Legge Gelli, una legge «monca» che, sancendo l'obbligatorietà per tutte le parti di partecipare alla consulenza tecnica preventiva, che quasi mai evita il proseguimento dell'azione legale, invece di ridurre il contenzioso medico paziente – e favorire cittadinanza e sistema sanitario pubblico – ingolfa la macchina e aumenta i costi per i cittadini; un conto, quello a carico del sistema sanitario nazionale che, in termini di risarcimenti per casi di mala sanità, lievita sino a toccare i 22,5 miliardi di euro del 2018, a fronte di una spesa complessiva di 150 miliardi (dati Istat 2016 su rilevazione di Report Mondiale 2018 a opera dell'Organizzazione mondiale della Sanità). Quello della mala sanità, per carenza di fondi, strutture, personale, attrezzature o per negligenza di medici e operatori sanitari resta una questione irrisolta, che ciclicamente si ripropone sullo scenario italiano. Non sono soltanto le ben note vicende che hanno riguardato la Campania, con il pronto soccorso San Giuseppe di Napoli chiuso dopo l'invasione di formiche, tutto il territorio presenta criticità su cui la politica non è ancora riuscita a dare risposte soddisfacenti.
Hanno fatto discutere le dichiarazioni rilasciate dal Presidente dell'Ordine dei Medici di Napoli, Silvestro Scotti, in merito all'esposizione di diversi manifesti all'esterno di strutture ospedaliere della città che invitano i pazienti vittime di casi di mala sanità a denunciare i medici. Per Scotti – oltre a trattarsi di un giro di soldi che avvantaggia grossi gruppi finanziari, a suo dire gli artefici alle spalle di tali manifestazioni – è un autogol per il sistema sanitario pubblico, a carico dei contribuenti, e quindi contro la cittadinanza stessa.
Francesco Lauri, avvocato e fondatore dell'Associazione Osservatorio Sanità, avente come scopo la tutela di cittadini vittime di errori medici e di medici ingiustamente denunciati, presenta invece un pensiero opposto.
Dott. Lauri, di cosa si occupa nello specifico Osservatorio Sanità?
«Dal 2006 trattiamo casi legati alla responsabilità medica. Il comitato scientifico della nostra associazione vanta autentici luminari per i rispettivi settori, dall'oncologia alla neurochirurgia. Il nostro scopo è naturalmente quello di rendere un servizio al cittadino vittima di errore medico o al medico erroneamente considerato responsabile per mezzo di una valutazione della correttezza delle prestazioni erogate. Se i nostri componenti non ravvisano nell'indagine alcuna negligenza, imprudenza o imperizia del medico, dissuadiamo il cittadino dall'intentare alcuna azione legale, diversamente, in caso contrario, forniamo assistenza per tutta la durata del contenzioso sino al raggiungimento dello scopo, ovvero il risarcimento pecuniario, rifacendoci quasi esclusivamente nei confronti della struttura dove la prestazione è stata erogata»
Quale è il suo punto di vista rispetto a quanto dichiarato dal Presidente dell'Omceo di Napoli?
«Considero l'alzata di toni del dott. Scotti apertamente scorretta e per certi versi ipocrita. Scorretta, perché nel suo attacco ha fatto di tutta un'erba un fascio, assimilando in un unico calderone soggetti con diverse esperienze. Con la sua uscita il Presidente ha di fatto attaccato anche tutte quelle realtà, associazioni e organizzazioni che svolgono in piena correttezza la loro attività; ipocrita perché, a prescindere dai modi utilizzati per fare pubblicità ai casi di mala sanità napoletana, non capisco cosa ci sia di sbagliato nel rendere noto al cittadino quello che è un suo diritto, ovvero poter ottenere un risarcimento per mezzo di associazioni o strutture legali che operano in questo settore. Se un ospedale, una casa di cura, o un medico vengono condannati, non è certo per volere o sentenza di un avvocato. C'è un iter giuridico e processuale e il verdetto spetta a un giudice che lo formula sulla base di una consulenza di un medico legale o di un suo specialista. Consiglio per tanto di abbassare i toni e ricordare che quella medica, come tutte le scienze, non è impeccabile ma foriera di errori e che rendere noto a un cittadino un diritto acquisito non rappresenta alcun tipo di attacco o di errata condotta»
Ritiene la dichiarazione di Scotti un tentativo di difendere la classe medica, specie quella napoletana, dalle accuse piovute dopo i recenti casi di cronaca?
«La ritengo niente più che una polemica sterile. Invece di attaccare chi pubblicizza un servizio nei confronti del cittadino, dovrebbe preoccuparsi di evitare che episodi analoghi di mala sanità si ripetano. Non è strappando dei cartelloni che si risolve una questione simile»
Come giudica la Legge Gelli del 2017 in tema di responsabilità medica? È riuscita nell'intento di ridurre il contenzioso medico legale?
«Purtroppo è una legge che ha creato più difficoltà e confusione che altro. Si pone come rimedio per la riduzione dei termini del contenzioso ma senza riuscirci. È una legge monca, varata nell'aprile 2017, delegata a una serie di decreti attuativi – che ne avrebbero dato la forza giuridica necessaria – che non sono mai stati adottati. È peraltro un provvedimento che finisce per gravare ulteriormente sulle tasche dei contribuenti che si trovano ora a dover pagare per due distinte azioni: una per l'accertamento del diritto e l'altra per il riconoscimento dello stesso, sotto forma di risarcimento»
di Alessandro Leproux
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