Nell’immaginario collettivo la televisione è una cosa semplice, basica quasi. Un conduttore che conduce, ospiti a gettone impegnati a blaterare dello scibile umano senza un vero perché, filmati veri o presunti tali. E poi film e serie tv. Questo è quello che vede lo spettatore. In realtà quel che conta davvero è quello che non si vede, che si muove nelle stanze dei manager. Nel caso della Rai a viale Mazzini e Saxa Rubra, la cittadella operativa della tv pubblica alle porte di Roma., Ecco, è lì dentro che politica&affari s’intrecciano senza soluzione di continuità , dove i rapporti di forza e i ricatti creano e distruggono carriere, e dove padrinaggi politici e liason amorose contano più dei curricula. E dove i direttori di rete, perché la Rai nella sua mastodontica organizzazione si aggrappa ancora a questi bizantinismi, nel corso degli anni sono diventati dei meri esecutori. Anzi, una sorta di lussuosa cassetta delle lettere dove gli agenti delle star imbucano le loro carte. Cioè i contratti dei loro clienti. Perché sono loro, i vari Presta, Caschetto, la Bibi Ballandi e compagnia cantante, a fare i palinsesti, non i direttori di rete, pagati ( se va proprio male si parla di 240 mila euro lordi all’anno) per tenere i rapporti con la politica e dirigere il traffico dei manager delle stelle. Se uno pensa che la Tv pubblica sia una vera e propria foresta di poltrone, esiste un direttore con relativa struttura per la qualunque, la voglia d’impugnare il machete per disboscare tutto ciò viene naturale. Ma torniamo ai direttori di rete e agli agenti delle star. La recente nomina di Carlo Freccero al vertice di Rai due, dopo l’esperienza nel consiglio di amministrazione dell’azienda, ha scatenato più di un malessere. Il disegno di Carletto è quello di ridare una fisionomia ad una rete che, negli ultimi anni, l’aveva completamente persa. E questo non piace affatto agli agenti delle star, una lobby potente ed economicamente forte. Freccero è’ un uomo libero e purtroppo per molti è’ senza padrini senza padroni forte solo della sua competenza guidato solo dalla sua genialità. Il caso Paola Perego è da manuale. Venerdì sera, su Rai Uno, è andato in onda Superbrain, programma condotto dalla signora Presta ( la Perego è la compagna del manager delle star) che non ha spiccato il volo. Il prodotto, alquanto fiacco, non è altro che la rimasticatura altri prodotti simili. Insomma, tanto inutile quanto noioso.
Su Canale 5, ovvero il diretto competiror, Chi vuol esser milionario? Ha fatto registrare il 13,8% di share, lo stesso indice del prodotto dell’ammiraglia Rai. Su Rai due, invece, fortemente voluto da Freccero, The Good Doctor si conferma prodotto di qualità arrivando al 7,2% di share, togliendo pubblico a Rai Uno. Bene anche Quarto Grado con il 7,3% , su Rete 4 mentre su La7 il ritorno di Propagandalive arriva al 5,2% di share. Al di là della carrellata degli ascolti merita sottolineare quanto avvenuto su Twitter. Giuseppe Candela, una delle firme che arpeggiano fra gossip senza freni e indiscrezioni tv, sottolinea come la guerra in famiglia , anzi la “superconcorrenza” non faccia bene a nessuno. Lucio Presta, marito della Perego, chiosa il cinguettio con un laconico “Come volevasi dimostrare”. Legittimo per carità, ma la Rai non è roba sua, è roba nostra. Pagata con il canone è un direttore di Rete, sino a quando ci saranno, ha diritto di fare le sue scelte, non di subire le imposizioni degli agenti. Dei vari Presta, Caschetto, Bibi Ballandi, e via di questo passo. Altrimenti il gioco di Fabio Fazio e Massimo Giletti, quest’ultimo bacchettato pure da Maurizio Costanzo, continuerà ad essere il vero leit motiv di quello che non si vede. Ma che paghiamo…
di Alberto Milani
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