On. Giacomo Portas (Leader dei Moderati) al quotidiano "Il Tempo"
GIACOMO PORTAS Il leader dei Moderati: chiusa l’epoca di Chiamparino e Fassino tocca ai 40 enni “I sindaci civici vanno di moda ma io sono controcorrente: bisogna saper parlare con le periferie”
“Giacomo Portas, leader dei Moderati e deputato di Italia Viva è uno che alle prossime amministrative ha voglia di contare. Buongiorno Portas, ma quindi lei si ritrova già vecchio? «Non è questione di età. Ma è vero che a Torino c’è una classe dirigente che deve potersi esprimere ma non ne ha avuto la possibilità. Se vogliono emergere deve aver molto coraggio e un po’ d’incoscienza, capire che nessuno regalerà nulla. Avevo 43 anni quando ho fondato i Moderati: sembrava una pazzia ma siamo ancora qui». Le primarie vanno fatte o no? «Assolutamente sì, vinciamo solo con le primarie, perché dopo cinque anni di non gestione della Città da parte di Appendino, sono un modo per rimettere in moto associazioni, simpatizzanti, liste civiche che con metodo democratico potranno scegliere il candidato del centrosinistra. L’obiettivo è riportare Torino a essere una città votata allo sviluppo, che non teme la crescita in Europa. Dobbiamo rimediare, e in fretta, ai disastri di Appendino. Le primarie sono inoltre un allenamento, coinvolgono le persone e le “scaldano” in vista di un appuntamento fondamentale». Il candidato del centrosinistra si sceglierà a Torino o a Roma? «Per quanto riguarda i Moderati, sicuramente Torino. Quanto al Pd, mi auguro vivamente che a Roma si rendano conto che il polso dell’elettorato e della sensibilità delle persone ce l’hanno solo i dirigenti locali, quindi confido che la scelta venga fatta dalle rappresentanze locali». Il centrodestra può vincere? «La partita è aperta, ma anche loro avranno grandi problemi nello scegliere il candidato migliore. Molto dipenderà dalla condizione economica del Paese e dalla situazione del governo. Il centrodestra ha però un grosso problema : è bravo a sottolineare i problemi, a criticare, a spaventare le persone, ma difetta in progettualità e in soluzioni concrete. Salvini ne è la dimostrazione». I Moderati spesso sono stati il secondo partito della coalizione in città: quale sarà la vostra collocazione alle prossime comunali? «Siamo la lista civica più longeva a Torino, il cui simbolo non è cambiato dal 2006. È quindi intuibile come anche a noi farebbe piacere avere un nostro candidato sindaco, ma siamo disposti a rinunciare a fronte di un candidato di coalizione che rappresenti anche i nostri valori, quelli di un movimento di centro: lo sviluppo, la crescita e la famiglia e la sicurezza dei nostri territori, per citarne alcuni. Quindi, se ci saranno le primarie e si sceglierà un sindaco rappresentativo delle forze politiche del territorio, daremo il nostro contributo è però chiaro che per noi la base è sempre l’esclusione di qualunque alleanza coi 5 stelle, che hanno distrutto questa città». Quanto vale l’attuale classe politica torinese? È meglio un sindaco civico o politico? «La classe politica torinese parte da uno svantaggio che però può tradursi in un vantaggio. Abbiamo trascorso 15 anni con due big della politica nazionale come Chiamparino e Fassino, ma adesso il territorio può esprimere la propria classe dirigente interna, ci sono persone che possono emergere e diventare ottimi sindaci. I candidati civici vanno sempre di moda, ma io remo controcorrente: oggi Torino richiede decisioni importanti, che possono essere assunte solo da chi conosce bene la macchina amministrativa, quindi è necessario che il candidato sia un politico. Che sappia parlare con le imprese, con le parti sociali, ma anche con le periferie, ed è proprio sulle periferie che il centrosinistra deve lavorare per non lasciarle in mano a chi crea solo sentimenti negativi e di paura»
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