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Giacomo Portas a 'La Repubblica': Ho spiegato a Letta perché non ci si può alleare con i 5S

Il leader dei Moderati Giacomo Portas, ieri ha incontrato a Roma il segretario Pd Enrico Letta. «Ho raccontato il mio punto di vista, ho spiegato perchè secondo me a Torino è impossibile un’alleanza con 5S. Bisogna ricordare che i Cinque Stelle hanno detto no ai Giochi. Si può ragionare in prospettiva. Prima però aspettiamo di vedere come sarà il partito guidato da Conte»”




«Ho raccontato a Letta il mio punto di vista, non gli ho dato consigli, ma pareri, da chi conosce Torino. Sondaggi alla mano». Giacomo Portas, fondatore dei Moderati, eletto nelle liste del Pd, da dove è uscito per non votare la fiducia al Conte bis, si è confrontato con il nuovo numero uno dei Dem sulle prospettive nazionali e amministrative dell’autunno.


Portas, sono più convincenti i numeri che ha lei in mano o quelli che gli ha fatto vedere Letta?

«I sondaggi sono tutti veri e tutti sballati. Bisogna saperli leggere. Saggiare oggi i nomi, qualsiasi nome, non avrebbe senso. È vero che il centrodestra a Torino, ma non solo, è da temere. Per questo ripeto che si deve fare in fretta a decidere».


E dal Pd, soprattutto a Roma, ribattono che bisogna allearsi con i 5 Stelle per battere la destra. E lei cosa dice?

«Dico calma. Il Pd ripete il concetto del campo largo. Attenzione. A me campo largo dice poco. Cosa vuol dire? Alleanza con i 5 Stelle. Bisogna vedere cosa diventa il Movimento, come sarà la mutazione del grillino? Se diventano il partito di Conte allora se ne può discutere, ma prima vediamo gli effetti».


Da parte sua nessuna apertura di credito?

«Se dicono si alla Tav, sì al Terzo Valico, sì alle Olimpiadi, basta rispetto a idee come la decrescita felice, allora si può ragionare. Appendino a Torino ha detto no ai Giochi, forse a Roma non se lo ricordano o lo hanno rimosso. Ma a Torino lei è ricordata per quello. Anche Chiamparino le ha detto Chiara riconosci i tuoi errori. Oggi non lo direbbe più, ne sono sicuro. Ma ormai il patatrac è fatto. Come fa il Pd ad allearsi con i 5 Stelle oggi?».


E cosa deve fare allora?

«Rifondare un Ulivo moderno, un Ulivo 2.0, guardando verso noi, Renzi, Calenda e la sinistra». I 5 Stelle vanno messi in purgatorio? «Si discute, si vede come si muovono, mi sembra che da qui al 2023, quando si andrà a votare per le politiche, per vedere Ulivo e Conte si potranno fidanzare».


Insomma, ora non ne vuol sentir parlare?

«Il beneficio di un’alleanza con i 5 Stelle oggi, a partire da alcune città come Torino, non è paragonabile ai costi».

Quale sarebbero i costi?

«In politica le somme non sono automatiche. Chi fa questi conti sbaglia. Si guarda a quello che si pensa di guadagnare, mai a quello che si rischia di perdere, come consensi e partiti».


Alla voce costi dell’alleanza Pd con i 5 Stelle mette anche i Moderati?

«Noi siamo sempre stati nel centrosinistra, leali con la coalizione, non solo quando si è vinto. E siamo pronti a fare le nostre liste a Torino, Napoli e probabilmente a Milano. Bisogna considerare non i Moderati, ma il voto moderato che rischia di disperdersi. Non è una questione di Portas, Appendino è anche simpatica, non è che non ci sto io, non ci starebbero i miei, non ci starebbe chi ci deve votare. Se e quando i grillini cambieranno pelle se ne potrà discutere».


Ha convinto Letta?

«Non devo convincerlo. Conosce le situazioni, ha visto tutto il percorso che abbiamo fatto a Torino».


Ma cosa deve fare il Pd?

«Aumentare la cubatura del palazzo, non cambiare solo le grandezze dei singoli appartamenti, frazionando l’esistente per fare entrare nuovi condomini. Attenzione, Conte rischia di occupare spazi che sono già del Pd».


Damilano fa paura?

«Non è un candidato buttato li così, come Buttiglione, Si muove bene, soprattutto nella Ztl. A Roma lo sanno, per questo bisogna fare in fretta».


Non sarà una partita facile.


«Ma è una partita che si può giocare, Tiriamo il calcio d’inizio»

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