Intervista esclusiva di Antonello Sette (SprayNews) all’onorevole Gianfranco Rotondi, parlamentare democristiano, già ministro per l’attuazione del programma nel Governo Berlusconi
Rotondi, il centrodestra è andato fuori giri. Tutti i suoi leder si candidano riformarlo e l’alleanza scricchiola rumorosamente. Non bastasse Matteo Renzi prospetta una santa alleanza che, partendo da lui e da Giovanni Toti, vada da Forza Italia all’ala riformista del Partito Democratico. Si è fatta un’idea di quello che sta succedendo?
Messe nel cassetto, con perdite, le elezioni presidenziali, la creatività si scatena. Trovo normale che le forze politiche si interroghino sul futuro del Paese e, dentro il quale c’è anche il futuro loro.
Detto questo, il centrodestra, che conoscevamo, non c’è più e tutti, come nell’Armata Brancaleone, vanno sanco meta, ma da un’altra parte…
Il centrodestra non c’è dal 2018, da quando il principale partito, la Lega, scelse l’alleanza con i Cinquestelle senza avere la forza, o la voglia, di imporre nella maggioranza governativa tutto il centrodestra. Questo vulnus ha segnato tutta la legislatura e ha compromesso la salute del centrodestra.
E ora che succede?
Succede che abbiamo una parte del centrodestra, numericamente più forte in Parlamento, che è al Governo e un’altra parte, che rappresenta una estrema minoranza parlamentare, all’opposizione. Questi numeri, però, nell’elettorato si ribaltano e l’opposizione di centrodestra ha percentuali più elevate dei partiti di centrodestra, che sono al Governo.
Crede sia possibile che Forza Italia esca dal centrodestra per allearsi con Renzi, Toti e una parte del Pd, come oggi auspica anche il Sindaco di Bergamo Giorgio Gori?
Lo escludo e, in ogni caso, non potrebbe essere la mia scelta, perché io ho spaccato il Partito Popolare per fare una scelta di campo di centrodestra e, dopo 27 anni, non ho più l’età per fare una giravolta.
In molti vi accusano di essere rimasti in silenzio durante la lunga querelle per l‘elezione del Presidente della Repubblica. E’ sembrato che vi abbiano emarginato e vi siate fatti emarginare…
Questa accusa a me non la può fare fa nessuno, perché l’ho gridato dall’inizio che ero per Berlusconi. Dopo che Berlusconi si è ritirato, è vero, e lei quindi da quel punto in poi ha ragione, mi sono zittito.
Più in generale, sembra che la voce dei parlamentari cattolici sia sempre più flebile. Sembra anche a lei?
La presenza dei cattolici in politica non esiste. E’ inutile girarci intorno o fingere. Ci possono essere dei cattolici che siedono sui banchi parlamentari, ma non c’è una presenza dei cattolici in Parlamento.
L’unico cattolico che fa politica è Papa Francesco?
Papa Francesco non fa politica. La leggenda del Papa comunista la costruisce chi non vuole recepire il suo messaggio religioso. E’ comprensibile che turbi le coscienze l’appello a salvare le vite dei migranti. E’ comprensibile che interroghi i nostri sensi di colpa il richiamo a mettere il lavoro e la dignità della persona davanti al profitto, al guadagno e al potere. Sono parole sante. Gesù Cristo ci ha spiegato nel Vangelo che non è venuto per proporci una strada facile e leggera. Ci ha, anzi, detto che la gran parte di noi per quella strada si perderà. Mi sembra, quindi, che Papa Francesco faccia ottimamente il suo mestiere di Papa.
Le capita mai sognare? Che cosa sogna Gianfranco Rotondi nell’anno di grazia 2022?
Il mio sogno resta un Governo con la maggioranza assoluta della Democrazia Cristiana. Realisticamente, spero nella formazione di un partito unitario del centrodestra, che sia in grado di vincere le prossime elezioni politiche.
Un’ultima cosa, non marginale. E’ da poco arrivato in libreria “Lobby e Logge”, il secondo libro intervista di Alessandro Sallusti a Luca Palamara, che squarcia impietosamente altri veli sugliintrighi di potere, che hanno accompagnato, e continuano ad accompagnare, l’amministrazione della giustizia in Italia. L’ex Presidente dell’Associazione Nazionale Magistrati sostiene che la politica deve al più presto riformare, sin nel profondo, una giustizia ingiusta e malata, senza attendere che l’input parta dalla magistratura…Concorda?
Concorderei, ma purtroppo la classe politica non è grado di riformare se stessa. Figuriamoci la giustizia.
di Antonello Sette
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