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“Forti della nostra identità”, L’Mcl va a congresso e molti soggetti politici la corteggiano



1. Le presenze e gli interventi di Conte e di Tajani.


Il premier, Giuseppe Conte, del governo gialloverde, che si ferma per diverso tempo e parla a lungo, davanti alla platea. ‘Ma anche’ il presidente dell’Europarlamento, Antonio Tajani, numero due di Forza Italia e, dunque, di Silvio Berlusconi, che non solo interviene ma passa l’intera giornata all’Ergife per ascoltare molti degli altri interventi. Il presidente della Commissione episcopale per i Problemi sociali e il Lavoro, la Giustizia e la Pace della Cei, monsignor Filippo Santoro, che tiene una lunga relazione. E, ovviamente, i vertici delle più importanti organizzazioni cattoliche del Paese, dalle Acli al Forum delle Famiglie, da Comunione e Liberazione a Rinnovamento nello Spirito, presente con il presidente, Salvatore Martinez, per i ‘saluti’. Il XIII congresso nazionale del Movimento cristiano dei lavoratori che si è aperto ieri, venerdì 25 gennaio, all’hotel Ergife di Roma (i lavori si concluderanno domenica 27) e che ha per titolo “Forti della nostra identità, attraverso il lavoro, costruttori di speranza in Italia e in Europa”, ha voluto mettere al centro diritto al lavoro, sviluppo economico e infrastrutturale e, ancora, le prossime sfide dell’Europa e l’impegno a favore del popolarismo europeo.

Un appuntamento, dedicato al tema centrale del lavoro, declinato in chiave non solo nazionale, ma anche europea, che già si preannunciava significativo per i temi trattati e per come delineare le linee future dell’impegno dell’Mcl, è iniziato ‘con il botto’, come si usa dire, e cioè, appunto, davanti un vero parterre de roi di interventi politici esterni.


I motivi sono, ovviamente, i più diversi. Tra questi c’è il fatto, incontrovertibile, che i cattolici italiani sono in pieno ‘movimento’ e fermento politico e civico, oltre che sociale. Diversi osservatori parlano, ormai da mesi, della possibilità che tutto questo nuovo ‘movimento’ e ‘fermento’ dei cattolici italiani si trasformi, presto o tardi, e con la sostanziale benedizione delle gerarchie vaticane (Cei del cardinal Bassetti in testa) in un vero e proprio partito politico, sulla scia dell’impegno che, cento anni fa, nel 1919, vide don Luigi Sturzo lanciare l’appello “Ai liberi e ai forti” e fondare il PPI (Partito popolare italiano), prodomico alla fondazione, ma nel secondo dopoguerra, della Dc (qui alcuni articoli precedenti usciti su questo blog, alla voce ‘Pacchetto Nuova Dc’, che ne parlano: ???).


Del resto, le elezioni europee del 26 maggio sono, ormai, alle porte e i voti dei cattolici, e dei loro movimenti meglio organizzati, valgono tanto oro quanto pesano. Sarà che i partiti politici italiani sono – tutti, a destra come a sinistra – in piena fase di ristrutturazione e hanno bisogno, come l’aria, di forze ‘nuove’ e ‘fresche’, oltre che ben radicate nei territori (e i cattolici lo sono). Inoltre, i temi più specifici dell’impegno sociale e culturale, oltre che politico, dei cattolici italiani sono finiti in cima ad ogni ‘agenda’ politico-istituzionale che si rispetti, dai migranti all’economia sociale di mercato, dai diritti della persona alla partecipazione attiva e diretta dei cittadini alla ‘cosa’ pubblica, dalla centralità dell’Europa all’ambiente alla vita. Morale, i cattolici italiani, specie quelli meglio organizzati, tornano a far parlare di sé e ad attirare i riflettori dei media, come è successo ieri alla giornata inaugurale del congresso dell’Mcl, aperto – dopo l’intervento di monsignor Santoro – proprio dall’intervento del premier e poi dalla relazione del suo presidente, Carlo Costalli, che domani, domenica, a conclusione dei lavori, verrà rieletto alla massima carica dell’organizzazione che guida, peraltro, già da molti anni.


2. L’Mcl è un ‘gioiellino’ che ha pochi rivali in Italia.


Del resto, l’Mcl è uno di quei ‘gioiellini’, dentro il mondo cattolico associativo e di sostanziale formazione sindacale, che fa gola a molti. All’Ergife si sono riuniti 700 delegati, eletti in 94 congressi regionali, in rappresentanza dei quasi 320 mila iscritti organizzati, in tutto il territorio nazionale, in 1840 circoli ed unità di base, oltre che in 15 Paesi esteri. Un altro dato che indica il formidabile e assai rilevante, dato il drammatico periodo storico che il Paese sta vivendo sotto il profilo occupazione, ‘stato di salute’ dell’Mcl è dato dall’incredibile numero di posti di lavoro che il Movimento, tramite i suoi servizi di Caf e patronati (oltre 2500 sportelli in tutt’Italia) è riuscito a creare negli ultimi tre anni (2016-2018). Si tratta, infatti, come spiega con orgoglio il responsabile nazionale dei patronati, Alfonso Luzzi, di un aumento di oltre il 60% delle assunzioni a tempo indeterminato che sono passate dalle 337 del 2016 alle 558 del 2018 e che hanno consentito, di fatto, di arrivare quasi a raddoppiare la presenza dell’Mcl sul territorio nazionale.


3. L’Mcl ‘lusingata’ dalle attenzioni del premier.


E così, se è vero che il Movimento cristiano dei lavoratori mette, sul piatto dell’agone politico, la forza dei numeri, della rappresentanza reale in tempi di agorà virtuale, ecco che subito incassa il riconoscimento, da parte del governo, dell’importanza dei corpi intermedi. E’ su questa base che ragionano e dibattono, nel secondo giorno del congresso, i 700 delegati per 320 mila iscritti in tantissimi interventi. Una ‘massa critica’, molto informata e radicata nel sociale e nei territori, ma con antenne sensibili rispetto alla politica, che sa discutere con competenza e arguzia di manovra, reddito cittadinanza, dottrina sociale della Chiesa, difficoltà del mondo del lavoro. E delle prossime elezioni europee. Il premier Conte – forse perché dotato di una formazione e una sensibilità cattolica che lo accompagna dall’infanzia - ha mostrato, ieri, di aver capito l’importanza dei soggetti non politicamente rappresentati in modo organico ma che fanno opinione e muovono consensi. E il presidente dell’Mcl Carlo Costalli oggi, si mostra, perciò, “soddisfatto e orgoglioso” non solo perché Conte “ha ribadito di essere cattolico”, ma perché “nel suo intervento ha mostrato di aver approfondito i temi che ci stanno a cuore”. Si capisce, insomma, che un’interlocuzione importante si è aperta con una realtà particolarmente impegnata nel Terzo settore, che cura assai bene, come abbiamo visto, tanti patronati e Caf e che presidia il territorio dove, troppo spesso, il settore pubblico non riesce ad arrivare. In passato – si scopre a parlare con i delegati, un mondo che viene da un retroterra che, nella Prima Repubblica, era saldamente democristiano, a tratti affascinato dalla capacità innovativa del primo Berlusconi - erano i ministri del Lavoro a venire ai congressi dell’Mcl. Stavolta, a sorpresa, è giunto il premier.

“La presenza di Conte – dice Costalli ai giornalisti - ha rappresentato un segnale importante, di attenzione non solo al mondo cattolico ma alle ragioni del dialogo con i corpi intermedi in un Paese che rischia di ritrovarsi sempre più rancoroso”.”L’Mcl – ricorda Costalli - ha come interlocutore istituzionale il ministro del Lavoro ma stavolta è stato proprio il premier, al quale comunque ho mandato una lettera di invito, a volerci essere: ‘Non potendo andare da tutti, ho scelto di venire da voi...’ mi ha detto quando l’ho accolto”. Non per questo, tuttavia, l’Mcl sposa le scelte dell’esecutivo sui temi del lavoro: “Sul reddito di cittadinanza stiamo a vedere - avverte Costalli - anche perché non ci convince l'aver messo insieme lotta alla povertà e aiuto nella ricerca del lavoro. Però, ora c’è un presidente del Consiglio, mentre fino a due mesi fa sembrava che esistessero solo Lega e M5S. E anche in Europa questa novità si comincia a percepire”. Un’apertura di credito che, quantomeno, ringrazia Conte per la lusinga.


I cattolici moderati, insomma, hanno trovato una sponda importante nel premier, anche sulla scorta dei comuni valori cattolici, rispetto ai temi del lavoro e dell’impegno dell’associazionismo cattolico che, nel mondo del sociale, conserva la primazia, ma pretende, allo stesso tempo, di essere rispettato, prima ancora che valorizzato, come appunto non è stato nella vicenda Ires. Ma, sul piano politico, l’Mcl guarda al centrodestra, o meglio ancora a chi si riconosce nel Ppe e nella loro comune visione europeista.

Infatti, se c’è l’apprezzamento per il gesto di Conte (“il suo discorso articolato – dice il presidente dell’Mcl – ma ora vogliamo i fatti, a partire dall’abbattimento del raddoppio dell’Ires su Terzo settore, una misura iniqua che ci aspettiamo che, al più presto, venga ritirata e rivista”), c’è anche, nelle parole di Costalli, una profonda affinità, e neppure nascosta, con Antonio Tajani, ospite al congresso.


4. Mcl punta al ‘patto federativo’ con il PPE italiano


Costalli parla della ‘sua gente’ come rappresentativa di “un’area moderata di cattolici riformisti in cerca di una casa”. E se, alle elezioni amministrative, si punta sulle liste civiche da far nascere e da far crescere al ‘centro’ dello schieramento politico (Forza Italia e Udc le prima scelte, ma non solo), per quanto riguarda le elezioni europee “guardiamo alle grandi famiglie politiche oggi presenti”, sottolinea Costalli, ma poi subito precisa che il punto di riferimento valoriale dell’Mcl – come, del resto, dell’intero mondo cattolico organizzato – è il PPE. Non è tempo di un nuovo partito cattolico dell’1% “che non serve a nessuno, nemmeno alla Chiesa. E’ innegabile, però, che ci sia la necessità di recuperare i cattolici alla cosa pubblica e alla politica”, spiega Costalli, il quale punta alla costruzione di un’area “tra il Pd che ha deluso i cattolici e la Lega” che sconta spinte “sovraniste e di destra” estranee ai cattolici. Del resto, la Cei sa bene di avere lo stesso, identico, problema in molte parrocchie italiane, dove le idee sovraniste e populiste mietono, purtroppo, molti consensi.

Quanto a Salvini, “la sua tendenza a provocare rischia di portarci all’isolamento, come si vede nelle relazioni con la Francia”, nota Costalli. “Ha un modo di dire le cose -afferma Costalli - che magari gli porta voti in un Paese diventato rancoroso, ma finisce con il provocare delle reazioni che oggi vediamo nei rapporti con la Francia. Rischiamo l’isolamento, che è la cosa peggiore con queste istituzioni europee. Non credo che Salvini entrerà nel Ppe e non credo che il Ppe voglia Salvini. Orban è nel Ppe, è vero, ma è diverso da Salvini e quello che ho ascoltato al congresso del Ppe di Helsinki è uno che poteva vantarsi di rappresentare l’unico Paese europeo a non avere formazioni politiche di estrema destra. Vi immaginate se Salvini si alleasse con la Le Pen? La sinistra ci sguazzerebbe...”.


Nel nostro mondo – continua Costalli - non c’è una grande attrazione verso la Lega, né una particolare spinta a fare un’alleanza con loro. C’è un’area moderata insoddisfatta che cerca una casa”. E proprio questo è il punto. L’Mcl guarda, evidentemente, con ben maggiore attenzione ai partiti che, in Italia, si riconoscono nel Ppe. Costalli non si lascia trascinare in un endorsement a favore di un partito in particolare, nemmeno verso FI, almeno formalmente, anche se ammette che il Presidente dell’Europarlamento, Antonio Tajani, ieri ospite all’Ergife al pari del premier Giuseppe Conte, “è sicuramente una personalità di rilievo del Ppe” (oltre che vice-presidente di Fi, ndr.) “e nei suoi confronti c’è qualcosa in più rispetto agli altri. Tra l’altro, ha il pregio, pur non essendo un nuovo venuto della politica, di avere un’immagine tranquillizzante e di non essere chiacchierato. E sull’Europa ha idee che mi piacciono”. Se non è un endorsement, verso Tajani e FI, poco ci manca.


5. Il futuro dell’Mcl è quello di ‘rammendare’ il Paese.


Quale la conclusione ‘politica’ di questi ragionamenti? “Si annuncia un lungo percorso per i cattolici moderati e riformisti. Ma – appunto - non per un partito dei cattolici”, torna a precisare Costalli, ricordando di essere stato a suo tempo promotore degli incontri di Todi tra le associazioni cattoliche. Venendo agli appuntamenti elettorali, “alle amministrative lavoriamo più sulle liste civiche”, mentre alle europee “abbiamo dato un’indicazione prioritaria: guardiamo alle grandi famiglie politiche, o al Pse o al Ppe. La nostra realtà però si chiama Partito popolare europeo”. Il punto, dunque, è chiaro: nel PPE, oggi, in Italia, stanno solo Forza Italia e Udc, quindi la scelta degli aderenti all’Mcl sarà, di fatto, praticamente obbligata. Poi, in futuro, se una nuova ‘Rosa Bianca’ nascerà, si vedrà se davvero fiorirà…

Ma come dice il giornalista di Avvenire, molto vicino all’Mcl ed ex presidente del Forum delle Famiglie e poi di Scienza e Vita, Mimmo delle Foglie, “il mondo cattolico si deve porre un problema di ‘rammendo’ di un Paese diviso e lacerato che va, appunto, rammendato e unito. E dove e come si fa l’unità del mondo cattolico se non dal basso?”. Su questo, si può star sicuri che l’Mcl lavora e lavorerà.

Il XIII congresso dell’Mcl si conclude domani, domenica 27 gennaio, con la replica del presidente uscente e l’elezione del Consiglio generale che nominerà il nuovo che, con ogni probabilità, sarà lo stesso Carlo Costalli.


di Ettore Maria Colombo

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