Nel G20 che si apre oggi si incrociano tensioni di cronaca quali il caso Khashoggi e del Mar D’Azov con questioni politiche quali i dazi di Trump, la Cina e il futuro dell’Europa. La notizia che Trump non incontrerà Putin e che è saltato il faccia a faccia anche con Erdogan e il sud coreano Moon Jae-in getta benzina su uno scenario già incandescente. In un tweet il presidente americano ha spiegato che alla base della cancellazione del meeting previsto per domani con il leader russo c’è la crisi tra Russia e Ucraina. "Visto che le navi e i marinai non sono stati restituiti all'Ucraina dalla Russia, ho deciso che sarebbe meglio per tutte le parti coinvolte cancellare il mio incontro precedentemente fissato in Argentina con il presidente Vladimir Putin. Sarò felice di avere nuovamente un significativo Summit una volta che la situazione sarà risolta”, ha scritto sul social.
Una decisione presa all’improvviso dopo che in un incontro con la stampa, poco prima della partenza, aveva confermato l’incontro, considerando che il G20 sarebbe stato un contesto favorevole al dialogo. Nei giorni scorsi era circolata la voce di un annullamento dell’incontro ma era stata sempre smentita. Ora dopo quindi una serie di stop and go, è arrivata la decisione, comunicata peraltro al Cremlino in modo irrituale. Il portavoce di Putin ha detto di averla appresa tramite il tweet. Trump non vedrà neppure il presidente turco Erdogan e il collega della Corea del Sud Moon Jae-in. Al momento sembra confermato quello con il cinese XiJinping. La crisi ucraina sembrerebbe il modo più funzionale di Kiev per ricordare all’Occidente che l’Ucraina esiste, che ha bisogno di aiuti finanziari e che alle elezioni del prossimo anno potrebbe vincere un filorusso.
Il vertice con la Cina sarà il fulcro del G20. Gli Usa sono indecisi se applicare ulteriori dazi. La politica dei dazi sarebbe un modo per impedire alle gerarchie cinesi di imporre trasferimenti di ricchezza verso l’entroterra per riequilibrare il Paese. Trump vuole mantenere la Cina in una situazione di fragilità interna non risolta. Poi c’è la questione del rallentamento dell’economia. Le attese sono di una nuova crisi nel 2020 per l’esaurirsi del ciclo di espansione e questo sarebbe un elemento contrario alla possibilità di Trump di farsi rieleggere. Infine, ma non meno importante, è la situazione europea. Anche qui Gli Usa stanno usando i dazi sulle auto come un’arma politica per ostacolare una Europa a trazione tedesca. L’appoggio di Trump al governo Conte è un modo per disarticolare la Ue. Un’Europa fragile è un vantaggio economico per gli Stati Uniti. In questo Trump non è molto diverso da Obama anche se il suo predecessore fingeva di credere alla Ue.
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