Hanno scritto al Presidente della Repubblica, «perché possa far sentire la Sua voce per unire le forze politiche parlamentari, in un clima di ritrovata concordia nazionale». Sono i genitori e i familiari di persone con disabilità gravi, o comunque non autosufficienti, i cosiddetti caregiver familiari, che il 18 aprile hanno lanciato un appello affinché nel corso dell'esame del Cura Italia alla Camera, che inizia lunedì, sia approvato l'emendamento a firma della parlamentare di Forza Italia, Mara Carfagna, che riconosce anche a loro il bonus da 600 già dato ad altri cittadini in difficoltà per via dell'emergenza sanitaria. Un gesto forte, ma necessario quello dei caregiver, perché il decreto del marzo scorso si è “scordato” di loro. Di questo mondo fatto di fatica e rinunce, di questo pezzo di società invisibile ai più (in gran parte, al 70 per cento, composto da donne) e che pure sopperisce alle molte debolezze del welfare o quantomeno ad una sua eccessiva burocratizzazione, parliamo con Francesco Alberto Comellini, che è indiscutibilmente l’esperto che meglio conosce la complessa e variegata realtà dei caregiver. E a lui chiediamo subito di aiutarci a capire la polemica sul bonus di 600 euro, misura che in un primo tempo l’esecutivo Conte pareva voler estendere anche a loro e che poi è sparita dai radar.
Dunque Comellini, che è successo? Il premier, che aveva assicurato che nessuno sarebbe stato lasciato da solo ha abbandonato proprio i caregiver, che in questo momento sono tra i soggetti più deboli colpiti dal lockdown?
«Purtroppo, alla prova dei fatti, i caregiver familiari sono stati letteralmente lasciati soli, a differenza di altre categorie messe in crisi dalle misure governative anti contagio. Mentre molti italiani avranno un ristoro dal danno, con un bonus di 600 euro mensili, ai caregiver anche questo minimo conforto è stato negato. Finiti loro malgrado dentro una incomprensibile schermaglia ideologia tra maggioranza e opposizione sono stati trattati come cittadini di serie B. E’ ora di dare attuazione al riconoscimento della figura del caregiver familiare che è stato introdotto nel nostro ordinamento dall'articolo 1, comma 255, della Legge 27 dicembre 2017, n. 205».
Come?
«Introducendo, finalmente, disposizioni per l’introduzione di una indennità diretta in loro favore. La legge del 2017 ha istituito il Fondo per il sostegno del ruolo di cura e di assistenza del caregiver familiare, ma, a distanza di tre anni circa quel fondo è ancora inutilizzato in mancanza di una norma che ne ripartisca le risorse tra gli aventi diritto. Ad oggi totalizza circa 75 milioni di euro. Soldi che potrebbero essere utilizzati con efficacia immediata. Dopo l’approvazione della figura giuridica del caregiver familiare il Parlamento non ha ancora individuato una norma in grado di dare una risposta al riconoscimento del valore dell’attività di cura prestata di queste persone. E’ capitato invece che si sia tentato in questi giorni di mettere le mani sul Fondo con un emendamento dei 5 Stelle che nel rendere alternativa la misura dei 12 giorni di congedo, in aggiunta a quelli già concessi ai sensi della legge 104, si proponeva di attingere 5 milioni dal Fondo. In sostanza si voleva prendere le risorse destinate ai caregiver per utilizzarle in altro modo e per altri soggetti. Un vero e proprio colpo di mano. Solo grazie al fuoco di sbarramento opposto al Senato da Andrea Cangini e alla Camera da Mara Carfagna questa manovra è stata bloccata. Sulla questione è intervenuta anche la ministra per le Pari opportunità e la Famiglia, Elena Bonetti che ha dato ragione a Carfagna, ribadendo che il Fondo per i caregiver deve essere utilizzato esclusivamente per le finalità per cui è stato costituito».
Una presa di posizione importante. Ad oggi tuttavia rimane ancora in forse la questione del bonus di 600 euro.
«Sì. L’Aula di palazzo Madama non ha accolto l’emendamento che Cangini aveva presentato per veder riconosciuto il bonus di 600 euro per i mesi di aprile e maggio come accade per le partite Iva. Gli è stato risposto di trasformarlo in ordine del giorno in attesa dell’approvazione della legge che, finalmente, dia una risposta al riconoscimento di una indennità all’attività di cura. Peccato che per vedere quella norma ci vorrà del tempo, non siamo nemmeno al primo passaggio in parlamento e ce ne vorranno tre. Se va bene, arriviamo alla fine delle legislatura. Però i familiari delle persone in condizione di disabilità hanno bisogno di risposte oggi, non fra un anno. E infatti Cangini si è rifiutato di trasformare il suo emendamento in un ordine del giorno, invitando ogni parlamentare ad assumersi le proprie responsabilità».
L’emendamento per il bonus di 600 euro ai caregiver è stato riproposto a Montecitorio a firma Carfagna. Se ne discuterà a partire da oggi, prima in commissione e poi in Aula. E’ possibile che quella convergenza tra maggioranza e opposizione, che purtroppo in Senato non si è realizzata, qui abbia delle chance?
«Me lo auguro. Perché la situazione per i caregiver si è fatta insostenibile. Il Cura Italia ha sospeso tutti i servizi domiciliari e queste persone si sono ritrovate sole. Se prima avevano un attimo di respiro dalle loro fatiche quotidiane, se due mesi fa, per fare solo un esempio, il ragazzo con disabilità andava al centro diurno o a scuola, oggi la famiglia lo deve tenere tutto il giorno in casa. E non mi si venga a dire che può seguire le lezioni a distanza! Come fa un ragazzino di 7, 8 anni con disturbi dello spettro autistico o con la sindrome di down a passare la mattina davanti al pc? Insomma, dal 9 marzo molti genitori oltre ad essere caregiver sono stati costretti a diventare operatori socio-assistenziali, infermieri, insegnanti di sostegno e pure docenti, per adattare i compiti alle necessità del loro figlio. Il governo gli ha detto di fatto: “io chiudo le scuole, voi arrangiatevi”. Gli sono stati scaricati addosso compiti, ruoli e competenze che non sono le loro e si sono dovuti attrezzare alla meglio. Risultato: una vita già pesante è diventata per loro dieci volte più gravosa. E nonostante ciò non si sente il dovere civile e morale di prevedere per loro il bonus di 600 euro. Con quei soldi si potrebbero pagare qualche ora di assistenza privata. Anche perché c’è da considerare che i soggetti in condizione di disabilità se non hanno possibilità di avere l’assistenza regolarmente regrediscono e i progressi fatti si azzerano. Questo danno enorme chi lo paga? L’individuo con disabilità non è una persona a parte ma è parte di questo mondo. E lo stesso discorso vale per i caregiver. La politica oggi deve rispondere ad una domanda molto semplice: questo bonus lo vuole dare o non lo vuole dare? Vuole evitare o no un carico di sofferenza per tanti familiari caregiver? Sono risposte semplici e a nessuno è permesso nascondersi dietro un dito. Ognuno si assuma le sue responsabilità davanti ai cittadini e agli elettori».
Opmerkingen