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Giovanni Chiucchi, candidato per le Marche: con noi le migliori tradizioni del popolarisimo.


Regionali Marche, parla Giovanni Chiucchi, candidato del Movimento per le Marche: con noi le migliori tradizioni del popolarismo


 

«Per il rispetto che si deve agli italiani non si dovrebbero fare le campagne elettorali in piena estate. Ci vorrebbe una legge per vietarle», ci dice ridendo Giovanni Chiucchi, candidato alle regionali marchigiane prossime venture con il Movimento per le Marche, che sostiene la candidatura come governatore della regione di Francesco Acquaroli. Si tratta di una lista nata poco più di un mese fa e che ha chiamato attorno al candidato del centrodestra esponenti del mondo civico e dell’associazionismo. Il 24 agosto saranno 4 anni dal sisma: una feria profonda che ancora sanguina. E su cui il Movimento si è impegnato a dare da subito in caso di vittoria della coalizione una risposta. «Lo dobbiamo al territorio, e alla nostra gente. Persone che non si sono mai tirate indietro e che in questi anni hanno disperatamente cercato di contrastare il declino socio-economico cui sembra condannata la regione», spiega a Spraynews Chiucchi, che è candidato per la circoscrizione di Macerata. Chiucchi non è un politico di professione, l’unica esperienza che ha avuto è stata nelle scorse europee con i Popolari per l’Italia di Mario Mauro. Non è approdato a Strasburgo, è vero, ma il suo risultato personale è stato di assoluto rispetto. Segno che il territorio ha apprezzato il suo nome, avendo Chiucchi lavorato prima come tecnico di laboratorio informatico nell’ambito della scuola e poi nell’associazionismo, dove ha portato avanti i tempi dell’umanesimo sociale, e, infine, nel sindacato Confsal, dove ha si è occupato, nello specifico, degli enti locali. Ed eccolo quindi nuovamente ai nastri di partenza.


Stavolta l’obiettivo di entrare in Consiglio regionale è molto più concreto rispetto alla generosa sfida delle europee. E’ ottimista Chiucchi?


«Guardi, ho sempre inteso la politica come un servizio da dare agli altri. I problemi non hanno un colore ma richiedono sempre e comunque una soluzione. Ed io spero di poter portare il mio contributo. La lista Movimento per le Marche è un progetto nato proprio per queste elezioni dall’idea di alcuni ragazzi dall’associazionismo in provincia di Ascoli che in questi anni hanno condotto una seria e trasparente opposizione nei confronti della politica sanitaria regionale fatta di tagli. Queste associazioni si sono compattate e hanno avuto l’idea di presentare una lista civica a sostegno di Acquaroli. Il simbolo essendo nuovissimo non è chiaramente conosciuto, ma le persone che fanno parte della lista sì: sono cittadini che vengono da mondi e realtà diverse uniti dalla voglia di fare e di fare il bene comune.

Che valore aggiunto ritiene di poter portare all’interno della lista?


«Quello che voglio portare è la mia esperienza nel settore dell’associazionismo e in quello sindacale, due mondi che hanno segnato positivamente il mio percorso di crescita in tutti questi anni. La mia particolarità è il senso della concretezza. E un senso di rinascita. Chi vive nell’associazionismo ha la qualità dell’ascolto. Ascoltare è importante, oserei dire che è la prima caratteristica di un buon politico. Ascoltare per dare dignità, speranza e risposte alle persone, al valore umano. Non mi appartengono la demagogia e le facili promesse. Non posso pensare di raccontare una cosa sapendo poi di non poterla realizzare. Tutto ciò che ho in testa lo voglio realizzare, trovando le soluzioni migliori e condivise. Il futuro che ci attende dopo il Covid non sarà bellissimo se non riusciamo a dare speranza ai nostri figli e alle famiglie che si vedono costrette a posticipare i loro desideri di genitorialità perché non hanno indipedenza economica, non potremmo costruire una regione migliore. Insomma, spero e penso di poter contribuire a dare un senso di concretezza e di rinascita rispetto alla gestione della cosa pubblica. Rinascita che significa anche rivedere quello che eravamo prima e dare un senso vero a quello che sarà poi».


Il Covid ci ha resi tutti più deboli, ma tra i deboli quelli che più hanno sofferto per la mancanza di risposte rapide dalle istituzioni sono i disabili e le loro famiglie. Su questo come intende muoversi la vostra lista?


«Le famiglie che hanno in carica familiari affetti da qualsiasi forma di disabilità fisica e mentale, senza alcuna distinzione di età, oggi soffrono di una mancanza di servizio sostenibile ed accurato da parte dalle strutture sanitarie nazionali e territoriali. La Regione Marche, nella figura del sottoscritto, si impegna ad abbattere le barriere architettoniche sia di struttura che di vita, creando un sostegno continuato domiciliare e dando la possibilità alle famiglie di poter vivere una vita “vivibile”».




La regione Marche sta ancora scontando l’emergenza terremoto del 2016. A distanza di quattro anni da quel terribile sisma sono ancora profondi e dolorosi i segni nella società.


La situazione del terremoto è di priamria e assoluta emergenza anche perché in tutti questi anni non è stata davvero affrontata. Ci sono stati dei palliativi, piccole migliorie, ma la verità è che in molti territori ancora troviamo le rovine, ancora troviamo le persone costrette a vivere e a lavorare nei container. La situazione dal punto di vista economico è drammatica, molte attività produttive non si sono più riprese da allora e sono completamente bloccate. Vi sono intere famiglie che si trovano nella disperazione. Pensi solo che in questi mesi stanno arrivando le bollette che erano state sospese e i cittadini si sono visti arrivare richieste superiori anche ai 5 mila euro. Su questa questione occorre intervenire subito, perché è una vicenda che sta letteralmente togliendo il sonno ai marchigiani residenti all’interno del cratere sismico».


E lo Stato centrale? Cosa ha fatto in tutti questi anni?


«Vuole la verità? Poco, se non pochissimo. Si sono persi anni importanti in chiacchiere vuote. Abbiamo avuto un susseguirsi di commissari straordinari - persone che non conoscono il territorio – che non hanno offerto nessun tipo di soluzione. Commissari, i quali ognuno, come mi raccontava giorni fa un’avvocatessa di un comitato civico di Caldarola, hanno puntualmente detto cose diverse l’uno dall’altro. Il risultato? Non c’è stata progettualità e continuità nell’affrontare la rinascita del territorio».


Alle ferite del terremoto si sono aggiunte quelle del Covid. Come la situazione del manifatturiero marchigiano che negli anni 90 ha rappresentato un modello?


«Il modello marchigiano si era già vaporizzato nel 2008, nel senso che la globalizzazione ha colpito duramente le aziende storiche del territorio, penso all’Indesit, storica azienda di elettrodomestici che ancora negli anni 90 era il secondo produttore europeo e che nel 2014 è stata ceduta alla Whirlpool, azienda statunitense che subito dopo ha annunciato un piano di tagli, o, ancora, alle Cartiere emiliane. Il know out italiano, l’accuratezza del prodotto tipica della nostra imprenditoria è diventato facile preda di competitor internazionali che hanno vinto la sfida dei prezzi e del costo del lavoro e non hanno avuto nessuno scrupolo nel liberarsi del capitale umano del territorio per sostituirlo con manager e tecnici non italiani. Altro settore in forte sofferenza è il calzaturiero, una volta nostro fiore all’occhiello. Il fatto è che i nostri più che imprenditori erano terzisti e la loro fragile organizzazione aziendale non ha retto l’urto con l’aggressivo mercato internazionale. A dare la botta, speriamo non finale, è poi arrivato il Covid. Il governo ha dato la cassa integrazione, ma gli ammortizzatori sociale se pur necessari non bastano a risollevare l’economia. Servirebbe una progettualità nuova, una ventata di investimenti, anche per sfruttare a pieno le opportunità dei bandi europei, vedo invece il rischio di una nuova “burocrazia degli aiuti” che rischia di ammazzare il paziente prima che la medicina faccia effetto».


Chiucchi nella vostro Movimento si trovano anche alcuni fuoriusciti dal Movimento Cinque stelle. Un nome per tutti la parlamentare marchigiana del gruppo misto alla Camera Rachele Silvestri, fuoriuscita dal M5S nel gennaio 2020. Perché vengono con voi?


«Nella mia vita ho sempre visto le persone per quello che sono. Ebbene la cosiddetta cultura grillina può avere molte cose interessanti da dire e da dare al Paese, bisogna solo saperla indirizzare con delle modalità giuste. E’ tanto vero quello che dico che Silvestri non ha rinnegato nulla del suo impego passato e può rivendicare una coerenza della sue battaglie passate e presenti. Se queste persone hanno ritenuto di usicire dai ,5 Stelle è perché hanno visto che qualcosa lì dentro non funzionava, che c’era una forbice tra le parole e i fatti. A loro non posso che dire benvenuti nella nuova casa. Benvenuti nel centrodestra e grazie perché hanno avuto il coraggio di uscire da una formazione politica che ì, al di là della crisi che attraversa, governa il paese. Una scelta la loro di valore e sui valori».


Con la Lega come sono i rapporti del Movimento per le Marche?


«Ottimi. La lega ha avuto nelle Marche un grosso sviluppo a partire dalle europee. Ricordo che a Fabriano, dove la Dc ha avuto sempre avuto percentuali importanti, la Lega ha raggiunto il 38 per cento. Quello che ancora manca alla Lega è una struttura territoriale vera, una classe dirigente all’altezza….».


Che sappia parlare alla gente come faceva la Democrazia cristiana?


«Esattamente. E noi, eredi di quella storia e di quella cultura politica, ci candidiamo anche per valorizzare nel centrodestra quelle che sono le migliori tradizioni del popolarismo italiano».

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