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Giovanni Gallavotti si aggiudica il premio Poincaré, considerato il Nobel per la fisica matematica


Giovanni Gallavotti

E siamo a due. Dopo Alessio Figalli, vincitore della medaglia Fields considerata il Nobel della matematica, il fisico Giovanni Gallavotti ha vinto il Premio Poincaré, il maggiore riconoscimento internazionale per la fisica matematica. Assegnato ogni tre anni, il premio è stato istituito nel 1997 e Gallavotti. il primo italiano ad aggiudicarselo, è stato premiato per le sue ricerche sulla meccanica statistica, sulla teoria quantistica dei campi, la meccanica classica e i sistemi caotici.


Nato 77 anni fa a Napoli, Gallavotti è membro dell’Accademia dei Lincei e dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (Infn). «Giovanni Gallavotti è stato onorato per i suoi eccezionali contributi alla meccanica statistica di equilibrio e di non equilibrio, alla teoria dei campi quantistici, alla meccanica classica e ai sistemi caotici, inclusa, in particolare, la teoria della rinormalizzazione per i sistemi fermionici interagenti»: queste sono le motivazioni per l'onorificenza.

Nella sua lunga carriera scientifica il fisico italiano si è interessato a materie quali la meccanica statistica, la teoria quantistica dei campi e i sistemi caotici focalizzando il suo impegno, però, sulle tecniche utilizzate per studiare e risolvere i problemi della fisica. «Quello che mi interessa», ha detto Gallavotti, «è la scienza della natura, sia nei suoi aspetti storici sia in quelli tecnici».

È stato proprio l’aspetto tecnico, ovvero l’approccio materiale a questo campo di studio così complicato, ad affascinarlo e negli ultimi dieci anni lo hanno portato a studiare i sistemi che non sono in equilibrio. «La termodinamica è nata con l’era industriale e da quando si sono costruiti i primi motori a combustione interna è divenuta fondamentale per ottenere da questi il massimo rendimento possibile. Era una questione teorica, ma di grande importanza per l’ingegneria e all’inizio dell’800 queste ricerche hanno permesso di calcolare materialmente quanto si può ottenere da una macchina», ha detto lo scienziato. «Allora», ha proseguito, «il problema riguardava soprattutto i sistemi in equilibrio termico, mentre negli ultimi anni è stato il tentativo di estendere questi studi a sistemi che non sono in equilibrio». La meccanica del non equilibrio ha cominciato a essere presa in considerazione per l’analisi meccanica dei sistemi macroscopici e di quelli microscopici, in quanto studio di nuove possibilità e risultati.

Sembra tutto complicatissimo e sopratutto quasi non raggiungibile dal pensiero umano parlare delle applicazioni che ha avuto lo sviluppo di queste teorie ma, facendo un esempio, questi studi sono stati efficaci per la stabilità del movimento dei satelliti artificiali. Spingendosi poi nel campo dell'astronomia, la meccanica dei sistemi in non equilibrio potrebbe essere applicata al movimento dei pianeti. «Sappiamo che il Sistema Solare oggi è stabile, ma per quanto tempo resterà tale?» ha osservato Gallavotti.


Andrea Nido



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