tecnologie, è sicuramente importante continuare a supportare le imprese con incentivi alla trasformazione digitale, come nel caso del piano Impresa 4.0, ma nello stesso tempo necessita compiere ulteriori sforzi per favorire tali processi anche nella PA dove, siamo convinti, le donne potranno svolgere un ruolo determinante candidandosi a ruoli sempre di maggiore responsabilità.
A tale proposito, mi preme sottolineare proprio un convegno organizzato dall’osservatorio donne digitali dell’Aidr, che si terrà il prossimo 14 novembre a Roma, presso il Senato, che vedrà anche la partecipazione del ministro Bongiorno, dove sicuramente emergerà il fatto che in Italia le donne che ricoprono ruoli di vertice sono ancora un’esigua minoranza rispetto a realtà quali ad esempio la Spagna, la Svizzera e i paesi nordici.
Non possiamo più permetterci di essere il fanalino di coda dell’Europa sia per nuovi investimenti che per mancanza di competenze digitali: tali gap determinerebbero solamente ritardi nell’avvio di progetti volti al digitale, e di conseguenza priveremmo il nostro amato paese, dall’utilizzare quegli strumenti che già rappresentano uno dei principali volani per la crescita economica”.
Leoluca Amodio
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