Nella bella serata estiva sul mare di Gallipoli, ieri sera, per l’Aispis, la nota showgirl Gegia, da sempre attenta e coraggiosa testimonial del difficile problema della violenza di genere e schierata anche contro ogni forma di bullismo, è stata chiamata a parlare ad un folto gruppo di giovani presenti al lido Samsara, unendo così al loro divertimento, un’occasione importante di informazione e di “formazione” sui gravi fatti di femminicidio e di stupro.
Il pensiero di Gegia, che tra l’altro vanta una laurea in psicologia e segue con dovizia gli studi criminologici e ogni trasmissione televisiva o letture che trattino di questi, si può riassumere in alcuni sintetici e icastici commenti, facilmente condivisibili nella loro linearità.
«È ottimo il parlare, il continuare a far conoscere, a discutere e a portare quindi alla ribalta questo problema così greve» dice l’attrice con forza e passione «Ma, mentre noi siamo qui a parlare, veniamo a sapere che proprio in questo momento, altri ancora, veri e propri criminali, stanno compiendo nuovamente questi scellerati gesti contro qualcuno inerme». Insomma, sostiene Gegia, le parole non bastano più e sono giunti i tempi di “punizioni esemplari”, in quanto la maggior parte di costoro, di questi stupratori e violentatori sono seriali, hanno connaturato o comunque acquisito nel tempo, un modus vivendi che li porterà sempre a reiterare il loro reato. Inutili quindi le pene comminate oggi, troppo leggere, tra sconti e riduzioni i rei si ritrovano quasi sempre fuori, a piede libero, e quindi facilmente in grado di ricommettere ancora e ancora il loro reato.
Anche le parole dunque, sebbene utili, si stanno rivelando insufficienti, perché, e a sostenerlo vivamente è sempre Gegia: «È la legge che deve essere cambiata. Sebbene Matteo Salvini stia ben operando in merito, è ancora troppo poco. Si dovrebbero comminare punizioni severissime e prive di qualsiasi facilitazione, dure nella pena come impietosi sono stati i carnefici con le loro vittime. Che gli ergastoli siano realmente tali e non che vengano ridotti, insomma che via sia una certezza assoluta della pena e che questa venga scontata sino in fondo. Soltanto così si potrà evitare che si continui a vedere sulle strade d’Italia il sangue degli innocenti».
DPF
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