Intervista esclusiva a Giacomo Portas, leader dei MODERATI
«Il #Pd ha bisogno di cambiare il simbolo». Giacomo Portas, esorta il segretario dei democratici Letta a cambiare le insegne che definisce «datate». Per quanto riguarda il Quirinale, invece, si ritrova con chi ritiene che l’attuale premier Draghi sia il profilo giusto per il dopo Mattarella, ma allo stesso tempo non esclude del tutto neanche l’ipotesi Pierluigi Bersani.
Riaperture - Giorgetti lascia intendere che siano state bloccate dagli alleati della coalizione. È davvero così?
«Ritengo siano state frenate dalla scienza e dalla prudenza di un uomo intelligente come Draghi».
Amministrative - Gualtieri è il candidato del Pd a Roma. Salta, in modo definitivo, l’asse con i 5 Stelle?
«Per quanto riguarda le comunali, l’accordo tra M5s e Pd, tranne a Napoli, non è sbocciato in matrimonio. Col passare del tempo, l’intesa diventa sempre più difficile».
Salta definitivamente, quindi, il modello del centrosinistra unitario?
«Mi sembra che oggi, considerando quanto sta accadendo nella capitale, a Milano e a Torino non esiste un’alleanza. In futuro potrebbe esserci. Aspettiamo il partito di Conte».
Lei ha fiducia nella forza guidata dall’ex premier?
«Non sono abituato a commentare cosa succede a casa degli altri. Abbiamo il nostro piccolo partito dei moderati e quindi pensiamo a occuparci di questo progetto».
La Meloni, intanto, sorpassa il Partito Democratico nei sondaggi. Non teme che le divisioni, emerse anche sul ddl Zan, possano creare sfiducia nell’elettorato?
«Non è solo il ddl Zan. Il Pd ritengo abbia bisogno di onestà, di una riverniciata e magari anche cambiare il simbolo e le insegne, che sono un po' datate».
Altra partita quella relativa al Quirinale. La mossa per spaccare il centrodestra potrebbe essere l’accordo con Forza Italia. È favorevole a un asse con gli azzurri?
«Bisogna solo trovare la persona più idonea per ricoprire il ruolo di presidente della Repubblica. Il nome che voterei sicuramente è Mario Draghi. Altro profilo su cui mi ritrovo, poi, è quello di Pierluigi Bersani. Apprezzo la sua unica onestà intellettuale».
Edoardo Sirignano
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