Assistiamo in questi giorni alla pubblicazione sui social di numerose foto di colleghi della Polizia di Stato che consumano il pasto in luoghi di fortuna, con reazioni stupefatte da parte di tutti, come se si trattasse di un qualcosa mai visto.
Ed ecco che subito il pensiero va a tutti quei colleghi Carabinieri che da anni consumano i pasti in luoghi di fortuna, vedi durante l’ O.P., dove proprio i colleghi della Polizia sono spesso beatamente seduti al tavolo del ristorante, contrariamente a noi.
Sono “secoli” che chiediamo di avere i buoni pasto in alternativa alla consumazione in luoghi di fortuna, spesso inadatti ed antigienici, ad esempio sui mezzi adibiti all’ordine pubblico, in compagnia di materiali vari e di armamento e, soprattutto, con modalità non propriamente aderenti alla richiesta “distanza di sicurezza”. Oppure in mense al limite della dignità sanitaria e culinaria, serviti spesso anche a brutto muso dai sottopagati addetti alle mense che, silentemente, si sfogano su noi Carabinieri pur di mantenere il posto di lavoro.
E qui nasce spontanea la domanda: chi sono i veri aguzzini di questo personale e dei carabinieri ? Le ditte o, magari, chi gli impone contratti al massimo ribasso ?
E se le ditte omettono di osservare le prescrizioni imposte dai contratti facendo si che si configuri il reato previsto e punito dall’ 355 del c.p., “inadempimento di contratti di pubbliche forniture” dove stanno quei soggetti deputati a far rispettare la legge ? Cosa fa l’Amministrazione per far si che i Carabinieri, “invitati” a consumare i pasti in caserma, mangino bene ?
Questa ennesima ma nuova problematica si affaccia su uno spaccato ben più ampio: una questione irrisolta da anni che mina la serenità dei colleghi, che più volte evitano di consumare i pasti in caserma perché non di loro gradimento.
Quanto costa la mensa ? Quanto sarebbe più utile dare flessibilità alla consumazione del pasto e, soprattutto, permettere ad ogni carabiniere di mangiare ciò che desidera ?
Il SIM Carabinieri auspica che questa situazione incredibile che si è venuta a creare con il Green Pass faccia da volano per far si che nel prossimo contratto venga discusso e, quindi prevista, la monetizzazione e la defiscalizzazione del buono pasto, che potrebbe essere erogato anche e semplicemente attraverso un normalissimo rimborso sullo stipendio.
Tutti vogliono tutto e tutti non vogliono responsabilità. Il SIM Carabinieri ribadisce che in assenza di Green Pass, o in qualsiasi situazione di consumazione di emergenza, vengano distribuiti i buoni pasto per non vedere mai i carabinieri obbligati a consumare il pasto per strada o nei mezzi, il tutto anche per evitare il perpetrarsi di appalti da milioni di euro delle solite note ditte che puntualmente non sono in grado di gestire neanche le loro mense interne, come già evidenziato qualche giorno fa sulla gestione della mensa della caserma Salvo D’Acquisto di Tor di Quinto.
SIM CARABINIERI Segreteria Nazionale
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