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Giustizia e caso Mori, Lucaselli (Fdi): Tante le storture, la riforma Cartabia così com'è non basta



Amministrative: «Roma non ha bisogno di volti popolari, ma di chi sa risolvere i problemi. Si chiuda subito su Michetti»


Ylenja Lucaselli, deputata di Fratelli d’Italia e dirigente nazionale del partito della Meloni, in un’intervista esclusiva rilasciata a Spraynews, pur non entrando in merito al processo che riguarda Mori, colui che ha arrestato Riina, chiede una riforma dell’intero sistema giudiziario, aspetto su cui secondo lei l’attuale ministro Cartabia non avrebbe intenzioni di andare fino in fondo. Per quanto riguarda le amministrative, invece, esorta il centrodestra a chiudere, in tempi brevi, su Enrico Michetti: «Un volto non noto che può risolvere i problemi amministrativi della capitale».


Riforma della giustizia, basta quanto sta facendo il ministro Cartabia?


«Non è sufficiente. Serve all’Italia riformare un sistema che è ormai logoro sia da un punto di vista organizzativo-procedurale che nel merito rispetto ad alcune particolari questioni. Una vera riforma della giustizia deve partire necessariamente da quella del Csm. Solo così non ci sarà più commistione tra politica e magistratura. La deriva dovuti agli ultimi fatti è dannosa sia per l’immagine stessa di quest’ultima, ma soprattutto perché il sistema giustizia è uno di quelli che dall’estero viene guardato con maggiore attenzione. La garanzia e la certezza del diritto, infatti, sono principi fondamentali per chi decide di investire in Italia. Cartabia è concentrata su riforme spot, invece di guardare al quadro complessivo di riforme sostanziali di tutte le procedure nel loro complesso e non solo di alcune parti del diritto».


Lega e Radicali propongono un referendum. E’ la sola medicina utile?


«Guardiamo con attenzione al referendum. Ci saranno delle interlocuzioni fra i leader di Lega e Fratelli d’Italia. E’ un modo per puntare il faro su una questione che viene sbandierata da tutti, ma affrontata mai da nessuno. Si tratta, pertanto, di una buona iniziativa che guardiamo con particolare attenzione».


Parte del Pd abbandona la linea giustizialista che ha caratterizzato il partito negli ultimi anni…


«Il Partito Democratico su questi temi è molto diviso e non ha più una vera linea. Ho letto le interviste di Bettini e le reazioni fredde di Letta. Mi sembra che non ci sia un pensiero unico sui temi della giustizia. Ritengo che ancora una volta il Pd, così come ha fatto con immigrazione, Ius Soli e tassa di successione, stia cercando più una posizione di bandiera per assicurarsi una fetta di elettorato che effettuare la scelta migliore per i cittadini».


Trattativa Stato-mafia, per Mori e De Donno chiesti 12 e 8 anni, pur essendo nei fatti coloro che hanno arrestato Riina…


«Bisogna vedere quello che i magistrati hanno in mano. Tutto ciò che è sotto processo ritengo che non andrebbe commentato da chi non conosce le carte. Mi astengo, pertanto, anche io dal farlo. A seguito della scarcerazione di Brusca indubbiamente in Italia va avanti un ampissimo dibattito e ciò dà la percezione di come un intero sistema andrebbe riformato. Basti pensare che persone che si sono macchiate con certezza di fatti gravissimi, pur non collaborando con lo Stato, possono comunque usufruire di una serie di benefici. In tal senso, ovviamente, non siamo d’accordo. Siamo garantisti in tutta la fase del procedimento fino al terzo grado, ma siamo giustizialisti nell’esecuzione della pena. Chi sbaglia deve pagare».


Non le sembra, però, un controsenso che chi in passato è stato protagonista di stragi stia fuori e chi invece ha combattuto la malavita vada in galera…


«Serve tener conto innanzitutto di un incartamento processuale che non conosco. Non so quali elementi abbia il Pm. Bisogna capire effettivamente se qualcosa c’è. Posso dire, che comunque, visto dal di fuori, il sistema giustizia ha storture forti che vanno sistemate. La sensazione è che la Cartabia non voglia farlo».


Il caso Mori, però, è stato oggetto anche di ricostruzioni da parte della nota trasmissione Report. E’ favorevole a quella narrazione dei fatti?


«Non sono abituata a commentare i fatti o quello che viene riportato dai giornali. La cronaca giudiziaria sicuramente va raccontata, dopodiché abbiamo un organismo che è la magistratura che ha il compito di fare le indagini e accertare se c’è o meno un reato. Sono contraria alla mediatizzazione dei processi penali soprattutto perché se si verifica le persone assolte dopo 10-15 anni di processo si resta sconvolti dai numeri».


Secondo Dagospia, a breve, uscirà un nuovo libro di Palamara su massoneria e magistratura. Che idea si è fatta sulle inchieste dell’ex togato?


«Palamara ha portato alla luce una serie di disposizioni di potere all’interno della magistratura. Tutti, prima di lui, ne avevano parlato, ma nessuno aveva avuto il coraggio di far emergere dei fatti. Dalle sue inchieste si sono accesi i riflettori sul tema della magistratura, che così com’è non va bene».


Cambiando argomento, i sondaggi premiano Fratelli d’Italia e non la tanto discussa federazione tra Lega e Forza Italia. Perché?


«La decisione di Fratelli d’Italia è naturale, quasi scontata. Fi e Lega sono due partiti del centrodestra che sono al governo, mentre noi siamo all’opposizione. Rispettiamo, pertanto, la loro decisione di federare i parlamentari al fine di avere maggiore forza all’interno dell’esecutivo Draghi. Tutto sommato è giusto che lo facciano. Non a caso siamo stati i primi, quando i nostri alleati sono entrati in maggioranza a proporre un intergruppo anche con i parlamentari della minoranza proprio perché riteniamo che dall’opposizione si possa dare più forza all’attività dei partiti di governo che provengono dal centrodestra. L’intento di Lega e Fi è fare in modo che tra loro ci sia un’operazione coordinata all’interno del governo. E’ naturale, pertanto, che Fratelli d’Italia stia fuori dalla federazione».


Amministrative, a breve si chiuderà su Roma. E’ favorevole alla discesa in campo di Enrico Michetti?


«Michetti è un candidato validissimo. Oggi bisognerebbe smetterla di guardare ai nomi popolari, cioè a quelli conosciuti, piuttosto serve orientarsi verso chi ha le capacità per intervenire su situazioni come quella romana. Michetti ha il curriculum giusto in tal senso, essendo un avvocato amministrativista che viene chiamato dai sindaci di tutta Italia per risolvere i problemi dei Comuni. E’ la persona più adatta per governare la capitale, considerando che a Roma serve ricostruire dalle fondamenta, non solo da un punto di vista strutturale, ma soprattutto amministrativo e organizzativo».


Edoardo Sirignano

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