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Guerra, nutrizione e clima aumentano la fame nel mondo, Cicchitto: «Serve un piano Marshall»


"Esperanza es vida", il concerto della fondazione Ducci contro la fame nel mondo, è stata l'occasione per tornare a parlare della fame nel mondo.


Mario Lubetkin assistant director general Fao (Photocredit Fao)

Le cifre le dà l'assistant director general della Fao, Mario Lubetkin: «Nel 1990 1 miliardo di persone nel mondo soffriva la fame, ma nel 2015 si erano ridotte a 800 milioni: una diminuzione che aveva premiato tutti i nostri sforzi. Ma da due anni la luce è rossa: nel 2017 erano risalite a 815 milioni, nel 2018 a 821». Secondo Lubetkin meno persone nel mondo soffrivano la fame per la maggior consapevolezza del problema nei cittadini, nei governi e nelle aziende. Ma con il crescere delle guerre e dei conflitti, specie in Africa e in Medio Oriente, nello Yemen particolarmente, i numeri hanno ricominciato a salire. Lubetkin è sicuro: «La guerra è fame. Solo con la pace si recupera la situazione».

Lubetkin sposta poi l'attenzione dalla guerra all'alimentazione: «Nel mondo ci sono 670 milioni di obesi, 140 milioni sono bambini; le persone sovrappeso sono un miliardo e 200 milioni. Per questo ormai si deve parlare di fame e di nutrizione. Gli stati hanno firmato un accordo secondo il quale si impegnano a eliminare il problema della fame entro il 2030. Ma per farlo bisognerà anche risolvere il problema del cambio climatico, che porta all'abbandono delle terre verso le città, un inurbamento che genera povertà e frustrazione, ed è la causa principale della fuga verso altri Paesi».

Il dirigente Fao termina con un messaggio di speranza: «Ce la possiamo fare, in fondo abbiamo ancora 11 anni per risolvere il problema della fame nel mondo».


Marco de Ponte, segretario generale Action Aid Italia (Foto da Twitter)

L'appuntamento della fondazione Ducci è anche con una Ong; l'anno scorso era toccato a Save the children, quest'anno ad Action Aid, con il segretario generale italiano Marco de Ponte, che individua responsabilità precise: «La fame esiste perché viene creata dalle scelte di cittadini, istituzioni e governi. Questa è la prima generazione che ha tutte le conoscenze tecniche per eliminare dal mondo la fame, basta fare alcune scelte invece di altre». De Ponte indica come responsabili le disuguaglianze. «Nella società si negozia potere: l'accesso alla terra, la distribuzione del cibo. Noi lavoriamo sulla qualità della democrazia, sia decidendo chi va a prendere l'acqua in un villaggio, sia per le politiche del welfare del governo italiano». Il dirigente di Action Aid Italia fa l'esempio delle "commissioni mensa", che esistono solo in Italia: «10 milioni di cittadini tra studenti, genitori, insegnanti e chi si occupa del cibo, di preparare 370 mila pasti al giorno. Un pasto a scuola costa tra 1 euro e mezzo e 7 euro. E la commissione è quella che decide e genera la differenza. La lotta alla fame si fa anche non sprecando ed educando a nutrire in modo giusto i nostri figli».


Il giornalista ed ex parlamentare Fabrizio Cicchitto

L'ex parlamentare Fabrizio Cicchitto era presente in prima fila, e ha la sua idea sul problema della fame del mondo e risponde a Lubetkin e De Ponte, che in qualche modo chiamano in causa il governo. «Questo governo sta facendo molto poco, ma se dovesse far qualcosa sarebbe nel campo dell'immigrazione. L'Occidente se n'è accorto con enorme ritardo, e servirebbe un nuovo Piano Marshall per il terzo mondo, che in più non ha Paesi come India o Cina che sono potenze economiche a livello mondiale. Servirebbero fondi per creare centri produttivi, che creino occupazione che a sua volta porta consumo.... Quella è la via maestra, è un modo di affrontare i problemi a monte e non a valle, come ad esempio il reddito di cittadinanza, che è un meccanismo di assistenzialismo che rischia solo di provocare distruzione di risorse. Un progetto, un piano internazionale fornirebbe un modo di intervenire nei Paesi più poveri per rilanciarne le economie. Ma c'è anche da dire un'altra cosa: il piano Marshall quando fu lanciato trovò forze politiche e imprenditoriali che adottarono quelle risorse per lo sviluppo; ma è tutto da vedere nel Terzo Mondo l'esistenza di classi di governo e imprenditori che possano utilizzare queste risorse in modo produttivo».


Maria Dolores Gaitàn Sànchez al piano e Chiara Torselli al violoncello

Tornando al concerto, l'happening musicale ha la sua prima edizione nel 2006 ed è un importante strumento di sensibilizzazione che mobilita personaggi ed istituzioni nel mondo diplomatico, politico e musicale: hanno partecipato, tra gli altri, artisti come Michele Campanella, Salvatore Accardo, Rami Bahrami, Guillermo Gonzales, Roberto Prosseda o Luca Ciammarughi.



La pianista internazionale Maria Dolores Gaitàn Sànchez

L'edizione 2018 ( il concerto si è svolto a gennaio invece che a dicembre per ragioni organizzative) è stata dedicata al più famoso compositore spagnolo del XX secolo, Manuel de Falla, che fonde in un solo linguaggio le pulsioni ritmiche iberiche con la ricchezza dei compositori francesi come Debussy e Ravel, il canto popolare gitano all'orchestrazione di Stravinskij. In questa edizione sono stati proposti brani che non venivano rappresentati dal 1930; al piano Maria Dolores Gaitàn Sànchez, e la voce del canto è stata sostituita dal violoncello di Chiara Torselli.


di Paolo dal Dosso

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