Sottosegretario Mulè, Vladimir Putin, nel discorso, che ha aperto la parata del 9 maggio per il 77esimo anniversario della vittoria contro la Germania nazista, non è stato tenero con l’Occidente. Ha detto che la guerra era inevitabile, visto che erano in corso i preparativi per un’altra operazione punitiva nel Donbass e per un’invasione delle loro terre storiche, compresa la Crimea…
Il discorso di Putin obbedisce a una narrazione, che il 9 maggio doveva necessariamente essere recitata con gli accenti alti. Non mi meravigliano né i toni, né le falsità, a partire da quella sulla imminente operazione della Nato contro la Russia. Quello che più mi importa è cogliere la parte buona del discorso, ovvero la consapevolezza di Putin sulla necessità di evitare un’escalation della guerra con il ricorso ad armi nucleari di distruzione di massa. Da questa parte buona bisogna ripartire, tenendo anche conto delle aperture del Presidente Zelensky sulla territorialità dell’Ucraina. Su questo dobbiamo concentrarsi, senza farci sopraffare dalla tentazione di rispondere colpo su colpo, reiterando i toni e uniformandoli a quelli di Putin.
Non la turba la sua pomposissima rivendicazione pro domo sua di patria, fede di tutti gli altri valori tradizionali, che l’Occidente avrebbe, a suo giudizio, cancellato, nel segno di un degrado morale, foriero di ciniche falsificazioni, compresa quella sulla ricostruzione storica della seconda guerra mondiale?
La propaganda non mi importa. A me importa che finisca questa guerra e che si restituisca la vita, e la proiezione di una vita, al popolo ucraino. I miei valori, la mia storia, la mia cultura e il mio presente non sono neppure scalfiti dal discorso di Putin. Hanno corteccia dura e radici profonde. Non possono essere messi in dubbio da un comizio celebrativo sulla Piazza rossa.
Comprendo le ragioni della sua priorità, ma le parole restano pesanti come macigni. Putin ha detto che gli Stati Uniti d’America, soprattutto dopo il crollo dell’Unione Sovietica, hanno iniziando a parlare della loro esclusività, umiliando così non solo il mondo intero, ma anche i suoi stessi satelliti, che devono fingere di non accorgersi di nulla e ingoiare docilmente tutto…
Sono tutte cose, che mi scivolano addosso. Mi prendo il buono, che c’è in quel comizio e, per quanto mi concerne, caparbiamente farò di tutto perché si arrivi al cessate il fuoco e alla pace.
Quando potrebbe accadere?
Deve accadere al più presto. Deve accadere nel più breve periodo possibile. Ogni giorno è un giorno perso. Un giorno rubato alla pace. Un giorno rubato alla vita. Bisogna sbrigarsi.
di Antonello Sette
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