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Giovanni Tria, "dead man walking"? Ecotassa, il governo ci vuole pensare ancora


Più che un vertice un partita a tresette. Col morto.

All'ennesimo incontro sulla manovra economica, previsto a palazzo Chigi tra il premier Giuseppe Conte e i suoi due vice, Luigi di Maio e Matteo Salvini, Giovanni Tria è arrivato largamente in anticipo per una riunione preventiva col Ragioniere generale dello Stato Daniele Franco e Conte. Ma all'arrivo dei due leader, leghista e grillino, di Tria se ne perdono le tracce.

Noncuranti le spiegazioni, a voler significare che per quella particolare discussione del ministro dell'Economia non c'era bisogno. È forse l'epilogo di una storia che ha visto il premier Conte guadagnare un ruolo particolarmente attivo nella gestione dei rapporti tra Europa e Italia, quasi un garante che possa ricondurre a ragione i due vice avvitati nel loro ruolo, decisi a tenere duro sui loro cavalli di battaglia: reddito di cittadinanza e pensioni a quota 100. Insomma, se sale Conte Tria deve scendere.

Che poi lui stesso possa scegliere l'uscita con le dimissioni lo sussurrano i retroscena di un sms, pare inviato al presidente dei deputati di Forza Italia Renato Brunetta, in cui direbbe di non farcela proprio più a sostenere una situazione che non lo porta a fare una bella figura con le autorità economiche di Bruxelles.

E senza di lui arriva qualche novità: l'ecotassa, il taglio delle pensioni d'oro dal 25 al 40 per cento, l'abbassamento della spesa pensionistica dal 6,7 a 5 miliardi e tempi più lunghi per percepire l'assegno pensionistico, da 3 mesi fino a 6. Manca però l'accordo sul reddito di cittadinanza, ma Conte è ottimista.

La risposta dell'Europa alle proposte italiane, ancora tutte da presentare, arriverà il 17 dicembre ma la visita di Conte a Bruxelles per incontrare il capo della Commissione Jean-Claude Junker, prevista per martedì, potrebbe slittare proprio per questa mancanza di accordo.


Intanto ci sono ancora polemiche sull'ecotassa, l'emendamento alla manovra approvato alla Camera che introduce incentivi fino a 6 mila euro per l'acquisto di auto elettriche o ibride e un prelievo fino a 3 mila euro su quelle più inquinanti. Conte da palazzo Chigi, proprio dopo la riunione annuncia: «Abbiamo deciso di effettuare un supplemento di riflessione». Con Di Maio deciso: «Non vogliamo mettere tasse sulle auto ma dare un bonus a chi ne acquista non inquinanti». Poi fa sapere che lunedì o martedì incontrerà costruttori, sindacati e consumatori: l'attrito con la Lega è così ridimensionato, visto che Salvini aveva detto un no convinto: «Mettere nuove tasse è l'ultima cosa da fare, con me non passerà mai».

Opposizioni all'attacco: «Al governo sono masochisti», commenta Renato Brunetta di Forza Italia, mentre per Ettore Rosato del Pd la misura «colpisce non chi inquina, ma chi non può permettersi una super auto di nuova generazione». Gli industriali poi sono furenti: uno studio di Mediobanca prevede un aumento dei prezzi tra il 2 e il 6 per cento per la maggior parte dei modelli Fca venduti in Italia. Senza contare le minori vendite, visto che su elettrico e ibrido Fca è ancora indietro.


Il bonus per le auto ecologiche, nella relazione tecnica che accompagna la misura, è di 335 milioni, poco meno di quanto si dovrebbe ottenere con la tassa sulle auto inquinanti, pari a 340 milioni. Il "niet" di Salvini potrebbe salvare Panda e 500, le utilitarie insomma, escludendo poi l'incentivo per le ibride o elettriche di lusso.

Allarme dai sindacati, preoccupati per il balzello che arriva proprio a ridosso del nuovo piano industriale Fca per l'Italia, che prevede sostanziosi investimenti - 5 miliardi di euro - in numerosi stabilimenti industriali. Per Bentivogli della Flm si deve lasciare il tempo all'azienda di produrre i suoi nuovi modelli elettrici e ibridi invece di tagliare le gambe a Fca con nuove tasse.

Il paragone con l'estero poi è illuminante: con un miliardo di sovvenzioni, la Germania ha immatricolato 92 mila auto a alimentazione alternativa; 168 mila in Gran Bretagna; 99 mila in Francia.

Scontata la fiducia dei deputati per la fiducia al voto. Ma le opposizioni lamentano quello che chiamano uno "scatolone vuoto" perché i provvedimenti più politicamente, ed economicamente, sostanziosi verranno inseriti con emendamenti a palazzo Madama.


di Paolo dal Dosso

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