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Francesco Laura, Vice Presidente della USPP Unione Sindacati di Polizia Penitenziaria

Sta facendo intense battaglie sui media, specie sul socials, quale è la situazione attuale nei penitenziari italiani? Ci dia un po’ di dati...


Per la verità, le battaglie in favore del miglioramento delle condizioni di lavoro della Polizia Penitenziaria e della sicurezza all'interno delle carceri le stiamo conducendo su tutti i fronti: istituzionali, politici e massmediatici.

I dati sono allarmanti. Al 30 giugno 2022, la popolazione detenuta presente negli istituti penitenziari italiani è di poco inferiore alle 55.000 unità, a fronte di una capienza regolamentare di 50.900 posti. C'è, dunque, un 8% in più rispetto al sopportabile, di cui circa 18.000 detenuti stranieri. Il personale del Corpo di polizia penitenziaria in attività è pari a 37.000 unità, rispetto ad una pianta organica di circa 42.000 poliziotti penitenziari, già  falcidiata dalla c.d. Legge Madia del Governo Renzi di 4.000 agenti. Quindi, mancano all'appello il 12% di unità complessivamente. Se scorporiamo il dato del personale che svolge compiti istituzionali o connessi ad essi in servizi non strettamente penitenziari, circa 3.000 unità, capiamo bene che rispetto all'endemico sovraffollamento dei detenuti sussiste sensibile una carenza del personale di Polizia Penitenziaria, che rende il lavoro degli agenti in carcere molto arduo.


Spesso denuncia una mancanza di una adeguata  attenzione delle istituzioni, verso questo complesso apparato dello Stato, mancata volontà o incompetenza nel recepire le  varie istanze che vengono dal mondo sindacale?


L'organizzazione sindacale di cui sono il vice presidente, anche attraverso le testimonianze dirette dei colleghi impegnati in prima linea, deve registrare amaramente che siano entrambi i fattori da Lei citati ad incidere sullo status quo. Le indico alcune semplici cose che potrebbero essere fatte per risolvere i problemi attuali.

1) Assunzioni di 4.000 unità di Polizia Penitenziaria, per consentire un corretto e puntuale controllo interno e assicurare più adeguati profili di sicurezza delle strutture penitenziarie.

2) Modificazione dell'attuale e fallimentare modello custodiale delle c.d. "celle aperte", che ha reso i detenuti ingestibili, senza un idoneo controllo da parte della Polizia Penitenziaria e senza lo svolgimento di adeguate attività rieducative che la Costituzione richiama.

3) Costruzione di nuove carceri, idonee alla realizzazione del mandato costituzionale e delle direttive europee in tema di tutela dei diritti dei detenuti, anziché procedere a provvedimenti legislativi svuotacarceri, ad ogni aumento della popolazione detenuta ritenuta eccessiva.

4) Gestione dei soggetti ristretti con disagi psichici sottoposti a misure di sicurezza che, ope legis, dal 2015, non dovrebbero essere in carcere, ma nelle REMS, residenze per l'esecuzione delle misure di sicurezza, strutture sanitarie che fanno capo alle ASL e che, per mancanza di risorse finanziarie, non sono state realizzate in modo tale da accogliere il numero che prima era ospitato negli aboliti Ospedali Psichiatrici Giudiziari.


Pochi come lei, possono dire di conoscere questa realtà come lei, ci ricorda in sintesi, il suo cursus honorum?


Non vorrei essere troppo ridondante e autoreferenziale. Di certo posso dire di conoscere questo lavoro in ogni sua sfaccettatura. Provengo dal ruolo degli agenti, sono passato da quello degli ispettori, nel tempo mi sono laureato in Scienze Politiche e in Giurisprudenza e ho conseguito due master universitari in Studi Penitenziari e in Criminologia, e poi sono arrivato a rivestire dapprima la qualifica di Commissario ed ora quella di Dirigente del Corpo di polizia penitenziaria. Molteplici sono stati gli incarichi professionali e le realtà dell'Amministrazione penitenziaria in cui ho svolto servizio. Uffici amministrativi, scuole di formazione, servizio di video conferenze coi detenuti 41 bis, servizio cinofili, servizi di polizia giudiziaria, istituti penitenziari in qualità di Comandante, tra cui quello del carcere di Regina Coeli.


Cosa chiederà al nuovo Parlamento che si insedierà dopo le elezioni del 25 settembre?


Al nuovo governo, che spero dimostri maggiore sensibilità verso le condizioni di lavoro di una delle quattro forze di polizia che assicura la sicurezza e la legalità in carcere, come esponente di uno dei sindacati maggiormente rappresentativi della Polizia Penitenziaria, chiederò di investire risorse finanziare adeguate per la realizzazione dei quattro punti che sopra ho sinteticamente descritto. Non senza dimenticare che il personale di Polizia Penitenziaria va preservato dalle continue aggressioni subìte da parte dei detenuti, attraverso la fornitura di opportune dotazioni strumentali, come il taser, l'automazione dei cancelli delle carceri, la scrittura di chiare ed inequivocabili regole di ingaggio sugli interventi operativi posti in essere in occasione degli eventi critici che si verificano, che spesso sono causa di attacchi strumentali verso gli agenti, che - vorrei ricordare - con grande spirito di sacrificio e professionalità e, soprattutto, alto senso dello Stato, costituiscono l'ultimo baluardo di legalità in luoghi in cui essa va riaffermata.



di Stefano Alessandrini

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