Giuseppe Calderisi, politico, già deputato Radicale, di Forza Italia e del Partito delle Libertà
Calderisi, la giustizia italiana è sotto scacco. L’ex Presidente dell’Associazione Nazionale Magistrati Luca Palamara nel libro intervista di Alessandro Sallusti ha scoperchiato il vaso marcio di un Sistema, che attraverso le correnti decideva non solo il corso delle carriere, ma addirittura la promozione e l’esito di alcuni processi. Secondo lei, la riforma Cartabia, approvata praticamente all’unanimità dal Parlamento, è la panacea di tutti i mali della giustizia?
La giustizia in Italia è profondamente malata da diversi decenni. Le cose, che si possono leggere nel libro di Palamara, i più avvertiti le conoscevano già, anche se non con la puntualità, i dettagli e le prove inconfutabili che tutti dobbiamo a Palamara. La riforma Cartabia è assolutamente necessaria perché interviene sui tempi della giustizia ed è importantissima anche ai fini dell’utilizzazione dei fondi europei. Cancella, oltretutto, quell’obbrobrio della controriforma Bonafede sul fine processo mai. Non risolve, però, tutti i problemi perché, come emerge anche dal libro intervista di Palamara, oltre alla durata dei processi, c’è una questione istituzionale che investe la certezza del diritto e l’equilibrio dei poteri. Il Sistema giustizia sta di fatto funzionando, in contrasto con i principi della Costituzione. Servono, e da tempo, riforme più incisive e radicali. Innanzi tutto la riforma del Csm che deve porsi, come primo obiettivo, il superamento del sistema di potere delle correnti. Serve, poi, separare le carriere anche per impedire ad alcuni pubblici ministeri l’esercizio di un potere spropositato. Bisognerà anche trovare il modo di ovviare allo squilibrio fortissimo che si è creato fra i poteri democraticamente eletti, come il Parlamento e il Governo, e quell’altro potere creato dal combinato disposto di alcune procure e dei media compiacenti. Poteri indispensabili, che sono diventati irresponsabili. Non dimentichiamo che l’equilibrio istituzionale è saltato nel momento in cui l’impianto voluto dai padri costituenti è venuto meno, a seguito dell’abolizione dell’immunità parlamentare. Si è buttato il bambino con l’acqua sporca. Bisognava riformare quel sistema. Non cancellarlo.
Quanto sono importanti in questo fosco quadro i referendum sulla giustizia promossi dal Partito Radicale?
Per favorire le fondamentali riforme che mancano, lo strumento dei referendum è indispensabile. Con gli equilibri politici che ci sono è impensabili aspettarsi le soluzioni necessarie dal Parlamento. E’ altrettanto vero, però, che i referendum non possono riformare compiutamente le leggi, ma solo abolirle in toto o in parte. Oltretutto, non possono intervenire in materia costituzionale, come è quella della separazione delle carriere. Per referendum si può arrivare solo a una netta separazione delle rispettive funzioni. La spinta che può venire dai referendum, e penso naturalmente anche alla riforma del Csm, è, però, fondamentale perché altrimenti le riforme non si faranno mai.
Luca Palamara vuole portare la sua denuncia sui mali della giustizia che, come sa meglio di me, ha constatato da molto vicino, all’interno del Parlamento. Come giudica la sua scelta di candidarsi alle elezioni suppletive per la Camera dei Deputati nel seggio di Roma Primavalle?
Io credo che sia una decisione da accogliere positivamente. Le mie idee politiche sono diverse da quelle di Palamara né posso condividere la sua storia professionale. Detto questo, la sua denuncia e la sua testimonianza, se portate nel cuore del Parlamento, possono avere ancora più efficacia e diventare un propellente importante in vista, e nella direzione, delle riforme che mancano. La sua candidatura è un passo positivo e credo che tutte le forze interessate a risolvere i problemi della giustizia dovrebbero sostenerla, se non altro a questo fine.
Quindi, anche lei lo voterebbe?
Non appartengo a quel collegio elettorale. Dovrei semmai vedere anche gli altri candidati. Però, anche se come radicale e come deputato di Forza Italia e del Pdl, ho sempre combattuto quel Sistema che ha coinvolto Palamara direttamente e ai massimi livelli, non posso fare a meno di rimandare al mittente la volontà diffusa di trasformarlo nell’unico capro espiatorio. E non posso non accorgermi che la sua sacrosanta denuncia, se portata in Parlamento, potrebbe diventare una contraddizione altamente positiva, in grado di smascherare tutti quelli che vogliono ancora mettere la sabbia sotto il tappeto. Che sarebbero costretti finalmente a fare i conti con i mali ormai atavici della giustizia italiana.
di Antonello Sette
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