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Ascolti, smentite le bugie della De Santis: Festival è naufragato già dal primo attacco a Baglioni



E dunque stasera va in scena il gran finale di un festival di Sanremo che non è stato affatto un granché. Se non fosse per l’esperienza di Claudio Baglioni, il quale, nonostante tutto, ha deluso i telespettatori al pari dei suoi compagni di conduzione, verrebbe quasi da considerarlo raffazzonato, improvvisato. Invece, e questo lo rende ancor più drammatico, è stato pensato e voluto così. Senza nemmeno badare a spese. Però, se vogliamo essere davvero onesti, questa edizione è morta in culla. In pratica, alla vigilia del sipario, nel momento in cui è scoppiata la polemica fra Baglioni e Salvini sugli immigrati il Festival è morto. È naufragato come una scialuppa alla deriva. E non si è più ripreso.


In quel momento gli italiani hanno capito che sarebbe stata una edizione politica senza parlarne apertamente, una kermesse fintamente popolare avendo la voglia di essere maledettamente aristocratica, al limite dello snobismo. Esemplare la presenza su palco di Ligabue, il finto rock con la puzza sotto al naso. Il cantante che canta solo per il contante. Popolari parole, aristocratici dentro, il falso che vuole apparire vero. E poi l’atteggiamento ondivago della Rai, da manuale delle cose da non fare quello del direttore di Rai Uno uno, Teresa De Santis, ha fatto il capolavoro. Prima hanno attaccato Baglioni, poi lo hanno congelato, infine si sono visti costretti a difenderlo, a rilanciare l’opzione della terza edizione o, in subordine, un programma tutto suo come premio di consolazione. Quando si dice la coerenza, quando si dice avere le idee chiare.


Le stesse messe in campo per il dopo festival, manifestazione condotta da un trio di saltimbanchi straniati e stranianti. Dove vince per manifesta incapacità tale Melissa Greta

Marchetto – “una conduttrice televisiva, conduttrice radiofonica e giornalista italiana”, come recita Wikipedia- piatta e scialba come la sua silhouette, diciamo. Mica è un caso se a Sanremo, fuori e dentro la sala stampa, nei corridoi dell’Ariston, nelle cene del dopo

festival, tutti si chiedono “ ma questa chi è? perché è lì?”. E il gioco preferito è la caccia a chi l’abbia raccomandata. Altrimenti non c’è spiegazione. Come non c’è logica, se non quella del baro al tavolo da poker, al fatto che il direttore di Rai Uno vada sostenendo che gli

ascolti fatti “sono grandi risultati, lo share è in linea con il precedente. La cosa più interessante è il trend di ascolto che è in crescita”. Peccato che i dati dicano l’esatto contrario. Comunque tranquilli la De Santis vuole lavorare “sul ringiovanimento progressivo del pubblico. Il lavoro musicale, tecnico, di scelta artistica di Baglioni è stato rischiosissimo ma straordinario. Il dirottatore, come ha scritto qualcuno, è stato un grande affrescatore”. Ecco visto il cast abbiamo seri dubbi. La media età è ben oltre la media, e, se c’è una cosa che i giovani non fanno è guardare il festival di Sanremo. Insomma idee talmente nuove da essere

già vecchie un secondo dopo averle pronunciate. Qualcuno spieghi al direttore che il telespettatore medio della Rai è over 50 e di prodotti artefatti ne ha piene le scatole e non sopporta i sermoni televisivi quali la De Santis sembra essere affezionata. E la morale, in fondo, la fa un comico che non fa ridere ma piangere dovendo sottostare alla liturgia del festival di Sanremo, e al suo corposo compenso. Sostiene Claudio Bisio di avere un po’ invidiato Pio e Amedeo: “Quando ho visto il loro pezzo, ho provato l’invidia del comico per la libertà che io non mi sono dato”. Essere sacerdoti del festival vuol dire anche “evitare il turpiloquio: ieri sera ho detto 'cazzo' e 'merda' solo nel monologo, perché lo considero un pezzo di prosa”. Interviene sul filo dell’ironia Claudio Baglioni: “Ora basta con le parolacce, la licenza è finita”. Anche la fantasia degli artisti e le capacità professionali dei dirgenti Rai sono finite. E, per fortuna, stasera anche il Festival....


di Alberto Milani

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