Tutti per uno ed ognuno per sé. La conferenza stampa di presentazione del "decretone" attuativo di Quota 100 e Reddito di cittadinanza conferma una tesi che è il segreto di Pulcinella. Le due misure cardine attorno a cui è stato cucito il contratto di governo, le più costose della sofferta manovra fiscale dell'esecutivo Gialloverde, prenderanno vita nonostante i corposi ridimensionamenti imposti dalla trattativa con l'Ue sul deficit. Se da un lato i grillini caldeggiavano entrambi i provvedimenti, Matteo Salvini non ha mai fatto nulla per nascondere le proprie perplessità sul reddito di cittadinanza tanto caro alla sponda gialla dell'alleanza di governo. L'obiettivo primario a detta di molti osservatori, quello di portare in essere i due provvedimenti accalappia voti in vista delle Europee, trascinandosi dietro il Paese alla bell'e meglio, sembra ampiamente raggiunto. E, sondaggi alla mano, al netto dell'atteso exploit della Lega, saranno appunto le due forze sovraniste a spartirsi le fette migliori della torta elettorale. Di lì in poi si naviga a vista. Soltanto l'esito delle prossime elezioni Europee potrà segnare il campo in cui si muoveranno le (nuove) forze politiche e la sensazione di essere di fronte a un bivio storico è tangibile. È proprio in base agli scenari che si verranno a creare che si potrà tirare un bilancio sulle reali aspettative di vita del governo in carica. Fosse per Salvini, che aspira ad un centro destra compatto sul fronte sovranista, racchiuso sotto la sua figura, si andrebbe avanti ad oltranza sino all'uscita di scena del padre fondatore del polo moderato che, a 82 anni suonati, non vuole saperne di darla vinta al pupillo in ascesa e annuncia con solita baldanza la sua ennesima discesa in campo. Anche per Di Maio e i suoi ogni giorno di governo è un giorno in più di vita e tramontato il sogno dei duri e puri capaci di governare da soli, per ovvia mancanza di numeri, anche dalle parti del Movimento 5 Stelle si aspetterà di conoscere i nuovi schieramenti e gli eventuali e futuri incroci. Se dopo le elezioni si dovesse andare avanti col duo "pentaleghista", quello che era un accordo giustificato da un contratto diverrebbe un'alleanza in tutto e per tutto, ma nel frattempo il buon viso a cattivo gioco continua a funzionare. E allora ecco spiegata l'ennesima, velata, provocazione, che poi nemmeno tanto provocazione è, piuttosto un ribadire la diversità delle due facce di questa insolita creatura a guida della XVIII legislatura della Repubblica. Sotto questa lente non sorprende apprendere che, al momento della foto che immortala i due vicepremier ai fianchi del Presidente Giuseppe Conte, soltanto Di Maio e Conte tenessero ben in vista i cartelli che pubblicizzano i due provvedimenti cardine, quota 100 e reddito. Quello di Salvini, infatti, reclamizzava soltanto la misura sulla riforma delle pensioni, cara ai suoi elettori, sprovvisto di ogni riferimento al reddito di cittadinanza mal visto dalla «parte più produttiva del Paese». Farsi la guerra nelle piazze, portando acqua al proprio mulino, quando si è da soli, e spalleggiarsi sotto il segno di una pace di opportunità quando ci si fa ritrarre insieme. È questo l'elemento che contraddistingue sin qui l'anomala compagine di governo. Una prassi che sembra ormai consolidata e soprattutto redditizia, in attesa della resa dei conti che, a giudicare dagli attori in gioco, più tardi è e meglio sarà.
di Alessandro Leproux
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