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Giacomo Portas: "Sì alle primarie Tutti si candidano quando ci sono 40 gradi "



On. Giacomo Portas (Leader dei Moderati - Indipendente Italia Viva) al quotidiano "La Repubblica" (Ed. Torino).


Non riesco a capire. Se visiti il museo della Juve, oppure vai nella sede della società, non credo che abbiano tolto le foto con Del Piero e le coppe vinte. Non credo che gli abbiano messo due dita negli occhi quando è andato via. Ecco. Ci vuole rispetto». Giacomo Portas, fondatore dei Moderati e deputato, prima con il Pd poi con Italia Viva, è rimasto colpito da alcune uscite rispetto a Chiamparino, Fassino e altri padri nobili del centrosinistra.



C’è una tardiva voglia di rottamazione?



«Si rottamano solo le auto, non le persone. La rottamazione in sé è un errore. L’importante è la squadra. E nella squadra ci sono tutti. Il giovane emergente che diventa una stella, il campione che ha già dato molto, il gregario che ti permette di macinare chilometri e chi ha più esperienza, che magari non corre più, ma che ti dà la giusta intuizione e dritta. Bisogna portare rispetto: quando Chiamparino ha finito i due mandati da sindaci, noi come Moderati lo abbiamo ringraziato con dei manifesti».



Lo sente spesso?



«Capita che ci confrontiamo, dovremmo vederci nelle prossime settimane».



Ammetterà che gli uomini con esperienza, soprattutto in politica, fanno fatica a mettersi da parte. Non trova?



«Anche questo è falso. Lo spazio si prende. Si conquista. Nessuno te lo regala. Non esistono i geni incompresi che non sono riusciti ad avere opportunità. Le occasioni te le prendi, rischi, poi può andare bene o male. Io a 43 anni ho fondato un movimento. Mi è andata bene, siamo sempre stati il secondo partito a Torino nel centrosinistra».




I Moderati hanno giocato a fare sempre l’ago della bilancia?



«Questo non è vero. Noi siamo sempre stati con il centrosinistra, tranne casi particolari, come a Moncalieri per queste elezioni. Non mi va di ricordare i motivi che ci hanno costretti a scegliere un altro candidato. Non ricordiamo i problemi del sindaco uscente, problemi che sono noti. Noi abbiamo scelto un candidato, Viscomi, imprenditore iscritto nella white list volute da Cantone».



Torniamo a Torino, il ruolo di garante di Castellani la convince?



«A me questi ruoli di garanti e facilitatori mi convincono poco. Quello che conta sono i programmi e il consenso. Tutti possono dare una mano. Castellani può dare un gran contributo, ma perché incastrarlo in un ruolo. Occupiamoci di Torino, scattiamo una bella foto alla città per capire di cosa ha bisogno e cosa fare dopo i cinque anni di Appendino e la perdita delle Olimpiadi, macchia che la sindaca avrà difficoltà a togliersi».




Lei dà per scontate le primarie. Perché?




«Non trovo altri modi per scegliere un candidato sindaco. Si trattasse di un sindaco alla fine del primo mandato, ma se ne deve scegliere uno nuovo. Fassino si è misurato alle primarie contro Gariglio, Viale ed altri. E di sicuro era una personalità di primo piano. Si è misurato lui, perché non dovrebbero farlo altri?»




Castellani dice che c’è il rischio che le primarie siano una conta delle truppe cammellate?




«Stereotipi che mi stufano. Se i voti li prende Pippo è perché è bravo, se li prende Pluto è perché ci sono le truppe cammellate. Non offendiamo l’intelligenza dei torinesi che, anche sensibilizzati, avranno la voglia di alzarsi la domenica mattina per scegliere il candidato sindaco».




Lei è un civico o un politico?



«Io mi considero un politico, ma con una lista civica, la più longeva, perché non ha tessere e la classica liturgia della politica. Però quando uno decide, dice “sì” o “no” su un tema o un provvedimento, fa il politico e fa politica. In campagna i civici si comporteranno allo stesso modo dei politici, faranno i santini, la pubblicità, perché andranno a caccia del consenso. Io non sono per limitare, se ne facciano di liste».




Come giudica i primi candidati alle primarie?




«Balneari. Con 40 gradi ci si candida tutti. Poi da settembre si farà sul serio. Spero che il Pd riesca a fare sintesi tra i suoi possibili candidati».



Parliamo degli avversari. Appendino si candiderà?



«Penso di no. Cercherà di nascondersi, facendo pesare il suo ruolo. La considero una persona intelligente, che ha mostrato coraggio: capirà però il disastro che ha fatto e si troverà uno spazio alternativo»



Teme il centrodestra?



«Mi preoccupa di più, anche se sono amministrative. A Torino il voto è sempre più politico. E quando arriveremo a mettere la scheda nell’urna la crisi avrà picchiato duro per mesi».


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