Il marocchino vede la croce al collo del georgiano e lo colpisce alla gola con un coltello gridando: «Sei un cristiano di merda». Il giorno del fatto è sabato mattina, alle 10,30 circa. Il luogo è piazza dei Cinquecento, davanti alla Stazione Termini di Roma. L’accusa ipotizzata dal pubblico ministero della Procura capitolina è di tentato omicidio con l'aggravante dell'odio religioso. Ed è subito allarme. Anzi, non proprio subito. È scattato due giorni dopo. Questa mattina alle 11,29 ne dà la notizia l’agenzia Adnkronos riferendo della croce al collo. Poi, alle 12 la rilancia il ministro dell’Interno e segretario della Lega, Matteo Salvini. Scrive «a tutti i prefetti e questori per aumentare controlli e attenzione in luoghi di aggregazione di cittadini islamici, per prevenire ogni tipo di violenza». Perfetta tempistica. Sembrerebbe un’aggressione di un musulmano contro un cristiano ortodosso. Perciò non una “semplice” violenza. Ma qualcosa di più. Che rimanda in fretta agli attentati terroristici di Pasqua nello Sri Lanka, nel sud-est asiatico, con circa 300 morti causati da tre esplosioni all’interno di altrettante chiese e in tre alberghi di lusso nella capitale Colombo.
Però la storia è ancora tutta da chiarire. La prima notizia del fatto risale a lunedì mattina. La polizia informa dei controlli eseguiti in città durante il ponte pasquale da personale del Commissariato Viminale. Si parla di cinque arresti. Tra i quali c’è il marocchino di 37 anni, senza fissa dimora, conosciuto dai poliziotti per oltraggio e furto. Perché? Quella mattina il nordafricano era sul bus assieme a tanta altra gente, tra cui un altro senzatetto come lui, un georgiano di 44 anni. I due avevano già discusso? Non si sa. La polizia non lo scrive. Lo direbbero oggi alcuni testimoni. Sta di fatto che in mezzo alla strada il marocchino ha estratto un coltello e ha colpito il georgiano alla gola. Voleva rapinarlo? La presunta catenina non gliel’ha tolta. Voleva sgozzarlo? Non è un fendente mortale però ha procurato al georgiano un taglio profondo abbastanza da richiedere le cure del personale ospedaliero. Comunque, prima di finire in ospedale la vittima va dai poliziotti che vede nei pressi della piazza. Ha la forza di parlare, di dire quello che gli è successo. E ha anche la forza d’indicare il marocchino che sta scappando il quale alla vista dei poliziotti ha gettato l’arma a terra. Gli agenti gli corrono dietro e lo prendono a via Cavour.
L’attentato con la matrice dell’odio religioso? La catenina con la croce? In ospedale non risulterebbe che il georgiano abbia riferito la frase del marocchino oggi ricordata da alcuni. Quelle parole e la presenza del ciondolo cristiano non compaiono neppure nel primo verbale redatto dalla polizia del Commissariato Viminale e nella ricostruzione dai fatti comunicata dalla Questura lunedì scorso. L’indagine continua.
di Fab. Dic.
Commenti