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Giovane marocchino arrestato per rapina in piazza con lo spray




Un giovane di origini marocchine è stato fermato dalla Squadra Mobile di Torino nel suo appartamento con le gravi imputazioni nei suoi confronti di rapina in concorso, omicidio preterintenzionale, lesioni aggravate e lesioni come conseguenza di altro reato. Questoi sarebbe il quinto componente della banda responsabile della rapina con spray al peperoncino durante il panico scatenato in piazza San Carlo il 3 giugno 2017, durante la proiezione su un maxischermo, della finale Juventus-Real Madrid. Durante precipitosa fuga delle persone presenti, morì una donna, Erika Pioletti, e ci furono oltre millecinquecento feriti anche gravi.


Altre sette persone, tutte di età compresa tra i diciotto e i venti anni erano già state arrestate, nell’aprile scorso, con l’accusa di omicidio preterintenzionale. Secondo gli inquirenti capitanati dal procuratore Armando Spataro, quattro degli arrestati «erano certamente in piazza San Carlo e certamente usavano spray per le rapine». Dalle indagini è emerso che tutti loro avevano già commesso in precedenza rapine adottando la tecnica dello spray al capsico, agendo durante grandi raduni pubblici come il “Kappa Futurfestival”, tenutosi al Parco Dora, ad un concerto di Elisa e Ghali alle “Officine grandi riparazioni”, ma anche in outlet e grandi punti vendita.


L’individuazione dei criminali è stata resa possibile grazie alle intercettazioni telefoniche avvenute durante un’altra indagine, nelle quali alcuni componenti del gruppo parlavano liberamente di una collanina che avevano rubato in una di quelle occasioni di piazza, avente un valore di molte centinaia di euro.


Tuttavia anche il sindaco Chiara Appendino e altre quattordici persone sono indagate per i reati di disastro, lesioni e omicidio colposo per quanto avvenuto in piazza San Carlo, per le modalità con le quali venne organizzato e gestito l’evento cittadino voluto nel giro di pochissimi giorni dall’ente turistico della città, “Turismo Torino” su mandato dell’amministrazione, con un budget a disposizione talmente esiguo da non aver potuto permettere un sufficiente numero di persone addette alla sicurezza.


Un’indagine protratta nel tempo ha così dato i suoi buoni frutti, consegnando alla giustizia un gruppo di malavitosi che, lungi dall’integrarsi, ha scelto più facilmente la via del crimine più odioso: l’aggressione di gente inerme.



DPF

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