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Fuoco nell'impianto di trattamento rifiuti in via Salaria, il fumo si vede da tutta Roma


È una nube di fumo visibile da tutta la città quella sprigionata dall'impianto Tmb, trattamento meccanico biologico dei rifiuti in via Salaria 981, alla periferia nord-est di Roma.

I Vigili del Fuoco sono ancora in azione, sono arrivati stamattina all'alba in 40 per spegnere il rogo che dalle 4,30 interessa un capannone di 2 mila metri quadrati nell'impianto. A dare l'allarme, chiamando pompieri e carabinieri, il guardiano dell'impianto che ha detto di aver sentito, nella notte, uno scoppio. Ma le cause, a rogo in corso, sono ancora da chiarire. «Azione dolosa? C'è la procura che sta indagando non mi pronuncio», ha commentato il sindaco di Roma, Virginia Raggi, a Ostia per assistere alla prima demolizione di un manufatto sulla spiaggia dichiarato abusivo.


Il presidente del III municipio, Giovanni Caudo, nella sua pagina Facebook ha scritto che «questa è l'ulteriore prova che l'impianto va chiuso, lo dicevamo da mesi che è vecchio e obsoleto, non bisognava arrivare a queste situazioni: l'incendio è particolarmente grave, un fumo denso si propaga nell'aria, al momento la nube si dirige lontana dalle case, ma l'odore acre di bruciato si sente nelle diverse aree del municipio. Per precauzione l'asilo a ridosso dell'impianto è chiuso. I vigili del fuoco ci hanno avvisato che non ci sono allarmi da nube tossica».


«Per precauzione comunque invito la cittadinanza del municipio a tenere le finestre chiuse, con particolare attenzione alle scuole; invitiamo anche a non far uscire i ragazzi in cortile. Invito inoltre le persone che hanno difficoltà respiratorie ad evitare di uscire all'aria aperta nelle zone esterne e prossime all'impianto. C'è attiva una cabina di regia con vigili del fuoco, se ci sono nuove segnalazioni di allarmi vi avvertiremo per tempo». L'Agenzia regionale per la protezione ambientale, l'Arpa, sta monitorando la qualità dell'aria.

I cittadini residenti nella zona, che si sono riuniti nel Comitato Villa Spada, dicono di aver lanciato allarmi fin dal 2011, avvertendo tutte le istituzioni, ma che solo ora a danno fatto si prendono provvedimenti.


di Paolo dal Dosso

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