Giorgio Mulé, giornalista, deputato di Forza Italia e sottosegretario alla Difesa.
“S.O.S. Urgentissimo. La crisi della giustizia è una metastasi che mina la democrazia”
“L’immagine della giustizia in Italia? In 20 anni trentamila in carcere da innocenti”
Mulé, il Ministro della giustizia Marta Cartabia ha usato parole dure contro il mondo della giustizia: “La magistratura”, ha detto, “sta attraversando una crisi di credibilità e, soprattutto ai miei occhi più grave, di crisi della fiducia dei cittadini. Tante volte in questi mesi, mi sono sentita porre una domanda che fa tremare le vene ai polsi: Ministro, come possiamo tornare ad avere fiducia nella giustizia?”. Giro a lei la stessa domanda… Come possiamo …?
La situazione che stiamo vivendo è gravissima per la tenuta della democrazia perché, laddove c’è una metastasi, come quella che si è formata all’interno della magistratura, le conseguenze ricadono su tutto il sistema.
Come ne usciamo?
Ne usciamo solo riformando coraggiosamente, come doveva essere fatto e come la magistratura non ha voluto accettare negli ultimi venti anni. Occorrono riforme coraggiose che rilancino l’attività della magistratura e la facciano non solo apparire, ma essere protagonista di una giustizia giusta e soprattutto equa.
I giudici, ha anche detto il ministro Cartabia, tornino ad avere la statura che la Costituzione gli chiede nel momento del giuramento. E ha ricordato l’articolo 54 che prescrive disciplina e onore. Ha aggiunto che ci vorrebbero più Livatino. Stiamo parlando, come sa meglio di me, di un magistrato ucciso dalla mafia e venerato come Beato dalla Chiesa cattolica. Chi ha letto il Sistema, il libro intervista di Alessandro Sallusti a Luca Palamara, vi ha scorto pochi profili alti e tanto meno giudici in odore di beatificazione…
Il giudice Livatino disdegnava il potere e il protagonismo. Viveva una condizione non di isolamento, ma di solitudine, che è l’unica possibile per prendere una decisione che mette in gioco la vita delle persone. La magistratura dell’ultimo ventennio ha, al contrario, fatto del protagonismo la sua principale deviazione. Ha offerto uno spettacolo indecente, quale è quello dei mille cittadini italiani che ogni anno sono ingiustamente detenuti. Una popolazione di trentamila ingiusti detenuti in venticinque anni, una città intera, che consegna al mondo non l’immagine, ma ahimè la certezza di una giustizia che ha smarrito la sua funzione. Quella di Livatino, ma anche di tanti altri giudici che sono fortunatamente ancora in vita, è l’immagine di una magistratura, che crede nella sua funzione. Una funzione che si ispira non solo all’articolo 54, ma anche all’articolo 101 della Costituzione, che li vuole soggetti solo alla legge. I magistrati in Italia hanno a volte disapplicato la legge, nascondendo, ad esempio, le prove in favore dell’imputato, la cui acquisizione è, invece, un obbligo imposto dall’articolo 358 del codice di procedura penale. Non a caso, ma per loro diretta responsabilità, i magistrati si trovano oggi nel buco nero della mancanza di credibilità.
Finalmente la questione è sollevata anche al di fuori dell’ambito del centrodestra, da un ministro di un Governo che comprende tutte le forze politiche con l’unica eccezione di Fratelli d’Italia. Eppure mi pare di poter dire che il Pd è rimasto ancora una volta in silenzio. Come Totò che continuava a prendere schiaffi perché voleva vedere come sarebbe andata a finire… Al Pd la giustizia va bene così come è?
Io spero di no, anche perché nelle file del Partito Democratico ci sono stati esponenti che hanno scontato e stanno scontando l’annullamento della loro vita sociale e politica per il marcio che c’è nella magistratura. E, laddove non bastassero i malcapitati in casa propria, il Pd sa bene che gli errori del passato, ovvero l’aver assecondato una magistratura, che non applicava la legge, ma la interpretava per andare contro una parte politica avversa, hanno contribuito a rendere la magistratura non attendibile. Spero vivamente che da parte loro, come da parte dei Cinquestelle, ci sia finalmente la consapevolezza che questo è un Paese in cui da tempo i diritti sono andati a farsi benedire e che per questo necessita di un pronto soccorso immediato per rimettere in piedi la credibilità di tutta la magistratura. E, di conseguenza, di tutta la nostra democrazia.
di Antonello Sette
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