È un testa a testa. Roma è partita svantaggiata: prima Spelacchio, ormai noto in tutto il mondo. E il suo erede. Spezzacchio, all'inizio non ha avuto miglior fortuna, anche se il nome dello sponsor garantisce una sicura riuscita
È Netflix contro Swarovski, e se la potenza economica della piattaforma televisiva è superiore, è dura la lotta con l'avversario, il cui nome è sinonimo di brillantezza e sfarzo.
La Capitale politica e quella economica si affrontano anche a colpi di showbiz: purtroppo Spezzacchio è stato colpito dalla più classica delle fughe di notizia, con foto impietose prima della scena. Un po' come se una modella si mostrasse in pubblico prima del passaggio al trucco e parrucco, con ancora i bigodini in testa e il pigiamone di flanella addosso. Una volta riattaccati tutti i rami, smontati per favorire il trasporto, dovrebbe avere centinaia di pallette rosse con le facce degli attori dei serial più noti e led a profusione per illuminarlo. Leccato e patinato invece l'arrivo dell'albero milanese, immortalato già pieno di luci e di folla.
La location, si sa, ha la sua importanza. Roma da sempre espone il suo albero in piazza Venezia, eminentemente raffigurato con alle spalle il Vittoriano, il monumento ai caduti "affettuosamente" chiamato dai romani la "macchina da scrivere" per la sua monumentalità onusta di marmi e di guglie. Un posto di passaggio rapido, insomma, con la chiusura dei Fori Imperiali che rende l'automobilista romano ancora più distratto dal panorama e concentrato sul traffico; anche se un'occhiatina e una foto col cellulare, mentre è in coda, non la nega all'erede di Spelacchio. L'inaugurazione, l'8 dicembre, come da tradizione. Ma lo spirito ironico dei romani sui social mette vicino a Spezzacchio il sindaco Virginia Raggi col vestito di gala per la prima al Teatro dell'Opera: diciamo un abito non propriamente sobrio.
Milano accende il suo albero più bello in galleria Vittorio Emanuele, proprio a fianco al Duomo; e lo piazza sotto l'Ottagono, con la sua miriade di lucine blu accese. Madrina della cerimonia di accensione Belen Rodriguez, che vicina al figlio e accanto al sindaco Giuseppe Sala non fa che aggiungere bellezza a bellezza. La folla di milanesi intervenuta divide il suo entusiastico apprezzamento tra l'albero, il sindaco e la madrina: inutile cercare di calcolarne le percentuali, sono ovviamente tutte a favore di Belen. La location milanese poi, quella galleria sinonimo di shopping ricco e costoso, dove tutti passano, se non per comprare almeno per occhieggiare alle vetrine, è un vero patrimonio tradizionale del passeggio dei meneghini, e non solo nei giorni di festa. E la differenza tra il giorno e la notte non la fanno i fanalini delle auto in coda ma il gioco di luci della galleria stessa.
Milano comunque gioca sporco: cerca di vincere questa "battaglia dell'albero" piazzandone diversi, tutti belli e pieni di fronde, in tutte le piazze più importanti della città. È un comune ricco quello di Sala, che può permettersi di abbellire posti già celebrati come piazza Gae Aulenti, nuovo centro d'interesse milanese col suo "bosco verticale" e la fontana a livello marciapiede; o il nuovissimo quartiere CityLife, che ha preso il posto della vecchia fiera campionaria e con il grattacielo più alto d'Italia, anche lì l'immancabile albero illuminato.
Comunque Spezzacchio, anche senza vicino Belen, fa la sua figura: ha anche un posto riservato per i selfie. E ai romani piacerà. Ma nella guerra tra Roma e Milano la Capitale cala la briscola: dal Veneto arriva, direttamente a palazzo Chigi, "Governacchio". Oddio, non è che proprio si chiami così, e magari la fantasia dei romani troverà un altro nome. Ma per ora il suffisso "acchio" è d'obbligo in questa storia di alberi.
La storia di questo albero è da libro Cuore: l'abete bianco di 20 metri è stato prelevato nella Val Visdende tra gli alberi divelti dal maltempo del 29 ottobre, da venti a 180 chilometri orari che hanno fatto strage di piante. Ridotto all'altezza di sei metri è stato poi caricato su un camion dell'Associazione Alpini di Belluno alle 14 di ieri e portato a Roma. Alle porte della Capitale, all'uscita Salaria ovest, è stato accolto da una pattuglia della Polizia municipale e scortato fino a palazzo Chigi, dove è arrivato indenne alle 23. Per installare l'albero c'è voluto del tempo, ma alla fine, intorno alle 3 di notte, era lì, sul ceppo predisposto da un artista, pronto per essere addobbato.
I costi: essendo un albero governativo deve mantenere un "understatement" pari alla situazione economica italiana. Niente spese pazze, quindi: l'albero è una donazione dell'amministrazione provinciale di Belluno, in collaborazione con la Regola di Campolongo e l'Associazione alpini di Belluno; nel suo immaginario passaporto, ha quindi come luogo di nascita il comune di Santo Stefano Cadore, per la metà fatto di boschi. Pochi spiccioli allora le spese restanti: il gasolio per il camion degli Alpini, il pernottamento per i 5 volontari che si sono sfamati in autostrada, negli autogrill. E il ritorno a casa.
Niente in confronto ai 376 mila euro di Spezzacchio di Netflix e la cifra imprecisata per l'albero di Swarovski e Belen. Ma Governacchio - lasciatecelo chiamare così, affettuosamente - testimonierà a palazzo Chigi quanto accaduto a ottobre e che dalle tragedie, se ci si impegna, qualcosa di bello può capitare.
di Paolo dal Dosso
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