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Guerra tra maghi per il traffico delle schiave del sesso



È guerra di maghi tra Nigeria e Italia. Una sfida a colpi di “fatture”. È venuta fuori da un’inchiesta iniziata nel 2016 e chiusa ieri dalla Squadra mobile di Catania con quattro arresti (tre sono donne) di nigeriani residenti nel Casertano, considerati presunti trafficanti di esseri umani. Le indagini sono partite ascoltando lo sfogo di una minorenne nigeriana salvata su un barcone partito dalla Libia con a bordo altri 359 migranti.


LA “FATTURA” DEL RE-SACERDOTE

I telefoni degli indagati vengono messi sotto controllo e viene a galla il conflitto magico. Da una parte c’è il re-sacerdote (Oba di Benin city, ndr) Eware II, nello Stato di Edo, nel sud della vasta nazione “nera”. È contro l’uso della magia nera e nemico dei connazionali mercanti di schiave del sesso. Dall’altra ci sono gli aguzzini che imprigionano l’anima delle poverette assoggettandole coi riti della cerimonia juju del vudù, promettendo loro un lavoro onesto all’estero che però alla fine costringono a prostituirsi sulle strade europee. Lo scorso anno, a marzo il “sovrano” ha emesso una contro-fattura, una sorta della cattolica indulgenza plenaria concessa il giorno della Misericordia per lavare i peccati dei credenti. Eware è come il Papa e ha voluto dire basta alla stregoneria annullando le maledizioni causate dall’incanto.


LA “CONTRO-FATTURA” DEGLI AGUZZINI

Per i trafficanti è stato un colpo, ma trafficanti non sono stati con le mani in mano. E questa inchiesta ha dimostrato come. Dalle intercettazioni si sentono gli sfruttatori dire alle poverette: “Le regole di Oba devono essere interpretate per bene. Oba non ha mai parlato di annullare i debiti, non ha mai detto a nessuna ragazza già in Italia di non pagare il proprio debito. E poi a me non importa di quello che dice Oba, tanto io non sono di Benin”.


LA PROSTITUTA PAGA ANCHE IL MARCIAPIEDE

I debiti si riferiscono ai 20 mila euro del viaggio Nigeria-Libia-Italia che le ragazze devono rimborsare ai loro sfruttatori, ai circa 100 euro al mese (l“ugbo”, l’affitto del marciapiede dove le giovani si prostituiscono) che devono sborsare alla “madame” e alla retta per vitto e alloggio. I quattro sono stati portati nel carcere di Caserta. Le indagini continuano.


di Fabio Di Chio

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