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Fratoianni: "Legge Zan. La liaison di Renzi con la destra è solo un inizio"




Intervista esclusiva (di Antonello Sette) SprayNews all’onorevole Nicola Fratoianni, segretario nazionale di Sinistra Italiana

“Legge Zan. La liaison di Renzi con la destra è solo un inizio”

“La maggioranza sulla legge Zan esiste. A patto che nessuno tradisca la parola data”

Fratoianni, secondo lei la Lega, al di là dei distinguo sul testo, vuole davvero che sia approvata una legge contro l’omotransfobia?

"La Lega vuole svuotare la legge Zan perché fa parte di un fronte politico non solo nazionale, ma anche internazionale, come si vede dal recente manifesto sottoscritto con una serie di forze politiche dell’ultradestra europea, che su questi temi ha una posizione che definire conservatrice è un eufemismo. L’obiettivo di Salvini è, dunque, quello di svuotare la legge e di renderla così ingestibile o, meglio ancora, di affossarla definitivamente nei prossimi passaggi parlamentari".

Sulla legge Zan Matteo Renzi si è messo di traverso, lanciando di fatto una ciambella di salvataggio alla destra. Quali sono, secondo lei, i motivi che lo hanno spinto?

"A me pare evidente che Italia Viva e Matteo Renzi stiano in questo momento guardandosi attorno. Sono isolati rispetto alla possibilità di costruire un’alleanza nel campo democratico, progressista, della sinistra, dopo le scelte assunte nel passaggio che ha affossato il Governo Conte due. Sono politicamente in grande difficoltà. Italia Viva è una struttura che non è mai decollata. Guardano al Governo Draghi non come a una parentesi, ma come a uno strumento di ridefinizione del quadro politico. In questa ridefinizione immaginano, come mi sembra palese, di poter costruire un rapporto con un campo che si va riposizionando, guardando anche alla destra. Penso non solo all’elezione del Presidente della Repubblica, ma anche ai nuovi scenari che si potrebbero aprire nei prossimi mesi".

Se sono rose fioriranno…

"A me sembra che la liaison di Renzi con la destra sia già evidente nel conflitto specifico che ruota intorno al disegno di legge Zan. E’ una liaison che può avere una prospettiva più stabile e più lunga".

Lei, a questo punto, è disposto a cambiare anche una sola virgola della legge Zan purché venga approvata?

"Io penso che per approvare la legge Zan bisogna fare una sola cosa: andare in Aula il 13 luglio e votarla. Matteo Renzi ha detto che comunque la voterà. Se le forze, che hanno sempre ribadito la volontà di votare questa legge, avranno un comportamento conseguente, ci sono i numeri per poterla approvare. Oltretutto ieri c’è stata una controprova. E’ stato votato il dispositivo che determinava la definitiva calendarizzazione con una maggioranza netta. Basterà che quelli che ieri hanno votato per il rispetto del calendario e per una data finalmente certa facciano lo stesso in Aula. In questo caso fra pochi giorni avremo una buona legge. Una legge di civiltà in un Paese che era in ritardo. E’ questo il percorso migliore. Bisogna evitare di dare la propria disponibilità e di diventare protagonisti di alternative, che non hanno nulla a che fare con gli interessi di persone in carne e ossa, di chi ha bisogno di tutele, di diritti e di riconoscimenti".

Bisognerà scongiurare il ricorso al voto segreto che potrebbe riservare sgradevoli sorprese?

"Vedremo se ed eventualmente da chi sarà chiesto. In un Paese in cui ciascuno dovrebbe assumersi le proprie responsabilità, nessuno dovrebbe chiedere il voto segreto su un tema come questo. E’ cosa buona e giusta che il Parlamento e il Paese si possano fare un’idea precisa sulle posizioni di ciascuna e di ciascuno. Nella massima trasparenza, come dovrebbe essere. Io considero profondamente sbagliata, priva di argomentazioni valide e frutto di propaganda e di ipocrisia, la posizione di chi è contrario alla proposta di legge Zan, ma ne riconosco fino in fondo la legittimità. Proprio per questo sarebbe auspicabile che ci si assumesse la responsabilità di rappresentare il proprio dissenso davanti al Paese anche al momento del voto. Vedremo se ci sarà il voto segreto. Alla Camera ci sono stati e li abbiamo superati. Al Senato il passaggio sarà, come sempre, più complicato, ma ripeto che, come ha dimostrato la controprova di ieri al momento del voto sulla calendarizzazione, i numeri ci sono e c’è, quindi, la fondata possibilità che il 13 luglio la legge Zan sia approvata. Dovessero esserci sorprese, arriveranno nel buio del voto segreto da chi in trasparenza aveva manifestato una ben diversa posizione".

Che cosa resterà dell’infinita telenovela su una legge che è addirittura diventata, come sa, un affare di Stato?

"Credo che una volta che questa legge sarà definitivamente approvata, della telenovela si perderanno le tracce. Quella che lei chiama una telenovela è stata costruita su un impianto di pura propaganda e di menzogne. Su questa legge si è detto e scritto di tutto. Si è parlato addirittura di libertà fondamentali a rischio. Tutte sciocchezze, naturalmente. Nella legge ci sono norme e parole da cui si evince la volontà di evitare qualsiasi eccesso interpretativo che seppure marginalmente e magari involontariamente possa determinare torsioni e ritorsioni su questo fronte. Delle puntate della telenovela, una volta superato lo scoglio ultimo del 13 luglio, non resterà mi creda, nessuna memoria. Anche perché fortunatamente il Paese è più avanti. Quello che resterà sarà un’Italia un po’ migliore, anche se non avrà risolto tutti i problemi legati all’omotransfobia, alle discriminazioni e alle violenze perché un intervento normativo da solo purtroppo non basta. Sono problemi che esigono un salto qualità nell’educazione, nella formazione e nella cultura di un Paese. Almeno sul piano normativo, però, un importante passo in avanti lo avremo fatto".

Che cosa l’ha più fatta arrabbiare in questa vicenda, che mi ha ricordato la tela di Penolope che disfaceva di notte quello che aveva tessuto di giorno?

"L’ipocrisia, la falsa coscienza. L’idea che anche sulla pelle, sui vissuti, sui dolori e sulle passioni di centinaia di migliaia di persone in carne e ossa la politica non sappia rinunciare a giocare una partita che è insieme ipocrita e cinica, fra posizionamenti e sventolio di bandierine. Quando si parla di diritti, la politica dovrebbe lavorare e procedere nell’unica ottica di allargarli ogni volta che è possibile".


di Antonello Sette

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