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I 5Stelle, sul caso ‘Diciotti’, faranno votare ‘la base’, ma hanno già deciso di ‘salvare’ Salvini



Il Movimento 5 Stelle ha deciso: sarà la mitica ‘base’, cioè – nel caso dell’M5S – gli iscritti alla piattaforma Rousseau a scegliere, lunedì 18 febbraio, con la consultazione on-line, se i senatori pentastellati dovranno votare sì o no per l’autorizzazione a procedere contro Salvini sulla ‘Diciotti’. Caso che pende presso la Giunta per le Immunità del Senato, dove entro il 19 febbraio si dovrà comunque votare, per poi passare l’incartamento e la decisione all’Aula. Ma se, per il voto in Giunta, basterà la maggioranza semplice per dire ‘no’, in Aula servirà la maggioranza assoluta (316 su 320 senatori) per far sì che i no al processo battano i sì. Quindi, anche il voto di una manciata di senatori pentastellati ‘dissidenti’, e al netto del voto pro-Salvini dei senatori di Forza Italia e Fratelli d’Italia, potrebbe mettere a repentaglio il futuro del ministro e quello del governo. Da qui il perché della decisione di Di Maio di affidarsi al web, come gli consigliava di fare, da giorni, la ‘casa madre’ di Milano, la Casaleggio&Associati. E visto che «comunque vada ci rimetteremo», ammettono dal Movimento, tanto vale sottrarsi per evitare pericolose tensioni con Salvini e delegare agli iscritti la parola definitiva sul suo processo.


Mario Giarrusso

Non è indifferente, peraltro, che il video di presentazione del quesito, che gli iscritti dovranno visionare prima di decidere se ‘salvare’ o meno il ministro dell’Interno. Il video è «più o meno pronto», racconta chi, nel Movimento, ci lavora, e «sarà un testo sobrio, un riepilogo della vicenda in termini chiari e comprensibili». Ma sarà davvero così?

Non è un caso che il video avrà come protagonista il senatore, e avvocato siciliano, Mario Giarrusso, l’unico dei sette componenti pentastellati all’interno della Giunta presieduta da Maurizio Gasparri (FI) già al secondo mandato e dotato di una forte preparazione giuridica. A far pendere il voto dei militanti grillini da una parte o dall’altra sarà quindi un parlamentare molto noto alla base, capogruppo nella Giunta delle Immunità del Senato e soprattutto uno che si è già espresso per il no al processo a Salvini. Come, d’altronde, gran parte dei suoi colleghi, almeno sei (su sette) dei componenti grilli della Giunta, che per giorni hanno ripetuto a Di Maio e agli altri senatori la loro convinzione: “Sul piano giuridico la richiesta va respinta”. Invece, nell’intera pattuglia di senatori pentastellati quelli pronti a votare ‘sì’ all’autorizzazione a procedere, anche fino al punto di contravvenire all’indicazione del partito e, a questo punto, anche del blog, sarebbero almeno una decina, tra dissidenti conclamati (le varie Fattori, Nugnes e altri) e senatori dell’ala ‘movimentista’ che fa capo al presidente della Camera.


Ma il nodo è anche e soprattutto politico perché in gioco c’è anche un principio identitario per il Movimento che ha sempre detto sì in automatico a ogni richiesta dei magistrati e che dovrebbe rivedere un suo ‘comandamento’ per salvare quel Salvini che dapprima aveva giurato di volersi fare processare, anche in un incontro apposito con Di Maio.

Senza dire dell’opinione, già pubblicamente espressa più volte, da un ‘influencer’ dell’ortodossia del Movimento come il direttore del Fatto quotidiano, Marco Travaglio, che ieri è tornato a sostenere, sul suo giornale, le ragioni del ‘sì’ all’autorizzazione a procedere per Salvini: «Se i vertici 5 stelle interpellano gli iscritti significa che non sanno che pesci pigliare, o preferiscono che a pigliarli al posto loro sia la ‘base’. E questo - prosegue - è già preoccupante, per un Movimento nato per contestare i privilegi della casta e per affermare la legge uguale per tutti. Un caso tipico di crisi di identità». Travaglio continua così il suo ragionamento: «Qualunque persona perbene, e a maggior ragione un militante M5S, deve dire Sì al processo a Salvini affinché a giudicarlo sia un tribunale e non la sua maggioranza parlamentare». Infine, Travaglio chiede che su Rousseau ci sia una votazione regolare, con un quesito non orientato, perché “non deve essere suggestivo, ma neutro” e che non dovrebbe essere introdotto da un video di Mario Giarrusso. Invece, sarà proprio Giarrusso a ‘dare la linea’ ai votanti.


I termini del voto on-line, rivelati ieri dall’AdnKronos, prevedono un annuncio, sempre sul blog dei 5Stelle, domenica 17 febbraio e la consultazione il giorno dopo (servono, per Statuto del ‘Sacro Blog’, almeno 24 ore di preavviso), grazie alla piattaforma ‘Rousseau’, made in Casaleggio&Associati. Peraltro, la sera stessa di lunedì, Luigi Di Maio vedrà i parlamentari 5 Stelle, in una riunione dove si discuteranno i cambiamenti del Movimento (apertura all’alleanza con liste civiche, nuovi criteri per selezione delle candidature alle Europee, radicamento del partito sui territori, possibile nuova ‘segreteria politica’), che sono stati annunciati, sempre sul blog, nei giorni scorsi. E, mentre la base M5S si pronuncerà on-line, il fondatore dell’M5S, Beppe Grillo, sarà a Roma: ha in programma due serate a teatro del suo nuovo spettacolo teatrale, ma è probabile che ne approfitti per vedere Luigi Di Maio. E non è escluso che, la settimana prossima, possa arrivare a Roma anche Davide Casaleggio: tra lui e Di Maio nei giorni scorsi non sono mancate frizioni per i ‘cambiamenti’ in vista.


di Ettore Maria Colombo

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