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Ida Benucci, presidente di Confimprese Roma Area metropolitana: il volto della città è peggiorato



«Per me è un grande onore. Cercherò di dare il meglio, anche se capisco che questo è un momento non facilissimo per il Paese in generale e per Roma in particolare. Ma sono una persona tosta e che vuole vincere». Sprizza energia, eleganza e simpatia Ida Benucci. Il 18 giugno l’assemblea di Confimprese Roma Area Metropolitana l’ha eletta a maggioranza assoluta nuova presidente dell’associazione dopo le dimissioni, per motivi personali, di Cesare Pambianchi. Dici Benucci e pensi alla splendida galleria di via del Babuino, nel cuore del Tridente, che gestisce da quasi 40 anni con piglio manageriale e con una passione per l’arte che non ha eguali. Ma anche al ristorante Museo Canova Tadolini, riaperto al pubblico nel 2003 in quello che fu lo studio d’arte di Antonio Canova, un luogo magico dove si può mangiare o bere circondati dalla bellezza.


Benucci lei ha ricoperto il ruolo di vicepresidente vicario dell’Associazione nazionale dei mercanti d’arte per 10 anni, per più di 10 anni è stata presidente degli antiquari romani, incassando apprezzamenti anche da chi all’inizio alzava il sopracciglio, forse perché era una donna. Conosce questa città forse meglio di molti che oggi l’amministrano dal colle capitolino. Di cosa ha bisogno Roma per non morire?

«Ha bisogno di amore e rispetto. Non puoi amministrare una città se non l’ami davvero. E non puoi amministrarla bene se non la conosci. Intendiamoci, io non voglio colpevolizzare nessuno, non appartengo alla categoria di quelli che a prescindere se la prendono con chi governa, però sento che Roma ha bisogno di uno scatto di reni. Roma non è una città facile, molti dei suoi mali sono antichi, non sono certo tutti addebitabili alla giunta Raggi, ma proprio per questo l’impegno e le competenze di chi l’amministra dovrebbero essere totali».


E invece la sindaca… Pochi giorni fa il direttore del Messaggero, Virman Cusenza ha bocciato senza appello la giunta pentastellata. Come ha visto, dal suo osservatorio particolare, cambiare la città eterna? E’ davvero alla sbando?

«Come le dicevo sono stata in Confocmmercio per 10 anni. Membro di giunta e presidente della Consulta del centro storico. Nel tempo mi è capitato di interfacciarmi con le autorità, sindaci e assessori al commercio in primo luogo, e anche nel passato ho criticato con nettezza alcune scelte, penso alle obiezioni che a suo tempo mossi alla giunta Marino non tanto e non solo per la pedonalizzazione del Tridente, ma per le modalità con cui era stata decisa e attuata, senza ascoltare le esigenze dei cittadini. Ma ora è diverso. Ora c’è qualcosa di più e di più grave».


In che senso?

«Questa amministrazione non solo non ha fatto nulla, ma ha addirittura peggiorato il volto della città. E non parlo solo dell’immondizia che trasborda dai cassonetti, non parlo solo delle buche che sembra di stare a Beirut o degli autobus che prendono fuoco. E’ che manca un’idea di città. Guardi il commercio: è importantissimo per la vita di una metropoli europea, la caratterizza, la valorizza, gli dà un’impronta, invece è stato ignorato. E oggi sta morendo. Con la ztl che è stata portata alle 19, poi molte attività sono state messe in ginocchio».


Eppure Roma è sempre piena di turisti.

«Vede quelli che lei chiama turisti sono in realtà i pellegrini. Quelle migliaia di persone incolonnate dietro ad una bandierina sono cosa diversa dal turismo. Non portano ricchezza alla città. Ben vengano i pellegrini con il panino, ci mancherebbe, ma se togliamo loro Roma è vuota. Una volta la città era meta di un turismo di qualità, persone alla ricerca dell’anima della Città eterna e delle sue eccellenze. Ecco vorrei che si tornasse a questa Roma ed io personalmente mi impegnerò in tal senso».


Come?

«A settembre dovremmo metterci intorno al tavolo con le autorità competenti per provare a ridare una prospettiva alla Capitale. Curare il commercio di Roma è curare Roma. Per dire, a via del Corso le attività ad altissimo livello che c’erano una volta se ne sono andate. Per non parlare di via dei Coronari, di via Margutta, delle vie degli antiquari. Le gallerie hanno chiuso nell’indifferenza generale. Molti si sono trasferiti all’estero. A via del Babuino di antiquari siamo rimasti solo in tre! Se molti hanno chiuso i battenti un motivo ci sarà. E sarebbe opportuno che la politica cominci ad interrogarsi e a trovare una risposta. Ma il quadro che le ho tratteggiato non riguarda solo il mio settore, ma tutto il commercio e la piccola e media impresa».


Cosa ha in mente per la piccola imprenditoria di Roma e provincia?

«Innanzitutto noi dovremmo cercare di attingere ai finanziamenti europei. I soldi che ci arrivano spesso non vengono nemmeno spesi. E’ mia intenzione dare alle piccole e medie imprese del territorio gli strumenti, anche informativi, per attingere a queste risorse. L’associazione che ho l’onore di presiedere si candida da subito a mettere in connessione le istituzioni e il mondo delle imprese. E ovviamente il mio sguardo non si fermerà solo a Roma, ho per la provincia un progetto grande e ambizioso che per ora non rivelo. Ma voi di Spraynews sarete i primi a saperlo quando sarà il momento. Se Dio mi dà la salute ho grandi idee da realizzare».

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